Il nuovo consumatore? L’“eticalista”, che vuole tutta la verità nient’altro che la verità sul cibo. Un consumatore critico, senza alcun dubbio, e climatariano, perché sceglie cosa portare in tavola in base all’impatto ambientale, nella convinzione di contrastare il climate change adottando uno stile di vita migliore; reducetariano, perché impegnato nel ridurre il consumo mondiale di carne, ma anche l’inquinamento, tanto da prediligere mezzi di trasporto ecologici anche per andare a fare la spesa (bici, monopattini, auto elettriche); è “plastic-free” e sempre più attento a scegliere cibi sani e made in Italy, anche in conseguenza della pandemia; e, infine, è sostenibile anche in fatto di portafoglio, disposto a pagare di più per i prodotti etici dei quali è sempre più informato - via web, social e app - ed attento che anche i propri investimenti lo siano. Parola di “D-La Repubblica delle Donne”, che ha messo insieme i trend emersi dal “Rapporto Coop 2021”, un’analisi di Life Gate ed uno studio di Futerra, che ci ha incuriosito fotografando il nuovo identikit dei consumatori nell’era degli acquisti consapevoli, in cui, superata la compulsività anche nel carrello della spesa, accanto alla qualità, cresce la richiesta di assoluta trasparenza, soprattutto da parte della Gen Z.
In particolare, stando allo studio di Futerra, agenzia britannica di consulenza sulla sostenibilità, ci sono i “Brick”, ai quali non interessano i problemi del mondo ma solo i propri, i “Gold”, che guardano alla sostenibilità solo a proprio vantaggio, e i “Green”, le cui scelte in fatto di cibo sono guidate solo ed esclusivamente da valori ambientali ed etici. Ad accomunarli, è il fatto di attribuire alle aziende la responsabilità di portare cambiamenti positivi nel mondo, e che la richiesta di sostenibilità che era la prerogativa dei Millennials non basta più, perché la Gen Z vuole vedere le prove, pretendendo “sincerità” dai propri brand prediletti. E se a battezzare in tempo di pandemia le tribù dei “climatariani” e dei “reducetariani” è stato il Rapporto Coop 2021”, secondo i dati dell’ultimo “Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile” in Italia di LifeGate, società che si occupa di sostenibilità (fondata nel 2000 da Marco Roveda, pioniere del bio con la Fattoria Scaldasole), quando si parla di alimentare, energia e mobilità il 75% degli italiani è fortemente interessato alla sostenibilità quando acquista (era il 43% nel 2015, nella prima edizione dell’Osservatorio).
Del resto quella che stiamo vivendo, è la nuova era degli acquisti consapevoli, del “less is more” ma nella quale non si accettano sconti sulla qualità, anzi si è disposti a spendere di più per averla. Almeno per il momento, perché con il tempo anche i prodotti ed i servizi sostenibili, come è lecito aspettarsi visto che nella moda e nella finanza la tendenza è già in atto, saranno sempre più reperibili, grazie a prezzi, ça va sans dire, “più sostenibili”.
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