Tra minacce di impugnare le ordinanze, liti tra Governo e Regioni, discussioni sui parametri che hanno stabilito quelle che, ad oggi, sono le diverse zone del Paese in base alla situazione Covid, da domani 6 novembre entra in vigore il nuovo Dpcm, che sarà in vigore almeno fino al 3 dicembre 2020. Per la ristorazione, dal punto delle norme, in “zona gialla” non cambia nulla: tutti aperti fino alle ore 18, poi la chiusura con possibilità di fare asporto e consegna a domicilio, ma solo fino alle ore 22, orario in cui scatta il “coprifuoco” a livello nazionale. In “zona arancione”, invece, restano salvi solo domicilio e asporto, così come in “zona rossa”, dove restano aperti solo i negozi di generi alimentari e di prima necessità. È, in estrema sintesi, il quadro strettamente legato a ristoranti, bar e ristorazione in generale, nella sintesi, a WineNews, dello Studio Giuri di Firenze, guidato dall’Avvocato Marco Giuri. Di certo, economicamente si tratta di uno nuovo durissimo colpo al settore della ristorazione, ed a tutta la filiera del food e del vino.
“Un collasso, nei prossimi 30 giorni è prevista la sospensione dell’attività di 90.000 pubblici esercizi, il 27% del totale, con 1,6 miliardi di euro di consumi in meno e 306.000 lavoratori costretti a casa. Tutto questo nelle cinque zone rosse, dove verranno applicati i provvedimenti maggiormente restrittivi”, sottolinea Fipe/Confcommercio, in un quadro che, dunque, aggrava la stima delle perdite per il settore, fino ad oggi ipotizzate intorno ai 34 miliardi di euro, su un giro d’affari 2019 di 86 miliardi di euro. Per la filiera agricola, stima la Coldiretti, la perdita sarà di ulteriore 3,6 miliardi di euro, con tanti locali costretti a chiudere, così come 5.000 agriturismi nelle regioni “rosse” (ad ora Lombardia, Piemonte, Calabria, Valle d’Aosta), ed anche per questo la stessa Coldiretti, come peraltro annunciato dal Governo, ha chiesto di aumentare portata e rapidità di intervento del cosidetto “Decreto Ristori”.
“La perenne incertezza che accomuna cittadini ed aziende aumenta il disagio a tutti i livelli. Il nuovo lock-down a macchia di leopardo provocherà un impatto sulle nostre aziende ancora più devastante. Un esempio per tutti: avevamo ipotizzato una riduzione intorno al 30% del fatturato delle nostre aziende nel fuori casa - bar, ristoranti, locali, alberghi - sul 2020. Questa cifra oggi andrà rivista in modo deciso verso l’alto con pesanti ripercussioni sugli investimenti e sui contributi fiscali allo Stato per il 2021, dice sul fronte di vino e spirits, il presidente Federvini Sandro Boscaini, la cui voce si aggiunge a quella del Consorzio del Chianti, tra i più grandi d’Italia, che aveva già segnalato che la chiusura alle ore 18 vuol dire tagliare il 70% dei consumi enoici, già pesantemente colpiti nel fuori casa, nel periodo in cui sarà in vigore la misura
E c’è chi si rivolge all’Europa, come Massimiliano Giansanti, alla guida di Confagricoltura, che ha scritto al Commissario Ue all’Agricoltura Janusz Wojciechowski, sollecitando misure ulteriori anche a livello Ue: “la chiusura, in particolare, di bar e ristoranti avrà un impatto negativo sulle vendite e sulle esportazioni di alcuni prodotti che non sarà compensata dall’incremento dei consumi domestici. L’impatto dei nuovi provvedimenti sarà rilevante, considerato che i consumi alimentari extradomestici ammontano a circa 80 miliardi di euro l’anno, con un’incidenza del 30% sul totale. Alcuni Stati membri hanno già avanzato la richiesta di nuovi aiuti della Ue al settore delle carni bovine, dopo quelli già accordati a marzo - spiega Giansanti - le difficoltà in atto impongono di procedere con una visione globale, mobilitando finanziamenti straordinari nel quadro del bilancio dell’Unione per l’anno venturo”. Intanto, mentre arrivano notizie sulle prime nuove chiusure eccellenti, come ha scritto lo chef Enrico Bartolini, il più stellato d’Italia, annunciando su Facebook la chiusura, “fino a data da definire”, di tutti i ristoranti di cui è guida, a partire dalle tre stelle MIchelin del Mudec di Milano, si impone anche una riflessione ad hoc sull’enoturismo, che, per alcune cantine, rappresenta una fetta importante del fatturato, ed in particolare sul tema delle degustazioni e delle visite in cantina, sottolinea l’avvocato Marco Giuri (Studio Giuri di Firenze): “il settore dell’enoturismo è un mix tra ristorazione, ricettività e attività assimilabile a quella di una visita museale o ad una mostra. Con lo stop a queste ultime attività, anche nelle zone gialle, anche le visite in cantina tout court sono da sospendere. Potrebbe rimanere attiva, in linea con il Dpcm e rispettando tutte le norme già in vigore su distanziamento e igiene, i punti vendita aziendali, compresa l’attività di degustazione”.
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