Far conoscere e il vitigno ai “raggi x” e diffondere l’esperienza del vignaiolo al grande pubblico. Il tutto unendo passato e futuro, tradizione e modernità. Benvenuti ne “Il Tempo della Vite”, idea che porta la firma della famiglia Paladin, a capo di un’impresa vitivinicola che abbraccia 90 ettari di vigneto (tra Friuli e Veneto, ma anche nei territori del Chianti Classico e di Franciacorta) per una produzione complessiva che sfiora il milione di bottiglie. “Il Tempo della Vite”, ad Annone Veneto, tra Veneto e Friuli (dove si trova la sede aziendale, ndr), si propone come un laboratorio a cielo aperto “dal passato al futuro” che, attraverso delle tappe interattive, racconterà da un lato l’evoluzione della viticoltura dal passato fino ai giorni nostri, dall’altro le nuove frontiere della conoscenza scientifica, per scoprire come vive la vite dalle radici al grappolo.
Il progetto, realizzato in collaborazione con le Università di Padova, Milano e Bolzano e con il Crea (Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria), rientra nella mission aziendale della sostenibilità a 360° che Casa Paladin ha sviluppato attraverso un programma di tutela delle “4V”: Vite, Verde, Vino e Vita.
Nel dettaglio, “Il Tempo della Vite” sarà un parco vitato di 10.000 metri quadri strutturato in due aree: una storica e una che guarda al futuro. La prima rappresenterà l’evoluzione delle forme di allevamento nella storia della viticoltura, dalla vite strisciante fino ad arrivare alla forma tipica dell’alto Veneto, la bellussera, e al moderno guyot. La parte tecnologica invece metterà in evidenza le tecniche agronomiche all’avanguardia per una produzione sempre più sostenibile per l’ambiente.
A conclusione del percorso ci sarà una galleria che permetterà di esplorare il mondo sotterraneo per capire e comprendere l’importanza del suolo, della microflora e della microfauna in esso presente. Al suo interno verranno creati dei punti d’osservazione sperimentali sulla vite così da poter notare la risposta della pianta agli stimoli naturali quali luce e umidità. Un vigneto didattico che punta a raccontare l’essenza del legame tra il vino e il suo territorio attraverso un viaggio che vede come protagonisti la vite e la sua coltivazione, l’uva in tutte le sue caratteristiche e, da ultimo, il vignaiolo che attraverso il sapiente lavoro di cura e selezione riesce a tradurre questo legame in un vino con caratteristiche identitarie.
Il parco sarà aperto a tutti i visitatori della cantina ma anche agli studenti di ogni ordine e grado. Grazie al coinvolgimento di uno studio di architettura e di una paesaggista, elementi naturali e antropologici verranno messi a sistema per poter garantire al fruitore un’esperienza multisensoriale. Dei tracciati che tagliano i vigneti permetteranno, inoltre, di raggiungere i vari spazi evento attraversando elementi naturali sempre diversi che verranno valorizzati attraverso delle azioni di rinaturalizzazione di alcune zone.
Tanti gli accademici coinvolti: da Leonardo Valenti (Università di Milano) a Vasco Boatto (Università di Padova), da Diego Tommasi (primo ricercatore Crea) a Margherita Lucchin (direttrice Cirve - Centro Interdipendente per la Ricerca in Viticoltura ed Enologia), da Stefano Vaccari (direttore generale Crea) e Riccardo Velasco (direttore Crea-Viticoltura ed Enologia), per citarne solo alcuni.
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