La pandemia di Covd-19 è tutt’altro che alle spalle. Se l’Italia, il primo Paese Occidentale investito dall’emergenza, e quello che ha preso le misure di contenimento più stringenti, sta tornando lentamente alla normalità, nel resto del mondo, specie Oltreoceano, i numeri dipingono un quadro tutt’altro che rassicurante. Ciò che non è dato sapere, però, è se e in che modo l’emergenza e la pandemia, sia destinata a lasciare dietro di sé cambiamenti di lungo corso. Di certo, cista già lasciando qualche insegnamento, come scrive, nel “5 Learning from Lockdown & Our Covid-19 Impact Report”, lo Chief Operating Officer di Wine Intelligence Richard Halstead.
La prima “lezione” è che quando la vita diventa difficile, i piccoli lussi diventano più importanti: il vino è uno di questi, specie in un’esistenza senza grossi colpi di scena, e l’aumento degli acquisti in Europa e Nord America sembra confermarlo. A livello globale, il calo dei volumi è stato, almeno sin qui, limitato, anche se l’attenzione si è concentrata sulle bottiglie di basso prezzo.
La seconda cosa che abbiamo imparato è che si può bere insieme agli amici anche a distanza: il social drinking, grazie a piattaforme come Zoom, è diventato presto una moda, ed anche uno dei motivi per cui i consumi di vino hanno resistito alla pandemia di Coronavirus. Negli Stati Uniti, il 42% dei bevitori di vino regolari - circa 32 milioni persone - hanno bevuto vino durante una chat online una o più volte alla settimana. Merito, essenzialmente, dei Millennials (25-39 anni), che prima dell’emergenza tendevano a socializzare molto “on premise”.
La terza lezione impartita dal lockdown è che la vendita online ed i negozi al dettaglio si sono rivelati i canali vincenti. Le vendite di vino online sono cresciute in tutti i mercati in cui gli acquisti di vino ed alcolici su internet non sono vincolati a troppe licenze e restrizioni. Durante il blocco, oltre la metà di tutti i bevitori di vino regolari cinesi (54%) hanno dichiarato di aver usato il web per comprare vino. I negozi di alimentari hanno beneficiato di un accesso più semplice rispetto ai grandi supermercati tradizionali, in particolare nelle prime fasi del lockdown, quando il panico e le lunghe code erano la norma.
Il quarto lascito riguarda invece la cautela con cui le persone si stanno approcciando agli altri ed al ritorno al ristorante, sotto il segno della cautela. Una dinamica che abbiamo visto bene in Italia, e che ogni giorno che passa si fa meno pressante. Nei 12 mercato indagati da Wine Intelligence un consumatore su 6 non vede l’ora di tornare al ristorante, al bar ed in giro per negozi, ma un quarto di essi è ancora restio all’idea di tornare tra la gente. Così, nel segno della cautela, il giro d’affari delle attività on premise difficilmente supererà il 75% del periodo pre Covid, almeno per ora.
Infine, l’ultima lezione del lockdown è che il calo dei guadagni porterà ad una frenata della spesa per i prossimi 12 mesi, e forse oltre. Una constatazione coerente, che emerge da tutti gli “Impact Reports”, è che i consumatori cercheranno di spendere meno e risparmiare di più nei prossimi 12 mesi. I dati di Wine Intelligence suggeriscono che le principali vittime di questo congelamento della spesa, a lungo termine, riguarderà aspetti come il cambio di casa, l’acquisto di un’auto o la pianificazione di grandi viaggi all’estero. Saranno meno colpiti i piccoli lussi, come detto nel primo punto, anche se anche qui la posizione del consumatore sarà quella di evitare acquisti rischiosi o sperimentali, affidandosi a ciò che conosce, e questo varrà anche per il vino.
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