La produzione italiana di uve da vino si è attestata nel 2020 sopra i 70 milioni di quintali, registrando un incremento del 3% sul 2019, e mantenendosi al di sopra del 2% sulla media del quinquennio 2015-2019, come rileva il report “I prezzi delle uve da vino rilevati dalle Camere di Commercio - Vendemmia 2020”. In media, l’indice dei prezzi all’ingrosso del vino, elaborato da Unioncamere e Bmti - Borsa Merci Telematica Italiana, si è attestato in calo dell’1,4% sul 2019.
Pur con delle eccezioni, anche sul fronte dei prezzi delle uve da vino il 2020 ha mostrato ribassi in diversi areali produttivi del nostro paese. In particolare, l’analisi dei listini delle uve rilevati dalle Camere di Commercio ha mostrato, tra le uve venete, un ulteriore calo per i prezzi delle uve Glera atte alla Docg Conegliano - Valdobbiadene, sebbene meno accentuato rispetto al biennio 2018-2019, a 120 euro al quintale, in calo del 6% . Prezzi in ripresa, invece, dopo la flessione del 2019, per le uve atte a Amarone e Recioto (tra i 170 e i 175 euro al quintale, +1,4-4,6%) e per le uve atte a Lugana rilevate sulla piazza di Verona, a 107,5 euro al quintale, il 34,4% in più del 2019.
Segno “meno” in Lombardia sia per i prezzi delle uve atte a produrre Franciacorta, in calo del 15,4% a quota 140 euro al quintale, che per le uve destinate a produrre i vini dell’Oltrepò Pavese, in calo del 7%, a 50 euro al quintale. Anche sulla piazza di Brescia si è osservato, invece, un aumento per le uve atte a Lugana (+6,3%, a 170 euro al quintale). In Piemonte si è registrata un’ulteriore crescita per le uve atte a produrre Barbera d’Asti, a 78,68 euro al quintale (+4,5%), mentre nel Cuneese, secondo i dati condivisi da Coldiretti, Confagricoltura e Cia - Agricoltori Italiani di Cuneo, calano le quotazioni delle uve atte alla produzione di Barolo senza menzione aggiuntiva (passate da 350 a 240 euro al quintale, in calo del 31,4%), Barbaresco (da 240 a 200 euro al quintale, -16,7%) e Barbera d’Alba (a 110 euro al quintale, in calo del -8,3%), con il Dolcetto d’Alba stabile a 100 euro al quintale, e le uve del Langhe Nebbiolo che passano da 140 a 110 euro al quintale (-21,4% sulla scorsa campagna vendemmiale); il valore medio per le uve nebbiolo da Barolo, invece, con “menzione geografica aggiuntiva” è sui 325 euro al quintale, per il Barbaresco con “menzione geografica aggiuntiva” di 255 euro al quintale.
Tra le uve destinate ai grandi rossi toscani, nonostante una lieve riduzione su base annua, le uve atte a Chianti Classico si sono mantenute in linea con il 2018 e il 2019: 164,38 euro al quintale, per una perdita del 5,4%. Le quotazioni sono apparse in calo decisamente più evidente sia per le uve atte a Chianti (-18,6% a 60 euro al quintale) che per le uve atte a Brunello di Montalcino (375 euro al quintale, -11,8%) e Nobile di Montepulciano (140 euro al quintale, il -15,2% sul 2019). Quotazioni stabili, 180 euro al quintale, per le uve del Sagrantino di Montefalco. Segno “meno”, tra le uve abruzzesi, per le uve atte a Montepulciano d’Abruzzo (-15%, 49,8 euro al quintale), Pecorino (-6,7%, 53,5 euro al quintale) e Trebbiano (-1,6%, a 31 euro al quintale). Al Sud, tra i vitigni irpini, stabili le uve Aglianico atte a produrre Taurasi, vendute a 85 euro al quintale. Lieve calo per le uve atte a Fiano di Avellino e Greco di Tufo, i cui valori rimangono però superiori alla media del quinquennio 2015-2019, a 78,33 euro al quintale. Prezzi in deciso aumento per le uve pugliesi rilevate sulla piazza di Bari.
Oltre all’elevato livello qualitativo delle uve, il buon andamento sotto il profilo delle quantità raccolte va ricondotto all’andamento climatico nel complesso favorevole, che non ha ostacolato la maturazione delle uve. A fronte della crescita delle quantità di uve, un leggero calo delle rese in cantina ha comportato che nel 2020 la produzione di vino si sia mantenuta sostanzialmente in linea con il 2019, rimanendo attestata al di sotto dei 50 milioni di ettolitri (fonte Istat). A livello di area geografica, si registrerebbe un leggero incremento produttivo al Nord, sostenuto dall’aumento in Veneto e Lombardia, mentre al Centro Sud la produzione in Abruzzo e, soprattutto, Sicilia (superiore al -20%) mostrerebbe un netto calo.
Nello specifico, i dati Istat indicano una contrazione delle superfici in Sicilia, che rimane comunque la prima regione italiana per viti a vino. Segno “più”, invece, per gli ettari in Puglia, Toscana e, soprattutto, Veneto, regione che nell’arco di un quinquennio ha visto un incremento del vigneto di quasi il 25%. Più in generale, si conferma la crescita delle superfici vitate in atto nelle regioni del Nord-Est (+10,8% per gli ettari in Friuli-Venezia Giulia). Dopo la battuta d’arresto del 2019, le quantità raccolte di uve da vino sono tornate a crescere nel 2020 in Veneto (+5%), che, con il 20% circa del totale, si conferma prima regione produttrice, seguita da Puglia (-4,6%), Emilia-Romagna (+14,7%) e Sicilia (-1,4%). Queste quattro regioni rappresentano il 60% circa della produzione italiana di uve da vino. Tra le altre regioni, spicca il forte aumento rilevato in Friuli-Venezia Giulia, pari quasi ad un +40% annuo, ed in Lombardia, dove i quantitativi sono incrementati di oltre il 10% grazie ad un’annata segnata da un buon andamento climatico. Tra le regioni del Centro, si registrerebbe una contrazione delle quantità raccolte in Abruzzo (-4,4%).
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