Aspettando i dati Istat aggiornati a luglio sull’export del vino italiano nel mondo (domani su WineNews, ndr), tra le pieghe dei numeri, relativi al primo semestre 2022, emerge un dato significativo e curioso, quello sulle spedizioni dell’Asti Spumante che, nonostante il burrascoso contesto internazionale, ha registrato una crescita del 33% sul mercato russo, dove sono volate ben 4,18 milioni di bottiglie, contro le 3,14 del primo semestre 2021. Un risultato a suo modo sorprendente, in un Paese, la Russia, politicamente isolato dopo l’invasione dell’Ucraina, ed economicamente in grave difficoltà, ma evidentemente non abbastanza da rinunciare a quella che, a volume, è senza dubbio la bollicina preferita dai wine lovers del Paese.
Nei primi sei mesi 2022, come raccontano i dati del Consorzio dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti, la crescita complessiva delle spedizioni di Asti Spumante - che per il 90% finisce all’estero - è stata, invece, del 9,7%, con la Gran Bretagna che si conferma secondo mercato di riferimento, a quota 2,67 milioni di bottiglie (+11,7%), davanti agli Stati Uniti, poco distanti al terzo posto, mentre l’Italia è addirittura al quinto posto. Positivo anche il dato delle fascette, che, a fine settembre, segnava, sui primi 9 mesi 2021, il +1,7%, che è frutto della media dell’ottima performance dell’Asti Spumante (+12,8%) e di quella decisamente negativa del Moscato (-12,1%). Nel 2021 furono prodotte 60 milioni di bottiglie di Asti Spumante e 42 milioni di bottiglie di Moscato, per un giro d’affari di 400 milioni di euro: non abbastanza, per il Consorzio fondato nel 1932 e diretto oggi da Giacomo Pondini, che punta, per il futuro prossimo, ad aumentare di 300 ettari i vigneti della Doc (per 3 milioni di bottiglie prodotte in più).
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