Con un miliardo e 400 milioni di abitanti, l’India è la più grande democrazia al mondo, nonché la quinta economia del mondo. Un Paese dal potenziale enorme, un mercato ipoteticamente sconfinato, ma in cui il vino non è mai riuscito a sfondare. Il muro invalicabile è quello culturale, in tutte le sue espressioni: il vino non fa parte della Storia indiana, e tanto meno della sua gastronomia, fatta di piatti e sapori unici ed eccezionali, ma difficilissimi da abbinare con il vino. Come se non bastasse, a frenare le importazioni dai grandi Paesi produttori, ci sono tasse elevatissime, al 150%. Il risultato, guardando all’Italia, è che nei primi 5 mesi del 2022 il fatturato del vino del Belpaese in India è di appena 1,74 milioni di euro, per 416.000 litri spediti.
Più che una nicchia, un’inezia, se si pensa ai 485 milioni di indiani che hanno più di 21 anni, l’età legale per bere nel Paese. D’altro canto, ad oggi il mercato del vino in India vale meno di 200 milioni di dollari, ed il vino importato (per il 75% da Australia ed Unione Europea) vale il 35% del totale, ma solo il 12% a volume, ad un prezzo medio di 1.300-1.900 rupie a bottiglia (16-23 euro). Le previsioni per il futuro prossimo, comunque, sono decisamente positive. Nel 2022, secondo il report firmato dalla società di ricerche di mercato britannica TechNavio, la crescita prevista è del 29,3%, e tra il 2021 ed il 2026 l’economia del vino in India crescerà ad una media del 19,78%, raggiungendo un giro d’affari di 274 milioni di dollari.
Protagonista di questo trend, da un lato spinto dalle vendite online e dalla crescita strutturale della domanda, e dall’altro frenato dalle campagne contro il consumo di alcol, sarà la produzione nazionale. In un mercato in cui 3/4 dei consumi sono nell’off-trade ed il restante quarto on-trade, la strada percorsa dai produttori indiani non è troppo diversa da quella dei colleghi del resto del mondo. Come racconta il quotidiano “The Hindu”, infatti, i grandi brand del vino, che hanno superato i lockdown del 2020 grazie alle vendite online, sposano la sostenibilità in vigna e puntano forte, in cantina, sulla produzione dei rosé, perlopiù a base Syrah. Un’altra categoria che va forte è quella degli “spritzers”, ossia dei premiscelati a base di vino che ricordano molto lo spritz, e che arrivano sugli scaffali con qualche grado in meno di un normale vino: 8%. Tra gli aspetti che fanno sperare per il futuro, il boom di chi si iscrive ai corsi sul vino: la Sonal Holland Wine Academy, fondata dalla prima Master of Wine indiana, Sonal Holland, ha registrato una crescita delle iscrizioni del 200% nel 2022.
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