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Quotidiano Nazionale

Benessum e Insoglio la fantasia in bottiglia… Benessùm, in dialetto bolognese ‘Benissimo’. Fu il cantautore Andrea Mingardi al termine di una cena nell’agriturismo Borgo delle Vigne sulle colline di Zola Predosa alle porte di Bologna a suggerire questo nome per il vino di punta della cantina Gaggioli, un Rosso Bologna Doc Riserva base cabernet sauvignon, merlot e syrah prodotto in 3000 pezzi, affinato in legno, acciaio e vetro per 4 anni. “Un nome originale, una espressione tipica del nostro intercalare – dice il patron Carlo Gaggioli – che ha portato fortuna al vino: va esaurito tutti gli anni”. A poca distanza sempre sui Colli bolognesi la cantina Manaresi ha chiamato ‘Duesettanta’ il suo bianco di punta (sauvignon, chardonnay e pignoletto) “dalle parcelle più vocate a 270 gradi sulla collina Bella Vista”, e RED (così in caratteri cubitali rossi su fondo nero) il suo Rosso Bologna Doc base Cabernet sauvignon "amichevole, conviviale, spensierato, di grande bevibilità”. Il vino italiano conta decine di migliaia di etichette e ogni anno ne escono sempre nuove, e la fantasia si sbizzarrisce alla ricerca dei nomi più strani e originali, anche provocanti a volte. Anni fa www.winenews.it, sito di riferimento più consultati del web, fece un sondaggio fra gli enonauti e ne uscì che il nome più originale per una bottiglia di vino italiano era il Merlò della Topanera, prodotto in Toscana a Montecarlo (Lucca) dallo stravagante e irriverente produttore Gino ‘Fuso’ Carmignani. E comunque furono segnalate centinaia di etichette originali. E in circolazione si trova pure l’Avvocata (foto in basso). C’è un’intera categoria di nomi ‘erotici’ per i vini italiani, con riferimenti più o meno espliciti: Ficaia, Passera delle Vigne, Scopaio, Baciami Subito, Bricco dell’Uccellone, o vitigni come, la Passerina, il Pelaverga. Fa eccezione il pugliese Nero di Troia, dove Troia è il nome di una località (come dire Nero d’Avola). Molto gettonata – dal sondaggio di Winenews.it - anche la categoria “nomi poetici”, tra cui vale la pena menzionare Come la pantera e I lupi nella sera, Luna Selvatica, I nani e le ballerine, La Quadratura del Cerchio, BoccadiRosa, Morsi di Luce. fino ad un produttore particolarmente ispirato che ha dato vita ad un’intera linea poetica composta da bottiglie che si chiamano Memoria, Elegia, Lirica e Madrigale. Alla favolistica si richiama il celebre rosso di Donnafugata “Mille e una notte”. Non manca un’ampia sezione che attinge ai “nomi degli animali”: Insoglio del Cinghiale, Grilli del Testamatta, Tramonto d’Oca, Lupicaia, Occhio di Pernice, Bocca di Lupo, Avvoltore, Poggio Bestiale. Per i più colti ecco i vini con "nomi dal greco e latino", dal Modus al Magno Megonio all’Ursa Major, dall’Anarkos all’Elos. Non potevano naturalmente mancare i nomi in inglese, forse mirati ad un mercato internazionale: si va dai (relativamente) semplici Wine Obsession o Five Roses (il pioniere dei rosati di Leone de Castris), agli originali Where dreams have no end (diventato W…Dreams…, vino icona di Jermann), Pass the cookies!, In my next life, I’ll be thin (lo stesso vignaiolo che produce quest’ultimo ha anche due etichette dal nome Toh! e Uh?). Alle origini etrusco-latine guarda una cantina top dell’Agro Pontino come Casale del Giglio che ha chiamato i suoi vini Mater Matuta, Satrico, Antinoo, Albiola. Nello stesso territorio una cantina cooperativa come Cincinnato si è sbizzarrita a chiamare le bottiglie Kora, Enyo, Argeo, Quinto, Ercole, Pollùce saccheggiando la mitologia greco-latina. Ci sono poi vini "che tirano fuori dai guai", come il Pagadebit romagnolo e lo Straccia Cambiale. In Romagna la Cagnina è il vino giovane dolce da caldarroste, precursore del novello. Fattoria Paradiso ha chiamato Gradisca, il celebre personaggio felliniano, il suo Albana Passito da muffa nobile da abbinare a foie gras e formaggi stagionati. C’è poi il Cacc’e Mmitte prodotto nell’agro di Lucera (FG) , che significa “leva e metti”, e ricorda le antiche lavorazione delle uve nei ‘palmenti’ del Meridione. Poi l’Est!! Est!! Est!!, bianco Doc di Montefiascone, alto Lazio. Ci sono poi i vini biologici Ciù Ciù (soprannome della famiglia Bartolomei), gloria del territorio piceno (AP), che dal sud delle Marche si sono allargati fino a creare un gruppo (Tenimenti Bartolomei) con cantine nel Lazio, Abruzzo e Sicilia.

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