Ristori, contributi, sostegni. Parole tra le più usate nei mesi più duri della Pandemia, per tutti i settori di attività alle prese con le conseguenze dirette ed indirette di restrizioni e chiusure che, speriamo, non tornino mai più. Il mondo del vino non ha fatto eccezione, e a sostegno delle cantine penalizzate soprattutto dal blocco della ristorazione, tra i vari provvedimenti, quelli più apprezzati, inizialmente, ci sono stati i sostegni allo stoccaggio e i contributi per la riduzione della produzione, ovvero delle rese. Entrambi mirati al mantenimento del valore dei prezzi del vino, gestendo le quantità di prodotto da immettere sul mercato, e al tempo stesso dare un po’ di liquidità alle imprese. Ma, soprattutto su questo secondo fronte, tutto è praticamente sulla carta, perchè se sullo stoccaggio, come già segnalato da WineNews, è ancora tutto bloccato per il ritardo sul fronte dei controlli necessari ai pagamenti da parte del Ministero delle Politiche Agricole, che ha nominato l’ente incaricato solo il 22 giugno 2021, e non entro due mesi dal decreto che prevedeva la misura (emanato nel maggio 2020 e convertito in legge in ottobre 2020, come già riportato da WineNews, dopo la denuncia di Confagricoltura), ad essere bloccati sono anche i pagamenti per i contributi al taglio della produzione. A denunciare lo stallo e ad alzare la voce è il Consorzio del Vino Chianti, uno dei più grandi ed importanti d’Italia (3.000 produttori per 15.500 ettari di vigneto per una produzione media di 800.000 ettolitri). “Agli ingenti danni economici registrati per la chiusura dei ristoranti a causa del Covid, ora si aggiunge anche la beffa di non poter rispondere alla richieste dei compratori perché i ritardi burocratici sui controlli tengono in ostaggio le partite di vino che sono oggetto di richiesta di stoccaggio. I produttori si ritrovano, non certo per colpa loro, in una situazione grave e intollerabile, il ministero ha il dovere di risolvere al più presto questo paradosso”, dice il presidente del Consorzio, Giovanni Busi, che, a WineNews, aggiunge: “non solo la beffa di dover attendere i controlli, perchè nel caso che un produttore decidesse di mettere sul mercato il vino perchè c’è richiesta, non solo perderebbe il contributo, ma secondo una recente circolare di Agea dovrebbe anche pagare una sanzione”.
“Prima di immettere il vino sul mercato - spiega Busi - gli imprenditori devono attendere i controlli finali, da effettuarsi da parte di Agecontrol, previsti proprio dal decreto del Ministero delle Politiche Agricole, senza i quali Agea non sbloccherà le partite, autorizzando il successivo e speriamo immediato pagamento dei contributi promessi per aiutare le imprese in crisi di liquidità. Ma questi controlli sono stati appena avviati ben oltre la scadenza dell’impegno sottoscritto dalle aziende, ed in molti casi ancora non ci sono ancora stati. È gravissimo che il Ministero non abbia organizzato i controlli durante i mesi di blocco in modo da permettere, appena possibile, di rimettere i nostri prodotti sul mercato. I produttori di Chianti hanno firmato contratti di vendita che non possono rispettare a causa dei ritardi della burocrazia, è inaccettabile. Faccio un appello al ministro Stefano Patuanelli affinché prenda atto di questa assurdità e la risolva il prima possibile. Le aziende, messe in ginocchio dal Covid, ora rischiano di non potersi rialzare per colpa della malagestione del Ministero”.
Ed ora, a questo, si aggiunge anche la protesta contro il blocco dei pagamenti dei contributi al taglio della produzione. “Agea non ha ancora pagato alle aziende vitivinicole i contributi per la riduzione della produzione introdotti durante l’emergenza Covid. Le risorse sarebbero dovute arrivare entro dicembre 2020, siamo a luglio e le aziende non hanno ancora ricevuto un centesimo. É una situazione inaccettabile. Faccio appello al Ministro delle Politiche Agricole Patuanelli, affinché risolva la faccenda il prima possibile”, aggiunge oggi il diretto del Consorzio, Marco Alessandro Bani. Nel 2020, ricorda il Consorzio, il Ministero aveva emanato una misura finalizzata ad erogare liquidità alle aziende vitivinicole che si impegnavano a ridurre la produzione di almeno il 15%. Tale riduzione aveva la finalità di non appesantire il mercato che vedeva ridotte le vendite per effetto della pandemia. “Le aziende del Consorzio - spiega Bani - hanno fatto regolarmente domanda e nei termini ministeriali hanno presentato le dichiarazioni di produzione della vendemmia 2020. Per la Toscana sono state 644 le domande presentate per indennizzi di 8.220.000 euro. Il contributo doveva essere liquidato entro la fine del 2020, dopo la presentazione delle dichiarazioni di produzione, in modo da permettere ad Agea di verificare il rispetto degli impegni assunti. Ad oggi, luglio 2021, moltissime domande regolari risultano ancora inevase da Agea che pare stia ancora effettuando l’incrocio con i dati della regolarità contributiva, operazione che poteva e doveva essere fatta a suo tempo”. Il paradosso, dunque, secondo il Consorzio del Chianti, sta nel fatto che le aziende hanno ridotto la produzione su richiesta del Ministero contando sull’arrivo dell’indennizzo promesso e non ancora arrivato. “Se avessero prodotto normalmente - conclude Bani - avrebbero potuto vendere il vino ottenuto e ad oggi avrebbero già incassato. Non è possibile che un incrocio di dati informatici fra due enti pubblici richieda più di una giornata di lavoro, questi ritardi sono gravi e inspiegabili. Oltretutto questo ennesimo intoppo burocratico va a pesare su aziende già in sofferenza per carenza di risorse finanziarie e che hanno tutto il diritto a ricevere gli indennizzi. Il Ministro deve intervenire al più presto”.
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