L’impronta digitale di un vino e di una denominazione coincidono spesso con il profilo del suo paesaggio: imparare a leggerlo, ad apprezzarne le sfumature e a valorizzarne le differenze sono la chiave per rafforzare l’identità del prodotto. Da questi presupposti è nato il progetto di suddivisione del territorio di produzione del Chianti Classico in aree più ristrette e dotate di maggiore omogeneità, per arrivare ad indicare in etichetta il nome del borgo o villaggio: le Uga (Unità Geografiche Aggiuntive) - San Casciano, Greve, Montefioralle, Lamole, Panzano, Radda, Gaiole, Castelnuovo Berardenga, Vagliagli, Castellina e San Donato in Poggio - distinguibili in base a criteri specifici quali la riconoscibilità enologica, la storicità e la notorietà.
Fra i principali obiettivi del progetto, quello di rafforzare la comunicazione del binomio vino-territorio, aumentare la qualità in termini di identità e territorialità, consentire al consumatore di conoscere la provenienza delle uve e, non ultimo, stimolare la domanda attraverso la differenziazione dell’offerta. L’introduzione del nome del villaggio in etichetta servirà infatti ad intercettare e soddisfare l’interesse dei consumatori che, in numero sempre maggiore, desiderano approfondire la conoscenza del rapporto fra i vini del Gallo Nero e il loro territorio di origine. In una prima fase, le Unità Geografiche Aggiuntive saranno applicate alla sola tipologia Gran Selezione, con la disponibilità e l’apertura all’utilizzo anche per le altre due tipologie in un prossimo futuro: una scelta di importanza strategica per rafforzare l’intento delle UGA di rappresentare le eccellenze del territorio, potendo così competere, in modo più incisivo, con i più grandi vini del mondo.
“È il territorio che fa la differenza è da sempre uno dei nostri motti preferiti”, spiega Giovanni Manetti, presidente del Consorzio del Chianti Classico. “Il nostro è un territorio davvero unico, coperto per due terzi da boschi, e con solo un decimo di areale dedicato alla viticoltura, che oggi, per oltre il 50%, segue i dettami dell’agricoltura biologica (52,5% della superficie vitata rivendicata). Un territorio capace di esprimersi al massimo in tutte le declinazioni del Gallo Nero. Il vino, come spesso ho affermato, rispecchia il territorio come un’immagine fotografica in negativo, e per questo è così importante sia preservare il suo contesto ambientale e paesaggistico che poterlo raccontare al consumatore, nelle sue varie sfaccettature, anche attraverso l’etichetta”.
La presentazione del progetto Uga - Unità Geografiche Aggiuntive andrà in scena, in un evento riservato ad operatori di settore e stampa, il 22 novembre, nella cornice del Museo delle Culture di Milano, dove Luciano Ferraro, caporedattore del “Corriere della Sera”, accompagnerà Giovanni Manetti, presidente del Consorzio, in un viaggio virtuale attraverso le future Uga del Gallo Nero. La giornata proseguirà al Westin Palace, con la degustazione di oltre 200 vini di 62 aziende del Gallo Nero e due seminari condotti da Massimo Castellani.
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