Così come è allarme per la ristorazione, dopo il nuovo Dpcm che impone la chiusura di bar e ristoranti alle ore 18 (fino al 24 novembre), salvo rarissime eccezioni, anche per il vino italiano, che, nell’horeca ha il suo canale primario, soprattutto per i prodotti di maggior valore, e che già come la ristorazione ha subito grandi danni dalla Pandemia e dalle misure per contenerla, torna ad alzarsi il livello di allerta: “complice anche il nuovo lockdown serale, nel 2020 il vino italiano di qualità perderà il 30% delle proprie vendite nell’horeca nazionale, un canale insostituibile per migliaia di piccole imprese del settore vitivinicolo. Secondo le stime Osservatorio Uiv, il mancato introito peserà quest’anno nelle casse delle aziende per un controvalore di 1,2 miliardi di euro, con una diminuzione delle vendite sul segmento per oltre 2 milioni di ettolitri di vino. Inutile nascondere la preoccupazione per questa nuova spirale recessiva, che si rifletterà inevitabilmente, in particolare, sui consumi di prodotto a fascia medio alta”, dice il segretario generale Unione Italiana Vini (Uiv), Paolo Castelletti.
“Alla perdita nel canale horeca - ha proseguito - si aggiungono quelle derivanti da blocchi o limitazioni di altre attività che sono direttamente o indirettamente connesse al consumo di vino, come feste, matrimoni, convegni, congressi, fiere e spettacoli. Alla luce di questo nuovo scenario, è urgente rinnovare un incontro con i ministeri e le istituzioni preposte per capire quali potranno essere le azioni da intraprendere in difesa del nostro settore. Esprimiamo infine solidarietà agli esercizi del “fuori casa”, autentici ambasciatori dei nostri prodotti. Un comparto che oggi rischia la disgregazione”.
“Pur condividendo la necessità di dare massima priorità alla salute pubblica con ulteriori azioni di prevenzione, Federvini guarda con estrema preoccupazione alle nuove misure restrittive che coinvolgono pesantemente i pubblici esercizi - ha commentato il presidente Sandro Boscaini - i locali pubblici costituiscono il luogo di elezione per il consumo dei nostri prodotti, realizzando una filiera allargata che è uno dei vanti per il made in Italy. Per questo sarebbe necessario ripensare alle misure in modo tale da salvaguardare contemporaneamente salute pubblica e aspetti economici, da un lato con iniziative improntate alla flessibilità, dall’altro rimodulando provvedimenti come crediti di imposta e defiscalizzazioni”.
“La chiusura dei ristoranti alle ore 18 è un duro colpo che penalizza fortemente ancora una volta il mondo del vino. Comprendiamo molto bene il difficile momento che si sta vivendo con la nuova ondata di casi Covid - aggiunge - ma il nuovo Dpcm firmato dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, rischia seriamente di mettere la parola fine a tante attività commerciali dislocate sul territorio nazionale, con riflessi drammatici per l’economia italiana”, aggiunge, dal canto suo Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi. “Per il settore che rappresento - dice ancora Riccardo Cotarella - la contrazione dei consumi sarà inevitabile e il tutto avviene nel momento in cui si stava tentando di rimettere in moto il sistema dopo il lockdown di primavera. Al Governo chiediamo di rivedere certe decisioni anche perché si fa fatica a comprendere perché alcune attività debbano chiudere alle ore 18 nonostante rispettino tutte le normative vigenti anti Covid. Se il decreto, in virtù dell’aumento dei contagi, non potrà essere rivisto - conclude il presidente Assoenologi - chiediamo che, almeno il Governo, sostenga economicamente fin da subito i produttori di vino, oltre che i ristoratori e tutti gli imprenditori penalizzati dal Dpcm, per garantire loro almeno la sopravvivenza”.
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