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ITALIA

Il Dpcm blocca la caccia, ma non gli ungulati. Coldiretti: “fermare escalation dei danni”

I cinghiali sono oltre 2 milioni in Italia. Preoccupa il numero di incidenti stradali e la perdita dei raccolti causata dagli animali selvatici
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Il Dpcm blocca la caccia, ma non gli ungulati. Coldiretti: “fermare escalation dei danni”

Il nuovo Dpcm ha stoppato anche le attività di caccia e la decisione non ha trovato consensi unanimi. Da tempo gli animali selvatici, cinghiali in testa, sono nel mirino perché indubbiamente rappresentano un pericolo soprattutto nelle strade ma anche nelle campagne con i raccolti messi a dura prova dall’azione di questi animali. Coldiretti chiede di tornare indietro motivando il proprio punto di vista con una proliferazione incontrollata di animali selvatici con i cinghiali che hanno superato i due milioni di unità nello Stivale.

“Occorre fermare l’escalation dei danni, delle aggressioni e degli incidenti che causano purtroppo anche vittime”
ha sottolineato il presidente Ettore Prandini, in riferimento alla necessità di riprendere l’attività venatoria nelle cosiddette zone rosse dell’ultimo Dpcm richiesta dagli assessori all’agricoltura delle Regioni Lombardia e Piemonte, Fabio Rolfi e Marco Protopapa. Sicurezza stradale, salvaguardia dei raccolti agricoli e degli allevamenti ma non solo. Adesso, infatti, a preoccupare sono anche i rischi per la salute provocati dalla diffusione di malattie come la peste suina, un pericolo sottolineato recentemente anche dal mondo scientifico.

“Il blocco di tutta l’attività di caccia rischia dunque di avere serie ripercussioni sul contenimento delle specie invasive, la difesa dell’agricoltura e la sicurezza delle persone” rimarca Coldiretti che poi cita i risultati di una ricerca in cui l’81% degli italiani “pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero. La proliferazione senza freni dei cinghiali - conclude Coldiretti - sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali anche in aree di elevato pregio naturalistico”.

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