Riconoscere come Patrimonio Immateriale dell’Umanità la tecnica tradizionale di appassimento delle uve della Valpolicella, usata da secoli nel territorio per vinificare i rossi migliori, tra cui il celebre Amarone ed il Recioto, un’operazione artigianale e antichissima unica al mondo: è la mission del “Comitato” del percorso di candidatura che si costituirà per la prima volta nei prossimi giorni a Verona e che vede il Consorzio di Tutela dei Vini della Valpolicella capofila e coordinatore delle attività propedeutiche la costruzione del dossier. Un riconoscimento, ancora una volta, al vino italiano come “custode” di territori e tradizioni secolari, che andrebbe ad arricchire la “World heritage list” dei Patrimonio dell’Umanità dell’Italia che vede come pratiche già riconosciute la Coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria e i Muretti a secco della Valtellina, accanto siti che vanno da Le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, al Paesaggio vitivinicolo del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato, senza dimenticare quelli al cui riconoscimento mondiale ha contribuito anche la viticoltura, dalla Val d’Orcia alle Cinque Terre, dalla Costiera Amalfitana alle Isole Eolie e il Monte Etna, ed i distretti del vino già sulla via dell’Unesco come il Chianti Classico.
Un progetto che, per il presidente del Consorzio Christian Marchesini, rappresenta “una grande opportunità, anche in chiave di sviluppo della Denominazione e del territorio. Un progetto dall’alto valore scientifico e filosofico nato circa un anno fa proprio da un’idea del Consorzio, e che concilia economie locali, territorio e tradizione coinvolgendo in modo trasversale tutti gli attori che caratterizzano il tessuto socioeconomico della denominazione Valpolicella e della provincia tutta”.
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