La pandemia di Covid-19 ha messo in ginocchio l’Europa, sia da un punto di vista sanitario che economico. Con un intero settore, quello dell’ospitalità - bar, ristoranti, caffè, hotel, discoteche, pub - caduto in una crisi profondissima, trascinando con sé, a catena, tutti gli altri attori del comparto, a ritroso, dagli agricoltori agli allevatori, passando per l’industria della trasformazione, i grossisti, i distributori e i produttori di vino e birra, spesso piccole e medie imprese, costrette a fare i conti con le difficoltà dell’ospitalità, ma anche con la consapevolezza che solo unendo gli sforzi e le azioni se ne potrà uscire. Sia in senso europeo, che come filiera, come racconta la l’appello congiunto alle Istituzioni Ue firmato da Serving Europe, Aicv - European Cider and Fruit Wine Association, EuroCommerce, European Federation of Bottled Waters, FoodServiceEurope, Unesda - Soft Drinks Europe, Celcaa - European Liaison Committee for Agricultural and Agri-Food Trade, Ceev - Comité Européen des Entreprises Vins, SpiritsEurope, The Brewers of Europe, Hospitality Europe, European Federation of Trade Unions in the Food, Agriculture and Tourism e UNI Europa.
L’obiettivo, è quello di garantire a una riapertura sicura, tempestiva e sostenibile, non appena l’economia riprenderà ad aprirsi, del settore dell’ospitalità e, con esso, della sua catena di approvvigionamento. Un settore, ricorda l’appello, che fa parte del tessuto sociale ed economico europeo, capace di portare diversità e vitalità nei centri urbani, nelle comunità rurali, nei borghi e nelle aree turistiche di tutta Europa. Bar, ristoranti e caffè hanno un ruolo determinante nel portare la gente nei quartieri dello shopping del cento città, e viceversa: è la base dello stile di vita europeo, che unisce turismo, cibo, servizi e cultura di qualità. In tempi normali, il settore dell’ospitalità rappresenta il 20-30% dei consumi complessivi di alimenti e bevande nei Paesi dell’Unione Europea, ma può rappresentare molto di più per certe produzioni. Impiega oltre 12,5 milioni di persone in tutta l’Unione, ed è un settore in continua crescita, con trend del +5-12% all’anno prima della pandemia, a seconda del segmento, che si traduce in decine di migliaia di nuovi posti di lavoro ogni anno. Allo stesso modo, rappresenta un segmento ad alto valore aggiunto per alcune produzioni.
In quest’ultimo anno - ricorda ancora l’appello delle organizzazioni di categoria europee - sono centinaia di migliaia le aziende che hanno dovuto chiudere, a causa di lockdown e restrizioni, e tutte devono affrontare un futuro a dir poco incerto. E questo ha portato, almeno temporaneamente, a milioni di persone senza lavoro, con il rischio di diventare disoccupate in maniera permanente se le imprese non saranno in grado di sopravvivere alla crisi economica. Alcuni ristoranti sono stati capaci di riconvertirsi al take away o al delivery, servizi che garantiscono solo un reddito parziale rispetto alla normalità. Per dirla con i numeri: nel secondo trimestre del 2020, il fatturato del settore dell’ospitalità in Unione Europea è diminuito del 63,25% sul secondo trimestre del 2019. In termini di occupazione, le imprese dell’ospitalità hanno impiegato 1,84 milioni di persone in meno nel secondo trimestre del 2020 rispetto al secondo trimestre del 2019.
Centinaia di migliaia di aziende del settore, con il supporto dei loro partner, hanno lavorato duramente per investire in nuove infrastrutture e mettersi in regola con i protocolli nazionali di salute e sicurezza per proteggere la salute del personale e dei consumatori. Nella consapevolezza che, insieme, queste misure sono tutt’oggi efficaci per consentire alla loro attività di riaprire e rimanere aperta in modo sicuro, contribuendo a riportare la fiducia tra i consumatori. Ma il settore non può certo farcela con le sue sole forze: serve un aiuto, da parte dell’Unione Europea, per favorire la ripresa. L’imprevedibilità sui tempi e i modi delle aperture e delle chiusure di ristoranti e bar ha generato un’enorme incertezza per tutti coloro che sono coinvolti nella filiera.
È necessaria chiarezza quanto prima - si legge nell’appello, che condivide così le preoccupazioni e le necessità espresse da mesi dalla ristorazione italiana - su quando e in quali condizioni il settore potrà riaprire, per avere tempo sufficiente per organizzarsi e, in caso, adattarsi ad eventuali misure restrittive. Riaprire in maniera ben regolamentata, seguendo tutti i protocolli di salute e sicurezza nazionali, e mantenere aperte in sicurezza le aziende ricettive, se la situazione epidemiologica lo consente, è nell’interesse di tutti. Aiutando il settore a rimanere aperto, e allontanandosi progressivamente dal semplice sostenerlo per rimanere chiuso, si possono creare la stabilità e l’affidabilità tanto necessarie in questa crisi per milioni di persone in tutta l’Unione Europea, prosegue l’appello, ricordando che i bisogni del comparto sono sia immediati che a lungo termine. Molte aziende sono a rischio collasso e rischiano di trascinarsi dietro tante altre imprese della filiera, milioni di lavoratori, con le loro famiglie, stanno affrontando una grande incertezza e la paura per il futuro. Il necessario supporto finanziario, fiscale e operativo deve essere esteso alle aziende direttamente e indirettamente interessate dai lockdown, per tutto il tempo necessario, per fornire liquidità alle imprese e per aiutare a evitare i fallimenti. Anche i regimi statali di compensazione salariale, concludono le associazioni di categoria d’Europa, devono essere estesi fino a quando questa crisi non sarà terminata per proteggere il maggior numero di posti di lavoro possibile. Supportare il settore dell’ospitalità e la sua catena del valore, può svolgere un ruolo di primo piano nella ripresa dell’Europa dalla crisi Covid-19.
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