La famiglia Ceretto ha segnato la storia del vino piemontese nelle Langhe, soprattutto con Barolo, Barbaresco e Arneis. Ma ora, Roberta Ceretto, terza generazione alla guida delle cantine Ceretto (insieme al fratello Federico ed ai cugini Alessandro e Lisa), con il marito Giuseppe Blengini, architetto e “firma” del celeberrimo “Acino” che domina la Tenuta Monsordo ad Alba, quartier generale della Ceretto, stanno per iniziare a scrivere una nuova pagina anche in Alta Langa, uno dei territori della spumantistica italiana di qualità cresciuto di più negli ultimi anni (+42% le vendite nel 2021 sul 2019, per un giro d’affari al consumo stimato sui 30 milioni di euro, secondo i dati del Consorzio Alta Langa, guidato da Giulio Bava).
In un progetto “privato”, scollegato dall’azienda Ceretto, che lega storia, visione imprenditoriale e famiglia. Ingredienti alla base della nascita dell’Alta Langa Monsignore, che debutterà presto sul mercato con due annate, al 2017 e la 2018, per una produzione che sarà di 8.000 bottiglie, con l’obiettivo a medio termine di arrivare a 50.000. E che nasce dai vigneti di Cascina Monsignore, a Vicoforte, e che sorge su quella che fu la storica dimora del Vescovo di Mondovì Michele Casati, che, nella seconda metà del Settecento, su progetto dell’architetto sabaudo De Robilant, inizia la costruzione di un edificio adibito a residenza estiva e annessa cantina per la produzione del vino per la Curia Vescovile. E che, dagli inizi del Novecento, è di proprietà della famiglia Blengini.
“Per anni io e mio marito, che ci siamo sposati nel 2009, ci siamo interrogati su cosa fare anche per garantire continuità ad una realtà storica come questa. La scelta, alla fine, è caduta sul vino - spiega Roberta Ceretto, a WineNews - e proprio sull’Alta Langa. Nel 2014 abbiamo iniziato a provare diversi cloni di Chardonnay e Pinot Nero, e nel 2017 è arrivata la prima vendemmia. La mia famiglia conosce bene il Nebbiolo per il Barolo e Barbaresco, ma per fare qualità in Alta Langa abbiamo chiesto consigli ad un enologo espertissimo del territorio come Giuseppe Caviola, e così è iniziato davvero il nostro progetto. Siamo in una zona particolare, proprio al confine tra Langhe e Alta Langa, con i vigneti tra 550 e 600 metri di altitudine. A Vicoforte siamo in qualche modo pionieri della spumantistica. Ma è un progetto in cui crediamo molto come crediamo nell’Alta Langa, e siamo stati ben accolti da tanti produttori del territorio”.
Ad oggi Cascina Monsignore ha 44 ettari di terreno, di cui 10 vitati, e di questi 8 ettari sono ad Alta Langa, mentre due sono ancora a Dolcetto, che la famiglia Blengini produce da anni, ma ormai più per ragioni affettive che altro, quasi un vino per gli amici, tanto che Monsignore produrrà solo Alta Langa”, spiega Roberta Ceretto, che aggiunge: “stiamo comprando altri terreni perchè crediamo molto nell’Alta Langa, ma è tutto da vedere il futuro, perchè l’albo dei vigneti è chiuso. In ogni caso è una bollicina che è cresciuta tantissimo in qualità e sul mercato, ci sono vini davvero interessanti, ed il territorio è in grande fermento”. Inoltre, spiega ancora Roberta Ceretto, oltre alla crescita del vino, ci sono anche grandi prospettive sul fronte dell’accoglienza e dell’enoturismo.
“Siamo in un luogo molto particolare: da Vicoforte in 25 minuti di auto si arriva sulle piste da Sci di Prato Nevoso, in 45 minuti di autostrada a Savona sul mare in Liguria, così come ad Alba. E, in questi ultimi tempi, abbiamo notato che il turista che viene nelle Langhe - aggiuge Roberta Ceretto, che, con la Ceretto, possiede anche il ristorante tristellato Piazza Duomo di Alba di Enrico Crippa, e la trattoria La Piola - vuole letteralmente “disperdersi” nel territorio. Magari fa un giorno ad Alba, un giorno tra Barolo e Barbaresco, che sono dei must, ma poi ha voglia di vedere cosa altro c’è intorno, e qui in in 40 minuti di macchina si va ovunque, siamo a 10 minuti da Dogliani, ci sono posti meravigliosi, ancora con più varietà di boschi, fattorie, animali, è zona di bue grasso, ci sono campi privi di coltivazione se non di grano. C’è Mondovi, a due passi, che, in passato, è stato un centro importante ed è anche molto bello dal punto di vista architettonico e storico. Insomma, quello mio e di mio marito Giuseppe Blengini su Cascina Monsignore è un progetto che guarda alla valorizzazione di un territorio che è bellissimo e ha già tutto, compresa una grande cucina, ma che deve essere conosciuto ancora di più”.
Tra le curiosità del progetto, confermando da sempre il legame forte tra la famiglia Ceretto e l’arte, ci saranno le etichette delle bottiglie, che ogni tre anni saranno disegnate da un artista diverso. E per il debutto è stato scelto niente meno che Francesco Clemente che, assieme a Sandro Chia (anche vigneron in quel di Montalcino, con il Castello di Romitorio, ndr), Enzo Cucchi, Nicola De Maria e Mimmo Paladino, è uno dei protagonisti della Transavanguardia italiana (e amico di lunga data della famiglia Ceretto: suoi gli affreschi nella sala del Piazza Duomo di Alba, ndr).
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