Il simposio, dove il vino è protagonista, è il bere insieme. Il compagno, è colui che spezza il pane e lo condivide. E vino e pane, o pane e vino, in questo momento storico più che mai tornano al centro della quotidianità e del simbolismo valoriale della pace, della condivisione, della fratellanza. Messaggi che arrivano da “Pane e vino, il dialogo sulla rinascita”, voluta da Confagricoltura, a Verona, nella giornata domenicale, a Vinitaly 2022.
“Il vino ha valenza simbolica eccezionale perchè permette agli uomini di convivere, togliendo loro alcune inibizioni, ma sempre in un ambito controllato. Senza vino non c’è festa, non c’è convivialità, senza vino non si recuperano rapporti umani “feriti”, perchè il vino toglie le inimicizie, proclama verità, permette alle persone di ritrovarsi insieme”, ha detto Monsignor Carlo Maria Polvani del Pontificio “Consiglio della Cultura”. Il pane, invece, alimento della necessità ma non solo, è, invece, il simbolo della “nascita dell’agricoltura”, ha aggiunto Deborah Piovan, imprenditrice e divulgatrice Confagricoltura.
“10.000 anni fa in tre zone del pianeta, le popolazioni umane hanno addomesticato il grano, nella mezzaluna fertile, il riso in Asia e il mais in Centramerica, tre cereali di base per l’alimentazione. Quando è stato piantato il primo seme, è stata cambiata la storia in modo definitivo. All’inizio la storia dell’uomo agricoltore è stata più difficile di quella del cacciatore, ma l’agricoltura è stata un’invenzione umana che ha cambiato la vita, la società, ha creato ruoli, classi, divisioni ma anche specializzazioni. Parlare di pane è parlare di storia delle società ma anche di innovazione: oggi non si possono fare passi indietro, ma solo grandi passi in avanti perchè sul pianeta siamo tanti e tutti devono mangiare”. Vino e pane, pane e vino, due alimenti fondamentali della storia umana, due simboli di territorialità e radicazione, inscindibili.
“Tante religioni pesano alle cose più particolari e speciali per rendere onore agli dei - ha aggiunto ancora Monsignor Carlo Maria Polvani del “Pontificio Consiglio della Cultura”- la religione ebraico cristiana fa l’opposto, prende le due cose più consone al popolo, il pane ed il vino, e ne fa il massimo simbolo del culto. È logico, se si pensa che il massimo sacramento del nostro culto è una cena, è il condividere un mangiare. Pensiamo poi che il pane ed il vino sono quelli che trasformano il lavoro da fatica a ricompensa”.
“Da agricoltore - ha detto il presidente Confagricoltura, Massimiliano Giansanti - dico che quello che lega agricoltura e religione è molto profondo, ancestrale, in tutte le religioni. E ci porta a non guardare solo alla parte economica, pur estremamente importate e rilevante. Gli agricoltori amano la loro terra talmente tanto che la gestiscono pensando sempre quello che devono fare per le generazioni future. L’agricoltore difficilmente si sposta, resta ancorato alla sua terra. L’agricoltura non è industria, è natura che va accompagnata e tutelata. Ma è altrettanto vero che la scienza e la ricerca ovviamente sono fondamentali per il futuro, per costruire un mondo sempre più virtuoso in cui saranno protagonisti gli agricoltori. In mezzo ai tanti orrori che caratterizzano la guerra, è stato rimesso al centro il tema del pane, che non è solo un alimento, ma è elemento di socialità e pace. Quando il pane costa poco c’è pace, quando costa tanto c’è guerra, preoccupazione. E tutti dobbiamo lavorare per un mondo di pace, dove ognuno possa portare a casa il pane quotidiano. E gli agricoltori sono fondamentali”.
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