La siccità che sta investendo l’Italia e l’Europa, con territori in cui non piove da quasi 4 mesi, preoccupa tutti. E e se le organizzazioni agricole, nei giorni scorsi, hanno rilasciato ipotesi allarmanti, con cali di produzioni di cereali, frutta e verdura ipotizzati in una forbice tra il -30% ed il -70%, a seconda di colture e zone, la preoccupazione strisciante nel mondo del vino, in vista della vendemmia, diventa palese con la voce di uno dei territori più importanti d’Italia, quella del Consorzio Barbera d’Asti e dei vini del Monferrato, guidato da Filippo Mobrici. “Se la situazione attuale di carenza di piogge dovesse permanere ancora a lungo, rischieremmo di compromettere una vendemmia che si preannuncia di grande qualità. Ci sono già segnali di sofferenza delle piante e questo non lascia certo tranquilli i nostri produttori. Ma, ovviamente, la situazione anche dal punto di vista meteorologico andrà monitorata costantemente con grande attenzione”, spiega lo stesso Mobrici.
Monitoring che il Consorzio, che mette insieme oltre 400 viticoltori, ha già messo in atto, in linea con il suo ruolo di protezione del territorio, uno dei più vasti d’Italia a livello consortile, rappresentativo di un terzo di tutta la produzione del Piemonte (12.000 ettari, 13 denominazioni, 167 Comuni). I tecnici alle dipendenze dell’ente, infatti, hanno già elaborato un diagramma dell’andamento climatico mettendo a confronto l’annata in corso con le due precedenti. “La stagione in corso - spiegano gli esperti del Consorzio - è caratterizzata da forte siccità e caldo. In primavera la coltura della vite ha tratto giovamento dalle temperature più elevate rispetto alla norma: infatti la fioritura è stata molto anticipata”. Ma tutto questo è andato oltre quando le pioggie hanno continuato a scarseggiare e le temperature cresciute troppo per questo periodo dell’anno, “come nelle annate 2015 e 2017”. Lo studio tecnico ha lavorato, in particolar modo, su un focus specifico: “dalla fase di germogliamento alla fioritura (mediamente 40 giorni), i giorni in cui le temperature hanno superato i limiti sono stati più di 15”, un vero record che ha creato la realtà attuale: “i terreni risultano particolarmente asciutti e la campagna 2022 si preannuncia la più siccitosa di sempre. Sino ad oggi sono caduti in media circa 300 millimetri di acqua, rispetto agli anni precedenti che avevano accumuli tra i 400 e i 500 millimetri”. Manca, in parole povere, allo stato attuale tra il 50% e il 70% delle precipitazioni. “La vegetazione - spiega il Consorzio - continua ad essere stentata ed in alcuni vigneti, soprattutto quelli esposti a Sud e di alta collina, si avvertono segni di sofferenza delle viti dovuti a siccità e disidratazione”. Ma la siccità inizia a preoccupare fortemente anche il Veneto, altra Regione locomotiva del vino italiano, come emerso oggi nel primo focus del Trittico Vitivinicolo Veneto 2022, di Regione Veneto, Veneto Agricoltura, Arpav e Uvive. “Alla vigilia dell’estate, il vigneto veneto si presenta complessivamente in salute, ma la prolungata siccità sta creando forti preoccupazioni, non solo per i vigneti non irrigati. Come per le altre colture, anche per le viti l’assenza di adeguate precipitazioni (a maggio -46% della media; aprile -33%; marzo -81%; febbraio -52%; gennaio -53%) rischia di diventare un serio problema, come lo sono le alte temperature diurne e notturne che ormai si registrano da settimane. Un altro fattore che i viticoltori devono tenere ben monitorato è quello della flavescenza dorata, contro la quale la Regione Veneto si è attrezzata attivando le strutture preposte ai controlli che periodicamente predispongono i bollettini informativi e assicurano i recapiti fitosanitari, nonché istituendo un tavolo tecnico-scientifico per individuare le azioni più efficaci di contrasto alla sua diffusione”.
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