Dall’inchiesta “Ghost Wine”, in Italia, che partita oltre un anno fa ha portato all’arresto di 11 persone e a 61 indagati nel complesso (tra persone fisiche e società), a quella più recente che arriva proprio in queste ore dalla Spagna, dove le autorità, in una operazione denominata “Isolu” e partita addirittura nel 2018, hanno scoperto quella che sarebbe una truffa da 100 milioni di euro, con oltre 60 aziende tra Spagna, Paesi Bassi, Austria, Belgio, Francia, Moldova e Russia coinvolte in un giro di contraffazione di vino a base di sciroppo di glucosio e mosti non autorizzati, abbondano, purtroppo, le notizie che raccontano di frodi legati al mondo del vino. D’altronde, secondo le stime, addirittura 1 bottiglia di vino su 5 commercializzata nel mondo sarebbe contraffatta, come raccontato a WineNews da Maureen Downey, fondatrice di “Chai Vault”, e considerata la “Sherlock Holmes” dei vini “fake”, che ha sottolineato come ad essere colpiti siano non solo i grandi vini, ma anche quelli di prezzo più basso.
Un fenomeno, quello della contraffazione di vino e spirtis che alle sole imprese enoiche della Ue è costata oltre 2,3 miliardi di vendite dirette perdute ogni anno tra il 2013 ed il 2017 - di cui 300 milioni per all’Italia, e stessa cifra per la Francia - oltre il 5,2% del business regolare, secondo il più recente studio in materia firmato dall’Euipo, l’Ufficio dell’Unione Europea per la tutela della Proprietà Intellettuale. Un giro d’affari, quello del wine & spirits contraffatto, che, nel periodo in esame, ha causato perdite complessive a chi, nella filiera, lavora in maniera onesta e secondo le norme, pari a 5,2 miliardi di euro ogni anno, e con un costo sociale importante, pari a 5.681 posti di lavoro persi ogni anno a livello di produzione, e a ben 31.858 nell’indotto. Generando, inoltre, un ammanco di 2,1 miliardi di euro all’anno nelle casse degli Stati Ue per le tasse evase. Senza contare altri tipi di costi, come quelli che le imprese devono sostenere per monitorare e combattere la contraffazione dei proprio beni. Un costo che, secondo un’indagine tra oltre 1.290 imprese di tutti i settori di 14 Paesi Ue, si aggira in qualcosa come 115.000 euro ogni anno. Francia, Germania ed Italia, nel complesso di tutte le merci, sono tra i Paesi più colpiti dai falsi, mentre Cina, India, Thailandia, Turchia, Malesia e Pakistan sono individuati come i Paesi in cui si producono più prodotti falsi, e Albania, Hong Kong, Marocco, Singapore, l’Ucraina e gli Emirati Arabi Uniti come i Paesi di transito più importanti.
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