Il passaggio di mano de La Cerbaiona, una delle chicche del Brunello di Montalcino, è stato uno dei più importanti ed a suo modo affascinanti degli ultimi anni, nel mondo del vino. Tanto per la caratura della tenuta, quanto per le personalità coinvolte. Era il 2015, quando Diego Molinari, ex pilota di aerei, e personaggio storico del vino a Montalcino, insieme alla moglie Nora, cedettero la proprietà di quella che è ritenuta una delle migliori cantine del territorio, per qualità dei vini, al magnate americano Gary Rieschel (che ha acquistato la tenuta insieme a Matthew Fioretti ed altri soci), fondatore di diverse società di venture capital, per anni nella “Midas List” di “Forbes”. Un investimento importante, all’epoca stimato in 6 milioni di euro (alla fine del 2021, sarà completato l’iniziale investimento e una straordinaria ristrutturazione, da quanto apprende WineNews), per un’azienda tutto sommato piccola nelle dimensioni (è un podere di 14,6 ettari sul versante est di Montalcino, di cui 7 ettari a bosco e 1,5 ettari ad uliveto; il vigneto è esteso in tutto per 3,2 ettari, di cui 1,7 ettari iscritti a Brunello, per una produzione sulle 20.000 bottiglie annue, di cui 8.000 di Brunello di Montalcino, ndr) ma di grande prestigio (negli anni il suo Brunello, considerato “old style” e prodotto per la prima volta nel 1980, ha ricevuto punteggi sempre altissimi da riviste come “The Wine Advocate”, “Wine Spectator” e “Wine Enthusiast”, e, con la vendemmia 2007, ha ricevuto il premio “Rosso dell’Anno” per la guida “Vini d’Italia” del “Gambero Rosso”).
Da allora, gli investimenti non si sono fermati, anzi, sono andanti avanti, in maniera concreta ed importante, in vigna e in cantina, ed ora di fatto parte il nuovo corso de La Cerbaiona, con la prima annata di Brunello di Montalcino prodotta dalla nuova proprietà, la 2016, millesimo già celebratissimo in tutto il mondo, che, come da disciplinare, entra sul mercato dopo 5 anni dalla vendemmia. L’annata 2015, pur considerata in generale una delle migliori di sempre per il Brunello di Montalcino, era stata declassata a Rosso di Montalcino, con una decisione tutt’altro che semplice, ma coerente con la visione della nuova proprietà: il passaggio alla viticoltura biologica, la ristrutturazione totale della cantina e dei vigneti, il rinnovo completo delle attrezzature e l’approccio artigianale al winemaking. Una nuova filosofia che, nel 2020, ha richiesto una dolorosa “rinuncia”, spiega La Cerbaiona: mettere in commercio unicamente un Rosso di Montalcino dell’annata 2015 da declassamento del Brunello. Quella del 2016 è stata, dunque, la prima vera vendemmia della nuova Cerbaiona, e Matthew Fioretti - Managing Partner & Technical Director - la ricorda così: “le condizioni climatiche di quell’anno erano state apparentemente ideali - dice Fioretti - ma quando le uve sono arrivate sui nostri tavoli di selezione (altra novità introdotta dai nuovi proprietari, ndr) c’erano grappoli maturi e perfettamente sani mentre altri erano ancora acerbi. Ricordo la mia frustrazione in quel momento, ma Giacomo Mastretta - un enologo che ci stava aiutando quell’anno - mi disse: “non saltare a conclusioni affrettate, a volte questo tipo di annate contraddittorie danno risultati interessanti. È come se le forze e le debolezze delle varie uve si intrecciassero e formassero qualcosa di molto più grande di quanto ci si aspetti”. Mentre i vini completavano la fermentazione e durante i loro primi mesi in botte, mi sono reso conto del valore dell’intuizione di Giacomo”.
Oltre ai tavoli di selezione ci sono altri elementi hanno caratterizzato il nuovo modo di vinificare a Cerbaiona, come l’uso di una nuova diraspatrice di precisione che ha portato ad una selezione estrema delle uve entrate nei serbatoi, mentre la rottura graduale delle bucce durante la pigiatura ha favorito l’estrazione di tannini più fini e di aromi più raffinati. Fioretti ammette anche i limiti della fermentazione in legno, in particolare per l’assenza di un controllo della temperatura, tuttavia la vendemmia 2016 ha offerto la situazione ideale per far fermentare in tini di legno: “si trattava di botti nuove, quindi in una condizione che non può essere replicata oggi. A partire dalla fermentazione - conclude Fioretti - la procedura utilizzata quell’anno è stata di gran lunga la meno “interventista” che ho condotto a La Cerbaiona. Abbiamo usato solo lieviti autoctoni con basse aggiunte di solfiti e nessun controllo della temperatura”.
Dopo la fermentazione i tre migliori serbatoi sono stati poi spostati in quattro botti ovali per i due anni di affinamento. Il prodotto è stato poi travasato una volta l’anno fino ad arrivare in contenitori di acciaio inox dove è rimasto - a temperatura controllata - in attesa dell’imbottigliamento. In totale Cerbaiona ha prodotto poco più di 6.500 bottiglie e 600 magnum di Brunello di Montalcino 2016 (la distribuzione è affidata a Pellegrini, ndr).
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