Sostegno all’Horeca e sviluppo delle tecnologie, anche per proiettare nel futuro i territori rurali e tutta la filiera agroalimentare, tra le poche ad aver tenuto, almeno per ora (con la spesa per il food & wine cresciuta del 5% nei primi 4 mesi del 2020 sul 2019 secondo Nomisma, ndr): il futuro dell’agroalimentare italiano post Covid passa anche e soprattutto da questo, secondo “Il Paese che Vigliamo”, il progetto di Agricoltori Italiani - Cia, che ieri, via webinar, ha fatto incontrare rappresentati delle istituzioni e dell'impresa, per portare avanti un progetto che parte dall'assunto, dimostrato tanto più vero in tempo di lockdown, che agricoltura e agroalimentare sono assolutamente strategici. E il rilancio dell’Italia non può che partire da qui, investendo sul valore economico, sociale e ambientale delle zone rurali del Paese.
“Il Covid ha avuto effetti drammatici sulla tenuta socio-economica del Paese - ha spiegato il presidente nazionale Agricoltori Italiani - Cia, Dino Scanavino - e ha rimesso in discussione tutti i modelli di crescita. Ma la pandemia ha reso chiaro a tutti la centralità del settore primario. L’agricoltura ha svolto la funzione di garante dell’approvvigionamento alimentare nazionale. Un impegno straordinario, portato avanti con dedizione e responsabilità dalle aziende, che tuttavia non è stato sufficiente ad arginare crisi e perdite reddituali, soprattutto legati allo stop del canale Horeca (bar, ristoranti) e al crollo delle presenze per gli agriturismi”.
Punto di vista, quello del ruolo strategico dell’Horeca per l’industria alimentare, sostenuto anche da Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare: “abbiamo, tutto il sistema agroalimentare, mantenuto il controllo in una situazione che ha rischiato di diventare pericolosa. Finito questo momento così impegnato, ci è rimasta qualche ferita, qualcuna anche molto profonda: la chiusura dell’Horeca, in tutto il mondo, ci ha messo in una difficoltà tremenda. Dobbiamo sostenere questo canale, per alcuni mesi anche con soldi a fondo perduto, perché se riusciamo a tenere a galla questo comparto, possiamo rientrare più velocemente dalla crisi che stiamo vivendo. Solo così - ha concluso - possiamo riprendere l’autostrada delle vendite all’estero, in cui noi spicchiamo perché vendiamo eccellenze”.
E la politica ha già cominciato a rispondere, almeno a paraloe, alle istanze di Cia. “L’agricoltura ha ricevuto in questi mesi - ha dichiarato Giuseppe Provenzano, Ministro per il Sud, intervenendo al webinar - una nuova attenzione ed è stata riportata al centro del discorso pubblico. Abbiamo lavorato, anche insieme agli altri ministeri, tenendo conto del comparto agricolo, era un atto dovuto. Non potevamo dimenticarci di chi ha portato cibo sulle tavole, così come dell’importanza del territorio nella gestione dei servizi, a partire dal versante sanitario. Per ripartire abbiamo ora di grandi opportunità, quella del Green Deal e dell’innovazione digitale. Sono importanti anche in termini di miglioramento per il Sud. La prossima settimana - ha concluso il Ministro - ci incontreremo con la Ministra Bellanova per concentrare lo sforzo attuativo e potenziare le politiche di coesione territoriali”.
“I sistemi produttivi legati all’agroalimentare e i lavoratori che ne fanno parte - ha detto Pierpaolo Sileri, Viceministro della Salute - ci hanno aiutato durante l’epidemia a superare l’emergenza: la filiera alimentare, insieme ad altri pochissimi settori rimasti attivi, dopo il personale sanitario che ha salvato tante vite, ci hanno consentito di avere un pieno e costante approvvigionamento. Un piccolo baluardo di normalità dal grande valore, perché rappresenta il territorio fatto di comunità, lavoratori, cittadini, risorse. Per questo - ha concluso il Viceministro - le aree rurali, anche con vocazione turistica, sono una mappa importante della nostra ripartenza”.
Sotto pressione anche la tenuta sociale dei territori, in particolare nelle aree rurali e periferiche del Paese, dove molte delle debolezze caratterizzanti l’assetto locale nel periodo pre Covid-19 sono state amplificate. “Un ruolo fondamentale nelle campagne, adesso, per combattere lo spopolamento delle zone rurali - ha infatti spiegato Filippo Gallinella, presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati - lo giocano l’accesso ai servizi, alle infrastrutture, alla tecnologia. Serve un grande piano, un patto sociale con le persone: se si invitano le persone a riappropriarsi di certe zone, dove sicuramente per tutta una serie di motivi si vive meglio che nei grandi centri abitati, bisogna anche garantire l’accesso a servizi fondamentali, ormai imprescindibili”. Ecco perché ora è il momento di lanciare la “Fase 2” del progetto “Il Paese che Vogliamo”, sostiene Agricoltori Italiani - Cia, con la consapevolezza delle nuove sfide che l’emergenza ha prodotto, ma anche con la certezza che l’agricoltura debba giocare da protagonista attiva verso il rilancio dei territori italiani e, più in generale, del sistema Paese. “La ruralità territoriale - ha detto Scanavino - rappresenta un elemento su cui investire per favorire percorsi di crescita competitiva e di tenuta sociale, frenando lo spopolamento e l’abbandono delle aree interne. È chiaro, però, che bisogna accelerare interventi di digitalizzazione e di ammodernamento della rete dei trasporti; sostenere lo sviluppo di una sanità territoriale e di scuole decentrate; agevolare percorsi di aggregazione all’interno delle filiere per costruire sistemi produttivi territoriali; integrare sempre di più l’agricoltura con il turismo e l’enogastronomia di qualità”. Insomma, “un progetto ambizioso con un ruolo chiave per l’agricoltura - ha concluso il presidente Cia/Agricoltori Italiani - che deve essere legittimato e riconosciuto a tutti gli effetti dalle politiche, nazionali ed europee”.
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