Le bollicine metodo classico di Alta Langa, vanno in città, e per “La Prima dell’Alta Langa” che presenta in anteprima le ultime annate sul mercato, scelgono Italdesign, tempio del design italiano a Torino. Qui sono nate icone dell’auto come la mitica DeLorean, fenomeni pop come la Fiat Panda, e modelli unici di Ferrari e Bugatti. Ma anche “Terra”, il calice dedicato all’Alta Langa che raccoglie l’eredità di “Grande”, firmato nel 2012 da Giugiaro. Nato nel 2001, dalla volontà di una manciata di case spumantiere del territorio, oggi il Consorzio dell’Alta Langa, guidato da qualche settimana da Mariacristina Castelletta (Tosti 1820) raccoglie 47 produttori, per quasi 340 ettari vitati ed una produzione di 3 milioni di bottiglie. E nessuna fretta di crescere troppo in fretta, perché il percorso fatto sin qui, come ricorda a WineNews Mariacristina Castelletta, “dimostra che la strada giusta è quella della costanza” (nei prossimi giorni l’intervista su WineNews). Nella consapevolezza che la fascia collinare delle province di Asti, Alessandria e Cuneo sulla riva destra del fiume Tanaro, rigorosamente sopra i 250 metri sul livello del mare, con i suoi terreni dominati da marna, calcare e argilla, sono perfetti per il Pinot Nero e lo Chardonnay, specie in ottica futura, con gli effetti del Climate Change che, a lungo andare, metteranno sempre più in difficoltà la viticoltura di pianura.
E l’aspetto pedoclimatico non è certo l’unico punto di forza di una denominazione che, per motivi geografici e per potenziale, attrae sempre più i grandi nomi della viticoltura di Langa e quindi di Barolo, da Casa E. di Mirafiore a Ettore Germano, da Fontanafredda a Pecchenino, da Rizzi a Mascarello Michele & Figli, senza dimenticare un punto di riferimento di tutta la viticoltura italiana come Banfi, che in Alta Langa ha investito ormai da tanti anni, ed è tra le fondatrici del Consorzio. La cornice de “La Prima dell’Alta Langa”, invece, chiude un cerchio aperto ormai dieci anni fa, nel 2012, quando Giorgetto Giugiaro firmò “Grande”, il calice da degustazione dedicato alle bollicine dell’Alta Langa prodotto allora dalla tedesca Spiegelau.
Oggi, a progettare “Terra”, prodotto in edizione limitatissima dalla vetreria Collevilca di Colle Val d’Elsa, è Nicola Guelfo, Head of Industrial Design di Italdesign, un bicchiere che, “tramite la sua forma, veste una storia. È l’essenza del design: far parlare la funzione dell’oggetto. Con questo calice - spiega Nicola Guelfo - abbiamo voluto raccontare il prestigio dei vini Alta Langa e per farlo siamo andati a indagare diversi ambiti d’interesse: l’arte, l’architettura e tutto ciò che c’è dietro questo vino. Abbiamo studiato soprattutto gli ambienti naturali da cui proviene; ci ha ispirati quel tessuto straordinario e composito di vigne arrampicate in alta collina e boschi, di noccioleti e pascoli. Abbiamo osservato le forme della vite e dei grappoli, le foglie, i tralci, ma anche l’atmosfera solenne e monumentale delle cantine storiche, dove i vini affinano sulle pupitres”.
Alla prova del (nuovo) calice, spicca l’eleganza della “Cuvée Aurora 100 Mesi” 2011 di Banfi, assemblaggio di Pinot Nero (85%) e Chardonnay (15%), dove le note dolci della nocciola sono magistralmente bilanciate dai sentori agrumati e dalla sapidità che ne rendono gustosissima la beva. In un panorama sempre più qualitativo, colpisce la peculiarità e la ricchezza gustativa del “Vigna Gatinera” 2014 di Fontanafredda, unico cru dell’Alta Langa che, per la sua storia, può fregiarsi della menzione in etichetta: 100% Pinot Nero, Pas Dosé, al naso zafferano, in bocca si scopre sorso dopo sorso, dalla crosta di pane alla frutta secca. Altro Blanc de Noir capace di rappresentare al meglio l’eleganza del Pinot Noir, il “Pas Dosé” 2012 di Cocchi, dove le note tostate bilanciano bene l’ingresso agrumato, per una beva decisamente piacevole. Interessante, specie in chiave gastronomica, l’Extra Brut 2016 di Mario Giribaldi, minerale e cremoso. Nella top five degli assaggi di WineNews, inoltre, una griffe storica dell’Alta Langa, Contratto, fondata a Canelli nel lontano 1867, che, nel Pas Dosé Blanc de Blancs 2017, regala acidità, note floreali e un sorso verticale e appagante.
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