Quando il vino salva i capolavori dell’arte italiana: l’idea nasce dall’Associazione Civita, ente no profit nato nel 1987, e dalla Tenuta Caparzo di Montalcino. Acquistando le etichette della speciale linea Civitas firmata da Caparzo - un Brunello, un Sangiovese ed un Bianco Igt, contenuti in scatole da collezione - si diventa a tutti gli effetti sponsor di progetti volti al recupero di piccoli ma importanti tasselli del nostro immenso patrimonio artistico. Elisabetta Gnudi Angelini, alla guida di Caparzo, si è fatta interprete di un evoluto mecenatismo contemporaneo: “da sempre nutro una grande passione per arte, storia e archeologia - spiega a WineNews l’imprenditrice, una delle grandi signore del Brunello di Montalcino, proprietaria, con Caparzo e Altesino, di oltre 150 ettari vitati a Montalcino, di cui 62 a Brunello e 25 a Rosso, e Borgo Scopeto, in Chianti Classico - e anche per questo sono stata coinvolta in questo appassionante progetto dal compianto Gianfranco Imperatori. L’Associazione Civita (che oggi è presieduta da Gianni Letta) era nata già sul finire degli anni Ottanta da una sua battaglia personale: voleva a tutti i costi salvare Civita di Bagnoregio, un luogo davvero unico, che a quel tempo stava lentamente morendo. Era riuscito nel suo scopo creando una cordata di grandi aziende private, che avevano finanziato con milioni di euro il recupero del borgo, costruendo il ponte e facendo in modo che Civita potesse diventare quello che è adesso”. In un secondo momento l’associazione ha allargato il suo raggio d’azione per occuparsi di altri obiettivi, sempre legati al patrimonio artistico e culturale italiano. “Ci si è accorti per esempio - spiega la Gnudi Angelini - che in Italia c’erano importantissimi musei chiusi da venti o trent’anni, come quello di Capodimonte o quello della Civiltà Romana a Roma, che custodisce reperti importantissimi. Così Civita, anche grazie all’appoggio di un politico lungimirante come Antonio Maccanico, si è spesa per la loro riapertura e gestione”.
La Tenuta Caparzo è stata coinvolta nell’attività di Civita nel 2005, attraverso la creazione di una linea di bottiglie ad hoc: “ogni anno i proventi della vendita di questi vini, che ammontano a circa 20-30.000 euro, vengono destinati a progetti specifici, di cui verifico personalmente la rendicontazione” - aggiunge Elisabetta Gnudi Angelini. Nelle etichette dei vini Civitas sono raffigurati i dettagli di alcune opere etrusche, per bottiglie da collezione che diventano anche una sorta di “promemoria” virtuoso delle ragioni per cui sono nate. “Ho una grande ammirazione per la civiltà etrusca - conclude la Gnudi Angelini - perché era incredibilmente evoluta, in particolare per quanto riguarda il ruolo della donna nella società”.
Nel tempo i vini Civitas hanno contribuito al recupero di opere importanti: dagli affreschi della chiesa di San Francesco ad Amatrice a “La Madonna col bambino” di Gentile da Fabriano, da “La deposizione di Cristo nel sepolcro” appartenente alla Scuola Senese del XVII secolo a “La Madonna delle Grazie e Santi” del Perugino, passando per 23 preziose urne funerarie etrusche di età ellenistica. L’ultimo intervento in ordine di tempo sostenuto dai proventi di Vino Civitas è quello delle consolle rococò della Galleria Corsini di Roma, commissionate dal cardinal Neri Maria Corsini e suo fratello Bartolomeo.
Un altro grande esempio, quello di Caparzo e Civita, di quel mecenatismo moderno che alcuni dei più grandi nomi del vino italiano, da anni, mettono in campo per preservare e far vivere i tanti tesori della cultura e dell’arte d’Italia.
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