Tra comunicazione e ricerca, il mondo del vino è sempre alla ricerca di novità. E così, se sul fronte dell’affinamento e dell’invecchiamento abbiamo raccontato più volte di bottiglie a dimora sul fondo del mare, e se c’è chi ha sperimentato, con fortuna, l’affinamento in miniera (come fatto dalla griffe dell’Adige Cantina Tramin con il suo “Epokale” 2009, affinato nella miniera di Monteneve, in Val Ridanna, ad oltre 2.000 metri di quota, ha conquistato i 100/100 di “The Wine Advocate”), ora c’è chi in altura, in una cantina-igloo appositamente creata, sperimenta l’affinamento in “ghiaccio”. È il curioso progetto del Consorzio Pontedilegno-Tonale con il Consorzio Vini di Valcamonica, la Cantina Bignotti e Unimont - Università della Montagna, polo di eccellenza dell’Università degli Studi di Milano.
Nel concreto, l’obiettivo è quello di “completare l’invecchiamento di 200 tra le migliori bottiglie del territorio della Valle Camonica all’interno di una cantina di ghiaccio costruita per l’occasione, a 2.000 metri di quota, al Corno d’Aola, nella ski area di Ponte di Legno, nel Parco dell’Adamello”. La finalità è quella di studiare come cambiano le qualità organolettiche del vino e individuare tecniche di viticoltura sostenibile.
L’igloo, da utilizzare come originale cantina di affinamento, è stato realizzato dall’artista camuno Ivan Mariotti. Al suo interno, all’inizio dell’inverno, sono state collocate 200 bottiglie: la Cantina Bignotti ha depositato i suoi rossi Igt e gli spumanti Supremo e Brut metodo classico, mentre il Consorzio Vini di Valcamonica, che riunisce al suo interno 12 cantine, ha scelto di partecipare all’esperimento con una trentina di etichette tra rossi, bianchi e passito (delle cantine Concarena, La Muraca, Rodella, Togni-Rebaioli, Scraleca, Vi Bu, Carona, Flonno, Monchieri, Zanetta, Cascina Casola e Rocche dei Vignali.
L’iniziativa ha anche uno scopo scientifico: servirà a capire meglio come l’alta quota e il freddo invernale possano contribuire a migliorare l’affinamento in bottiglia dei vini locali. “Questo esperimento ha l’obiettivo di indagare l’effetto delle caratteristiche climatiche delle quote montane più elevate, caratterizzate dal freddo e dal ghiaccio, sul processo di affinamento dei vini prodotti in Valcamonica. Infatti, verranno effettuate una serie di analisi chimico-fisiche e organolettiche sia sui vini collocati nell’igloo che su quelli lasciati nelle cantine delle aziende in fondo Valle, che consentiranno una prima comparazione necessaria a verificare l’effetto delle condizioni di quota e a meglio orientare la ricerca nei prossimi anni. Il coinvolgimento dei ricercatori e degli studenti del polo Unimont in questa esperienza è in piena coerenza con la “mission” della sede decentrata della Statale di Milano, ovvero trasformare le specificità dei territori montani in punti di forza anziché elementi di debolezza grazie ad approcci innovativi e collaborazioni strategiche con le forze territoriali, dalle imprese agli Enti locali, alla popolazione residente e ai turisti”, spiega Anna Giorgi, responsabile Unimont.
“Questo studio si affianca ad altri, attualmente in essere, tutti volti a valorizzare i prodotti enologici della Valcamonica e questo anche attraverso l’utilizzo delle elevate specificità di questa Valle. Questa innovativa modalità di affinamento dei vini, se ben utilizzata, potrebbe consentire la realizzazione di vini dalle qualità uniche grazie allo strettissimo legame con il proprio “terroir” e innovando il millenario “savoir-faire” dei viticoltori camuni”, aggiunge Lucio Brancadoro, docente di Viticoltura dell’Università degli Studi di Milano.
Nella prossima stagione estiva i risultati saranno aperti anche agli ospiti che trascorreranno le proprie vacanze nel territorio camuno e avranno l’opportunità di scoprire le peculiarità e le caratteristiche della viticoltura locale: “il turismo può essere una straordinaria fonte di conoscenza di un territorio e dei suoi prodotti. L’ambito agricolo, a sua volta, può essere un valido alleato delle strategie turistiche - spiega Michele Bertolini, direttore del Consorzio Pontedilegno/Tonale - e riteniamo, quindi, che unire questi due comparti possa rappresentare un’ottima occasione di sviluppo economico rispettoso però delle peculiarità locali e del nostro ecosistema”. “Con l’iniziativa della cantina-igloo vogliamo dare il nostro contributo a questo suggestivo percorso - conclude Bertolini - dimostrando la possibilità di perpetuare e rafforzare il forte legame morale, simbolico e anche economico che esiste tra questi monti e le loro genti. Un valore che siamo certi rappresenti anche una carta in più agli occhi di chi cerca il volto più autentico della montagna”.
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