Come ha cambiato tanti aspetti della vita quotidiana, la pandemia ha cambiato anche le abitudini di spesa degli italiani. Che hanno fatto più scorte, hanno comprato più prodotti da colazione, sia per il maggior tempo per farla tra chiusure e smartworking, sia perchè farla al bar, tra chiusure e restrizioni, è stato più difficile. Ma, come noto, hanno comprato anche più vino, per accompagnare i pasti, con un lockdown che, per molti, ha significato il recupero del pranzo a casa, sia per non rinunciare ad aperitivi e momenti di svago. Sono i trend confermati dai dati Nielsen, tra febbraio 2020 e febbraio 2021, analizzati da italiani.coop.
Guardando al calice, in particolare, si conferma il primato del vino come bevanda preferita dagli italiani. Quasi la metà degli alcolici venduti nella Gdo (47%) sono stati vino, spumante e champagne, per un totale di 2,7 miliardi di euro, +10% nei 12 mesi. Per lo più vino rosso (tanto che i “red wine lover” sono il 42% dei consumatori) e con sensibili differenze regionali (che si trova nella mappa dell’Italia, in foto). La crescita maggiore di quel 47%, per esempio, si registra in Basilicata (+19%, forse anche per il south working, il ritorno a casa per smartworking di persone di solito residenti in altre zone del Paese). Ma in un Paese in cui sono 6 milioni gli italiani che vedono nella degustazione dei vini uno degli hobby preferiti, aumenti importanti ci sono stati anche in Emilia Romagna e Veneto (+17%), in Friuli Venezia Giulia ed in Umbria (+14%) e nelle Marche (+13%).
Ma è cambiato anche l’approccio al cibo. Primo tra tutti, si segnala l’“effetto dispensa”, di cui avevamo già parlato in passato raccontando degli acquisti di pasta, scatolame e passate di pomodoro (e di nuovo anche la crescita dei surgelati). Convinti di rimanere a lungo in casa, o di rimanere chiusi un po’ all’improvviso, gli italiani hanno comprato di più nell’ultimo anno, per esempio, surgelati di pesce, pizze, ma anche verdure (all’interno di specialità salate ci sono, per esempio, i pancakes). Poi chiusi in casa hanno vissuto quello che Coop chiama “effetto colazione”, cioè hanno avuto tempo per farla. Quindi crescono latte, cereali, biscotti, confetture. Per mantenere la calma e il relax nonostante la clausura hanno cercato un effetto “no stress” facendo crescere le vendite di camomilla (+33%) e tè (+8%), ma anche di caffè (+10%).
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