La sostenibilità della filiera del vino è al tempo stesso un dovere etico ed un valore premiante sul mercato. Tanto più quando i progetti per svilupparla vanno oltre i confini delle singole aziende, e coinvolgono interi territori. Ed in questo senso, uno degli esempi più avanzati è quello della Valpolicella, che con il Consorzio Vini Valpolicella da anni ha messo in campo una svolta “green” sempre più accelerata, facendo della sostenibilità una delle parole chiave per il futuro di una delle più importanti denominazioni del vino italiano. E le aziende ci investono, come raccontano i numeri: solo nel 2020, infatti, la superficie certificata Rrr (Riduci, Risparmia, Rispetta), il progetto di sostenibilità ambientale, economica e sociale dal vigneto alla cantina del Consorzio Vini Valpolicella, ha registrato un aumento del 12% sul 2019, arrivando così a totalizzare ad oggi 1.210 ettari sul territorio. Una certificazione, quella targata Rrr, che ha l’effetto di spingere il vigneto della prima Dop di vini rossi del Veneto anche verso il biologico, che ora conta su 430 ettari certificati (+14% sul 2019 e raddoppiati rispetto al 2018) e su ulteriori 436 ettari attualmente in fase di conversione bio.
Uno step importante per una denominazione fatta da 8.400 ettari vitati in 19 Comuni della Valpolicella, dove lavorano 2.273 produttori di uve e 272 aziende imbottigliatrici, che nel 2019 hanno messo sul mercato 64 milioni di bottiglie, per un giro d’affari che in media si attesta sui 600 milioni di euro all’anno, di cui 350 imputabili al solo Amarone della Valpolicella.
“Le politiche messe in campo dal Consorzio negli ultimi anni hanno avuto il merito di favorire la svolta green della denominazione - commenta Christian Marchesini, presidente del Consorzio vini Valpolicella - che oggi osserva non solo l’incremento degli ettari vitati sostenibili ma anche delle aziende certificate Rrr passate da 82 nel 2018 alle 142 di oggi, segnando un +73%. La sostenibilità ambientale - aggiunge Marchesini - non è solo un valore del Consorzio, che ha anche modificato i disciplinari di produzione inserendo prodotti fitosanitari a basso o nullo impatto ambientale secondo le rilevazioni scientifiche moderne, ma anche un driver strategico sui mercati internazionali, dove continua a crescere la domanda di vini sostenibili e bio. Il percorso tracciato ci consentirà di potenziare il posizionamento dei vini della Valpolicella e di sostenere al contempo le aziende nelle sfide legate al cambiamento climatico”. E proprio le conseguenze del cambiamento climatico sui vini di metodo e su quelli di territorio saranno il fil rouge del digital tasting della “Valpolicella Annual Conference” (26 e 27 febbraio), l’evento live ideato dal Consorzio a cui hanno già aderito addetti ai lavori da 26 paesi target (Australia, Austria, Belgio, Brasile, Canada, Cina, Emirati Arabi, Estonia, Germania, Giappone, Grecia, Hong Kong, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca, Russia, Singapore, Spagna, Svezia, Ucraina, Uk, Francia, Usa, Svizzera e Ungheria).
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