La vendemmia si avvicina, e come accade da sempre, i produttori di vino, quest'anno più che mai, tengono i piedi ben piantati nella vigna e la testa al mercato. E se restano le preoccupazioni legate alla pandemia, almeno è arrivata la buona notizia che in Usa, mercato strategico per il vino italiano, non saranno introdotti nuovi dazi sulla produzione del Belpaese. Anche per questo, mentre i primi grappoli sono stati già raccolti, come già raccontato da WineNews, dalla Sicilia, dove a dare il via alle danze è stata Settesoli, a Menfi, alla Franciacorta, uno dei territori storici della bollicine italiane, è giusto e doveroso tenere alto il livello di guardia, ma senza cedere a facili ed ingiustificati allarmismi. Questa almeno, è la visione di Riccardo Cotarella, presidente degli enologi italiani. “Come Assoenologi - spiega a WineNews Cotarella - vogliamo dire forte e chiaro che riteniamo che la situazione attuale non sia tale da creare allarmismi immotivati, e non sorretti dalla realtà dei fatti. Non è vero che non si sa dove mettere il vino. Lo dicono diversi fattori. Le giacenze in cantina, nel complesso, tra vini, mosti e vini in fermentazione, a fine luglio 2020 sono inferiori a quelle di luglio 2019, e dobbiamo conteggiare ciò che andrà alla distillazione, e quello che non si produrrà per effetto della vendemmia verde, e comunque si parla di quantità importanti. Specialmente in quelle Regioni dove la Regione stessa ha scelto di aggiungere il suo contributo economico a quello stabilito dal Ministero delle Politiche Agricole. Le nostre previsioni di vendemmia usciranno il 23-24 agosto, ma direi che, in generale, si prevede una raccolta in media con gli ultimi anni, nella norma, quantitativamente. Considerato tutto questo non solo non siamo pessimisti, ma abbiamo anche un minimo di ottimismo che ci deriva da un’altro aspetto: la situazione attuale, nonostante la chiusura di 2/3 mesi del mercato italiano ed estero, soprattutto della ristorazione - dove nel complesso i consumi di vino non sono crollati, almeno in quantità, ndr - ci dimostra che il vino ha un feeling particolare con il consumatore, pur non essendo un bene di prima necessità del corpo lo è della mente e del piacere dei sensi, diversamente non si spiega che questo periodo buio del mercato non abbia influito sulle rimanenze di cantina. Certo ci sono vini che soffrono di più, altri di meno, ma non condividiamo certi allarmismi, non solo perchè non rispecchiano la verità dei fatti, ma anche perchè vanno a colpire l’anello più importante della catena vitivinicola che sono i produttori, che si vedrebbero penalizzati nel valore dei propri vini da allarmi non sostenuti dalla realtà, vogliamo dirlo chiaramente ai produttori, per rispetto della verità e del loro lavoro”.
Un messaggio chiaro, con Riccardo Cotarella che guarda anche al futuro: “siamo certi, certissimi, che alla fine di questo incubo, che speriamo sia vicina, il vino sarà l’elemento primario della rinascita umorale, di vita, di compartecipazione, di sostegno reciproco del genere umano, e quindi avviciniamoci alla vendemmia con questo spirito, che non è cieco ottimismo, ma analisi dei fatti, certi che il vino ha superato altri momenti difficili come questo, e che da ogni rinascita ha saputo trarre il meglio sia dal punto di vista della qualità che dell’immagine”.
Sulla qualità delle vendemmia, però, non è possibile e serio sbilanciarsi, ad oggi, spiega il presidente degli enologi italiani. “Usciremo con previsioni precise e dettagliate nell’ultima decade di agosto, le nostre sezioni sono dei “sensori umani”, perchè l’enologo visita la vigna quotidianamente ed ha il polso reale della qualità e della quantità. Aspettiamo a fare previsioni troppo precoci, perchè come sappiamo basta un fenomeno climatico per cambiare le carte in tavola. Come detto, pur con molte differenza da zona a zona, pensiamo che la quantità sia in linea con quella del 2019, la qualità come diciamo da anni è imprevedibile, è come un terno al lotto. Dovremmo parlare non di Regioni, ma di territori e di aziende, basta cambiare un’esposizione di un vigneto e la qualità cambia. Non si può parlare, come fanno altri, di una qualità che poi è sempre eccezionale o buonissima. È vero, l’Italia garantisce produzioni di qualità eccezionale, ma questo grazie anche al lavoro degli enologi che sopperiscono all’andamento climatico, ma non si possono fare delle valutazioni generali”. Una considerazione, infine su uno dei temi che in questa vendemmia in era di pandemia tiene banco: la mancanza di manodopera in vigna. “È un problema reale, soprattutto in quei territori ed in quei vigneti dove non si può fare vendemmia meccanica, e dove comunque si cerca il massimo della qualità, che le operazioni manuali aiutano molto a raggiungere. Chiaramente manca molta della manodopera straniera, che arriva ogni anno da Paesi come la Romania che in questo momento sono molto in difficoltà sul fronte Covid”.
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