“L’importanza dell’agricoltura sulle nostre vite non può essere sottovalutata. I nostri agricoltori rendono possibile portare cibo di qualità sulla nostra tavola. Quest’anno celebriamo i 60 anni della Politica agricola comune, che oggi ha un impatto diretto su 11 milioni di agricoltori europei e su oltre 180 milioni di ettari”. A dirlo la presidentessa del Parlamento Europeo Roberta Metsola al Summit internazionale, a Verona, oggi, che lancia l’edizione n. 115 di Fieragricola https://www.fieragricola.it, la più longeva rassegna dell’agricoltura italiana (dal 2 al 5 marzo, a Veronafiere). E kermesse che, come detto dalla stessa Metsola, ha dato, negli anni, un impulso importante alla modernizzazione dell’agricoltura italiana. Così come la Pac (misura che vale oltre il 30% del bilancio Ue, pari a 55 miliardi di euro nel 2021 appena chiuso, ndr) che, è stato ricordato non è solo uno strumento di gestione della produzione.
“L’agricoltura moderna e innovativa è oggi la chiave per proteggere l’ambiente, senza dimenticare che siamo chiamati ad impegnarci per una produzione agricola in grado di rispondere all’aumento della popolazione, dei cambiamenti climatici in essere, dell’aumento dei costi di produzione - ha spiegato Metsola - ecco che aumentare la resilienza dell’agricoltura è una delle priorità e la riforma che sarà applicata da gennaio aprirà a una Pac più verde, più equa, attenta al benessere animale e alla sostenibilità, garantendo allo stesso tempo competitività al settore. Dobbiamo rispondere agli obiettivi economici, ma allo stesso tempo ai target ambientali e sociali”. E guardando al futuro, secondo il Ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, la Pac “dovrà essere vista un pò sul modello americano, in funzione della gestione del rischio, della garanzia del reddito. Credo che questa Pac, la grande riforma per il settennato che stiamo vivendo, contenga già alcuni elementi che vanno in questa direzione”, ha detto Patuanelli. Secondo il quale, nella prossima Pac dovrà esserci “un forte focus sull’ambiente, gli ecoschemi del primo pilastro (il taglio quindi dei pagamenti diretti), quindi una forte condizionalità sul secondo pilastro, ossia le misure agroambientali che rappresentano almeno il 35% delle risorse dei piani di sviluppo”. Patuanelli ha poi insistito sul “ruolo dei governi centrali rispetto alla produzione agricola regionalizzata, con un piano strategico nazionale che è un po’ la griglia sulla quale le regioni si muovono per sostenere gli investimenti degli agricoltori”. Infine ha sottolineato per la nuova Pac “la proposta italiana del fondo di mutualizzazione, proprio orientato alla gestione del rischio, che è elemento cruciale per gli agricoltori, per la garanzia di reddito che devono avere. La proposta italiana è di un prelievo del 3% volontario sul primo pilastro che noi attuiamo grazie anche a risorse nazionali con le quali accompagniamo questo percorso”. “Ed allora la Pac - ha aggiunto il Ministro - ha seguito e forse in quale modo anticipato le scelte degli agricoltori. Oggi dobbiamo concentrarci sull’innovazione, sulle tecnologie di frontiere, sulla comunicazione agli agricoltori delle possibilità che attraverso gli strumenti dell’agricoltura di precisione, del monitoraggio satellitare, della sensoristica, possono avere per consumare meno input ambientali e continuare a produrre cibo nelle quantità necessarie, ai prezzi necessari, però con maggiore rispetto per i territori. Il nuovo disegno di politica agricola comune porta a riflettere su quale sarà il ruolo della Pac nel sostegno alle produzioni agroalimentari di tutti gli stati membri. Probabilmente ci dovrà essere un ritorno ad alcuni elementi protettivi, la necessità di produrre cibo e garantire la sicurezza alimentare a tutte le popolazioni europee, però nel rispetto dell’ambiente e della necessità di diminuire gli impatti ambientali e il consumo di fonti non rinnovabili, come sono molte di quelle che garantiscono la produzione di cibo”. Ma l’altro tema, oltre all’innovazione, ha detto Patuanelli, “è quello dell’energia che nel settore agricolo può diventare un reddito aggiuntivo per gli imprenditori. Su questo il Pnrr prevede ingenti risorse: 1,5 miliardi di euro per l’agrisolare e 1,1 miliardi di euro per l’agrivoltaico”.
Di Pac ha parlato anche Paolo De Castro, eurodeputato ed ex Ministro delle Politiche Agricole, che ha ricordato come “il primo regolamento sulle Ocm, le organizzazioni comuni di mercato, sul grano, venne fatto nel 1962. Ovviamente avremmo voluto festeggiare questi 60 anni in un clima differente, ma siamo qui per rimarcare i successi ed anche i cambiamenti che sono in atto e che con questa riforma abbiamo ulteriormente impresso”.
Un riferimento evidente, quello di De Castro, all’attualità della guerra, per la quale, anche sul settore agroalimentare, “le preoccupazioni sono molte, e credo che l’impatto lo vedremo già a partire dalle prossime ore, tra oggi e domani”, ha detto il dg Veronafiere, Giovanni Mantovani. “C’è sicuramente - ha spiegato - un problema di tensione sui prezzi delle materie prime, non solo quelle energetiche, ma anche quelle che contribuiscono a far si’ che la nostra filiera alimentare possa svilupparsi. Pensiamo a commodities come il grano e la soia. Dall’altra parte - ha aggiunto - c’è tutto il tema energetico che sta impattando anche sull’agricoltura, ma non solo sul primario. E credo che anche il nostro export avrà contraccolpi pesanti. Basti pensare che noi esportiamo in Russia più di un miliardo di euro di valore e di questo export quasi il 40% è rappresentato dal settore vinicolo. Un comparto per noi strategico, anche per la provincia di Verona. Perciè l’impatto è davvero importante e l’auspicio è che si trovi una soluzione in tempi non troppo lunghi, in modo da ripristinare uno stato di diritto dentro il continente e regolare meglio le relazioni che si sono sempre sviluppate senza ricorrere a venti di guerra”.
In ogni caso, la Politica Agricola Comune (Pac), e quindi l’agricoltura Ue, sarà sempre sostenibile, attenta all’ambiente e al benessere animale, perfettibile, ma orientata a tutelare il reddito degli agricoltori, garantire la sicurezza alimentare e la qualità delle produzioni, affrontare le sfide climatiche e accompagnare l’innovazione e la tecnologia.
“Grazie alla Pac - ha aggiunto il presidente Veronafiere, Maurizio Danese - abbiamo sostenuto la crescita agricola e alimentare dell’Europa, che è stata indubitabilmente una delle chiavi di volta per costruire la crescita economica e sociale dell’Unione Europea, rafforzando le radici culturali comuni e costruendo una moneta unica per molti Stati membri. Se vogliamo un’Europa più forte, sono convinto che si debba puntare a rafforzare le radici agricole, tenendo presente le necessità del nostro tempo e di un tempo futuro: garantire una produzione di cibo crescente, aumentare le rese in campo e la competitività delle imprese agricole e delle catene di approvvigionamento, contrastare i cambiamenti climatici, tutelare l’ambiente, la biodiversità e il paesaggio, sostenere il ricambio generazionale, sviluppare aree rurali dinamiche, proteggere la qualità dell’alimentazione e della salute, tutti obiettivi che la riforma della Pac che entrerà in vigore dal prossimo gennaio ha in agenda. Dobbiamo su queste premesse guardare avanti, consapevoli che non esiste una Politica agricola comune perfetta per tutti e per sempre, ma ritengo sia impegno delle istituzioni, del mondo agricolo, della scienza e anche di una manifestazione storica e riconosciuta come Fieragricola, che molto ha dato all’agricoltura, cercare di favorire il dialogo, l’innovazione, la crescita e contribuire agli scambi non soltanto commerciali, ma anche culturali. Perché è responsabilità di tutti noi coltivare la crescita e la pace, per la tutela degli oltre 510 milioni di europei che vivono entro i confini dell’Unione europea”.
“Sessant’anni di Pac non sono solo 60 anni di politica agricola, ma sono 60 anni di Unione Europea, con il ruolo fondamentale di garantire la sicurezza alimentare - ha detto l’eurodeputato Herbert Dorfmann - in un momento in cui ancora si soffriva la fame nel continente. Le sfide del futuro saranno quelle della sostenibilità e dell’intensività oltre che quella di garantire redditività agli agricoltori, perché senza un’adeguata remunerazione non potremo assicurare quel ricambio generazionale che è necessario per rafforzare il settore primario. Abbiamo un grande problema sulla distribuzione del valore; se penso al mio territorio (l’Alto Adige, ndr) e guardo a quanto vengono pagate le mele, che rappresentano circa il 50% della produzione nazionale di mele biologiche in Italia, noto che c’è un fallimento di mercato della catena alimentare se le mele costano 1 euro al chilogrammo e poi vengono vendute a Bruxelles a 2,99 euro al chilo”. Secondo Maciej Golubiewski, capo di gabinetto della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale della Unione Europea, “è grazie agli agricoltori se oggi abbiamo raggiunto la sicurezza alimentare ed è importante riconoscere il valore degli agricoltori e il ruolo centrale della Politica Agricola Comune. Oggi ci troviamo di fronte nuove sfide, come quella legata ai cambiamenti climatici, ma come ha ricordato la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, la parte più significativa è la resilienza, per rendere le aziende agricole più resistenti alla crisi. In questo contesto diventare più sostenibili automaticamente ci rende anche più resilienti, perché dobbiamo coltivare in maniera responsabile La nuova Pac, che entrerà in vigore con il prossimo anno, aiuta a prestare attenzione ai mercati locali e a focalizzarsi sull’agricoltura dei nostri paesi, per avere allo stesso tempo produttività e qualità, senza rinunciare alla sostenibilità. L’Italia in questo ha grandi opportunità, perché è responsabile del 18% del valore aggiunto dell’agricoltura europea”.
“Dobbiamo guardare avanti e dobbiamo investire a livello europeo in infrastrutture - ha aggiunto Pecca Pesonen, segretario generale Copa/Cogeca - che rendono disponibili le informazioni agli agricoltori. Dobbiamo ribadire l’importanza della transizione ecologia e modificare il modo di pensare, tenendo però sempre presente la transizione sociale ed economica, riconoscendo il ruolo delle produzioni locali di qualità e dell’agricoltura a conduzione familiare, che è un modello dinamico e non immutabile nel tempo. Solo coniugando la transizione ecologica e la transizione economica e sociale potremo garantire un futuro ai giovani in agricoltura”.
Ma se la riflessione sulla Pac è, gioco forza, una riflessione sul medio-lungo termine, l’attualità impone anche altri ragionamenti più immediati, come sottolineato a Luigi Scordamaglia, ceo Inalca e presidente Filiera Italia: “la crisi Ucraina-Russia ci ha presentato il nostro paese nudo, completamente sprovvisto di una politica energetica, perchè negli ultimi 20 anni abbiamo sistematicamente creduto che bastasse non trivellare, non aprire le tap, non aprire i gasdotti, non fare i rigassificatori e affidarsi completamente a un approvvigionamento esterno di energia. Risultato: siamo totalmente dipendenti dall’estero e scopriamo che non è così facile cambiare. La stessa cosa sta accadendo per la produzione agroalimentare. Oggi vediamo che quell’area di mondo che controlla un terzo della produzione di grano, il 20% del mais e l’80% dell’olio di girasole mette in crisi il sistema di food security globale, fa aumentare i prezzi che esplodono anche a casa nostra dove abbiamo trascurato il concetto di sicurezza e sovranità alimentare. Nell’agroalimentare non possiamo fare lo stesso errore che abbiamo fatto con Russia sull’energia. La Pac è stato uno strumento fondamentale e lo sarà ancora di più in futuro; l’aver messo la filiera al centro della Politica agricola comune è fondamentale. Nel Pnrr abbiamo 1,2 miliardi di euro per le filiere e 1,92 miliardi di euro per il biogas che è la vera risposta per l’austerity dei paesi. Ma non è sufficiente se poi il 91% dei programmi di investimento di biogas presentati nel 2017 sono fermi in attesa di autorizzazioni. La burocrazia può vanificare tutto”.
Critico, sulla nuova Pac, il giudizio del presidente Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. “Con la nuova Pac, che entrerà in vigore il 1 gennaio 2023, è stato chiesto alle imprese agricole di accrescere la sostenibilità ambientale, migliorare la tutela delle risorse naturali e la biodiversità. Le risorse finanziarie a disposizione, però, sono state ridotte. Per l’agricoltura italiana il taglio è del 15% in termini reali rispetto alla dotazione messa a disposizione nel periodo 2014-2020. Confagricoltura ha sempre sostenuto, nel negoziato sulla riforma della Pac, non si stesse andando nella giusta direzione. Molte dichiarazione di stampo ideologico e poche valutazioni d’impatto. Tutti gli aiuti diretti della Pac, indipendentemente dalla dimensione delle imprese - ha aggiunto Giansanti - saranno ridotti di quasi il 50% rispetto ai livelli in essere. Una parte, al massimo il 25%, potrà essere recuperata con il ricorso a specifici metodi di produzione a maggiore valenza ambientale (“ecoschemi” in gergo tecnico). Resta il fatto che per la Pac la rete di protezione minima dei redditi si è ristretta. Poi ci sono i temi della reciprocità e del multilateralismo: noi ci siamo sempre espressi a favore di una vera reciprocità anche all’interno della Unione Europea, dove purtroppo le condizioni in cui gli agricoltori operano non sono le stesse, e ancora meno rispetto ai Paesi terzi.
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