Per le fiere italiane, dopo un anno e mezzo drammatico (nel 2020 perdite per oltre l’80% su un fatturato di 1 miliardo di euro), la seconda metà del 2021 è sempre più sinonimo di una ripartenza che fa guardare con più fiducia, seppur con prudenza, al futuro. Non solo perchè gli eventi dell’agroalimentare e del vino (che valgono il 25% del giro d’affari fieristico), da “Vinitaly Special Edition” a Veronafiere, da Cibus a Parma al Sana di Bologna, per citare alcuni tra i più importanti, nelle settimane scorse, hanno segnato il restart delle fiere di settore, piattaforme strategiche per il mercato e per un export che punta dritto al record dei 50 miliardi di euro a fine anno. Ma anche perchè grazie ai ristori arrivati le società fieristiche tornano a respirare e a poter programmare ed investire. Come la stessa Veronafiere, che organizza Vinitaly, la più importante fiera del vino italiano, che tornerà a Verona nella sua versione “piena” (e già sold-out) nel 2022 (10-13 aprile).
“Ammonta a 24 milioni di euro il totale dei ristori assegnati o in via di assegnazione in favore del Gruppo Veronafiere per la copertura delle perdite subite nel 2020. Emerge da un’analisi della Spa di Viale del Lavoro, dopo la pubblicazione da parte del Ministero del Turismo (5 novembre) della lista dei beneficiari ammessi al contributo a fondo perduto (soggetto a verifica) per i mancati ricavi subito lo scorso anno da fiere e congressi. La somma complessiva in favore del Gruppo Veronafiere sfiora i 14 milioni di euro che si vanno ad aggiungere alla recente delibera di Simest per ulteriori 10 milioni di euro”, spiega una nota ufficiale dell’ente veronese.
“Il gioco di squadra trasversale tra Veronafiere e le forze politiche di riferimento per la città ha portato a un grande risultato - ha detto il presidente Veronafiere, Maurizio Danese - a cui ha contribuito il Governo con i Ministeri competenti, a partire dal Ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, con il superamento del regime de minimis. Ricordiamo che fino a pochi mesi fa il destino della Fiera era a rischio, con un aumento di capitale ancora in bilico e un’impasse sui ristori: oggi lo scenario è cambiato e possiamo programmare il nostro futuro, che è anche una fetta importante del futuro della città, su basi completamente diverse. La soddisfazione più grande - ha aggiunto Danese - è stato constatare come nel corso dell’emergenza i rappresentati politici della città e gli stessi soci di Veronafiere abbiano fatto fronte comune in difesa della propria fiera di riferimento. La ripresa degli eventi fieristici in questo secondo semestre di anno (30 gli appuntamenti tra eventi e manifestazioni anche internazionali organizzati da Veronafiere a partire da giugno di quest’anno fino a fine novembre) ci restituisce da una parte un asset fondamentale per il sistema Paese, dall’altra le sue imprese che hanno sin da subito dimostrato grande entusiasmo e partecipazione”.
Ma è tutto il sistema fieristico italiano, motore che muove oltre 1 miliardo di euro di fatturato ogni anno ad essere ripartito. Soprattutto “negli ultimi 2 e con numeri importanti - sottolinea ancora Danese, in veste di presidente di Aefi, Associazione esposizioni e fiere italiane - che vanno oltre le più rosee aspettative. Il 70% delle 335 manifestazioni, di cui 172 internazionali, previste da settembre a fine anno si sono svolte in assoluta sicurezza pur con una notevole presenza di pubblico e soprattutto di operatori del business. A questo si aggiunge la forte accelerazione data dalle istituzioni sul fronte dei ristori, che Aefi considera fondamentali per la sopravvivenza di un asset strategico del made in Italy. Un dialogo, quello con le istituzioni, che non è mai mancato e che oggi trova risposte determinanti per il futuro”.
Un commento arrivato dopo la pubblicazione da parte del Ministero del Turismo dei beneficiari ammessi al contributo “teorico” a fondo perduto (cioè soggetto a verifica) per i mancati ricavi subiti nel 2020 da fiere e congressi, risultante dalla ripartizione del Fondo Ristori riferita allo stesso anno.
Secondo quanto pubblicato, spiega Aefi, ammonta a 350 milioni di euro il plafond del Ministero del Turismo che deroga i limiti previsti sugli Aiuti di Stato per il settore degli eventi, di cui 130 milioni di euro solo per le fiere italiane. Tra i principali beneficiari delle risorse a fondo perduto a copertura delle perdite registrate l’anno scorso, i quattro maggiori operatori italiani - Fiera Milano, BolognaFiere, Italian Exhibition Group e Veronafiere, che da soli determinano il 70% del fatturato del settore - che sommano ristori per oltre 50 milioni di euro. A questi vanno aggiunti i contributi stanziati nel 2020 dagli altri decreti contenenti misure a sostegno del “quartiere Italia” e riferiti al Ministero degli Affari Esteri (Maeci), Simest e Ministero della Cultura per un potenziale di 40 milioni di euro. In merito all’assegnazione dei contributi pubblicati il 5 novembre, sono 331 i player fieristici da Nord a Sud ammessi al ristoro. Restano invece ancora da erogare i fondi per le perdite 2021, contemplate nei decreti “Sostegni” e “Sostegni bis” per 150 milioni di euro. Su questi si attende il regolamento per la ripartizione delle somme anch’essi in deroga al de minimis. “Una deroga - conclude Danese - fortemente richiesta dal comparto e attuata dal Ministro del Turismo Massimo Garavaglia per salvare la competitività del sistema fieristico e delle imprese impegnate nell’internazionalizzazione”. Risultano invece in fase più avanzata i contributi Maeci-Simest: 250 milioni di euro a fondo perduto e già operativi. Ristori che, dunque, insieme alla ripartenza delle attività, ancor più importante, sembrano aver messo nuovamente in sicurezza le grandi piattaforme fieristiche italiane, volano sui mercato mondiali, anche, o soprattutto, l’agroalimentare, pilastro economico italiano.
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