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LO SCENARIO

Vino, tempesta in arrivo. Tanti elementi critici e problemi, a cui dare risposte diverse e complesse

Da “Wine2Wine” le riflessioni della filiera. Il Ministro di Agricoltura e Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida: “il vino deve essere difeso”

Stanno tornando i tempi cupi per il vino? Le previsioni per il 2023 sono fosche, come dicono i dati dell’Osservatorio di Unione Italiana Vini (Uiv) e Vinitaly, che prevedono una diminuzione del -16% dei fatturati e 3 milioni di ettolitri di troppo (come raccontato qui). A ragionare sullo scenario paventato, dopo la brillante e fulminea presentazione dello scenario di Carlo Flamini, oggi sul palco di “Wine2Wine” a Veronafiere, è stato un parterre rappresentativo di tutta la filiera vitivinicola italiana. Sul tappeto una serie di temi spinosi, quelli di cui si parla per tutti i settori, come i costi di produzione schizzati alle stelle, il cambiamento climatico, ma anche peculiari del settore vitivinicolo, come lo squilibrio tra domanda e offerta, con le giacenze che impattano sulla valorizzazione dei prodotti e la “campagna” di criminalizzazione anche del vino come bevanda alcolica. Ad essere messa in crisi è, quindi, la concorrenzialità del nostro vino “che deve essere difeso, insieme a tutti i prodotti di qualità, condividendo in Unione Europea le azioni con gli altri Paesi produttori - ha detto portando il suo saluto Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare. Per essere competitivo il vino italiano non può che agire sulla riduzione dei costi di produzione mantenendo alta la qualità. In questo senso agiremo a livello nazionale e in Europa sulle normative e sul piano economico sulla riduzione dei costi dell’energia e stiamo ragionando anche sulle accise”. Il 60% del vino italiano è prodotto dal mondo cooperativo che, al pari degli altri segmenti, potrà soffrire di una congiuntura poco favorevole. “Nel periodo pandemico la cooperazione è riuscita a mantenere tutti i posti di lavoro e per vendemmia la 2021 in media le remunerazioni delle uve sono state soddisfacenti - ha esordito, portando una nota di ottimismo, Luca Rigotti, coordinatore settore vino di Alleanza delle Cooperative - non credo che il problema del settore vitivinicolo italiano sia una sovrapproduzione: i dati Copa-Cogeca indicano un 2% in più sulle vendemmie degli ultimi 5 anni. Ritengo che il problema sia l’insufficiente strutturazione delle aziende perché solo così si possono contenere i costi e, dunque, essere più competitivi. Molti altri sono i problemi che ci troviamo ad affrontare come la disputa sul vino colpevolizzato come bevanda alcolica, con l’etichettatura. Problemi che possiamo affrontare solo facendo squadra nella filiera”. Sul tema delle giacenze e della eccessiva produzione di vino, reale o paventata, si è focalizzato Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi. “Se è vero che non possiamo espiantare vigneti - ha detto - è vero anche che non possiamo neppure continuare a piantare troppo. Molti cominciano a produrre senza sapere né come né dove vendere. Il vulnus del nostro settore è il divario tra domanda e offerta. Ci sono denominazioni che producono decisamente di più della domanda. La qualità è salita, ma solo riequilibrando domanda e offerta si può dare valore immateriale alle peculiarità del nostro vino. Come ci insegnano i francesi, non dobbiamo parlare delle uve ma del nostro territorio, quello nessuno lo può rubare. Dobbiamo dare importanza a ciò che è nostro”. Il settore ha investito molto in risorse economiche e in energie e nessuno può essere d’accordo nel fare passi indietro per spiantare neppure un ettaro degli attuali 670.000. “Dobbiamo far crescere le vendite del vino italiano facendo squadra come sistema Paese puntando su percorsi non ancora battuti e valorizzati all’estero - ha detto Luca Brunelli, vice presidente Cia-Agricoltori Italiani - ed, inoltre, il mondo del vino rappresenta un settore che, rispetto alle altre attività agricole, ha tenuto in vita i nostri territori e le nostre aree rurali. Ci vuole lavoro, intenzione e continuità e in questo senso il ruolo che l’agricoltura svolge è fondamentale: rende vivibili le aree rurali”.
Ha preferito parlare di “complessità” e non di crisi Francesco Ferreri, membro della giunta nazionale Coldiretti e presidente Coldiretti Sicilia. “Le aziende stanno soffrendo per l’aumento dei costi energetici e tutto quello che fa parte della produzione del mondo enoico ha subito un incremento. Il nostro sistema vitivinicolo è unico al mondo per le sue varietà e per la sua distribuzione all’interno del nostro Paese. Questo è quello che oggi dobbiamo tutelare perché questo è quello che ha permesso al comparto di rappresentare una delle prime voci dell’export del Belpaese. Il vigneto è la cosa più importante che abbiamo: oggi viviamo un attacco non indifferente su tutta la dieta mediterranea”. Il vino registra difficoltà anche altrove. In altri Paesi europei, come la Francia, che sta cercando di limitare le produzioni nelle Aoc che non funzionano benissimo sul mercato, e anche in Australia. “Ritengo che la situazione attuale sia frutto di un assestamento fisiologico post-Covid, aggravato dal conflitto - ha sostenuto Giordano Emo Capodilista, vice presidente Confagricoltura - solo se riusciremo ad essere uniti potremo affrontare le questioni sul tavolo a Bruxelles - promozione, Cancer Plan, Nutriscore - dove le nostre istanze dovranno avanzare in maniera compatta. Anche i nuovi progetti del Pnrr possono essere occasione di crescita ed efficientamento del sistema, non ultimo il capitolo energetico che per quanto riguarda l’agrisolare è stato utilizzato solo per il 33% secondo dati ancora non confermati”. Il punto di osservazione privilegiato dei Consorzi, che rappresentano tutta la filiera, gli consegna un ruolo importante. “Un ruolo che alcuni Consorzi giocano bene nell’aiutare a trovare un punto di equilibrio tra domanda e offerta - ha confermato Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, presidente Federdoc - per esempio attraverso la definizione di strategie di produzione, di resa in campo, di blocco degli impianti. Il panorama italiano è variegato e solo alcuni lo fanno bene, come il quello del Prosecco doc, riuscendo anche a contemperare interessi contrastanti. Tuttavia per farlo è necessario avere una visione comune e cercare di anticipare i tempi: la sostenibilità misurabile potrà infatti rivelarsi un elemento ineludibile per il futuro, siamo convinti infatti che i vini certificati sostenibili potranno avere maggior appeal sui mercati esteri”. Si è detta preoccupata per l’inflazione che interessa alcuni dei principali mercati per il vino italiano, Micaela Pallini, presidente Federvini. “Quando si parla di misure anti inflazione, quindi di lavorare sui tassi di interesse, per l’Italia del vino occorre considerare i nostri 3 mercati di riferimento, Stati Uniti, Germania e Regno Unito, che iniziano a mostrare segnali di difficoltàNegli Stati Uniti in particolare nel 2023 i tassi dovrebbero crescere del 5-7% e potrebbero arrivare al 10%. Questo è un tema molto importante perché influirà sui consumatori americani. Il grande tema per il prossimo anno è quello di alcool e salute: l’health warning irlandese purtroppo è andato avanti, nonostante il parere contrario di tanti. Tra i temi prioritari, quello dei fondi promozionali della Pac e degli accordi di libero scambio”. Le 1.500 aziende di dimensioni anche molto piccole rappresentate da Fivi, strutture che nella maggior parte dei casi non hanno sbocchi internazionali, con un mercato estremamente locale, spesso fuori anche dalla Gdo, sono tra le più penalizzate dalla attuale congiuntura. “Al di là dell’incremento dei costi provocato dalla crisi che tocca un po’ tutti - ha sottolineato Andrea Pieropan, consigliere Fivi (Vignaioli Indipendenti) - crediamo sia importante ridurre gli oneri “altri” per le aziende. Tra le nostre proposte, abbiamo sviluppato un “dossier Burocrazia”, già anticipato al precedente Ministro: è necessario intervenire su tutto ciò che genera costo e riduce la marginalità”. È in fasi particolari come quella che si prospetta, non solo per il vino ma anche per moltissimi comparti della nostra economia, che bisogna avere il coraggio di prendere decisioni in grado di accelerare dinamiche evolutive sempre più necessarie. “In particolare nell’approssimarsi di una “tempesta perfetta” - ha sottolineato Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione Italiana Vini (Uiv) - che emerge con sempre maggiore evidenza che chi fa più vino non solo non vince ma rischia di far perdere gli altri; per questo è urgente intervenire sulla riorganizzazione delle numerose Dop e Igp che vendono solo in parte quanto rivendicato e rivedere le norme che disciplinano la gestione di mercato dei vini a denominazione. Sarà, inoltre, importante agire sulla limitazione, senza deroghe, a 300 quintali per ettaro delle rese sui vini comuni, sottoponendo anche questi ultimi a controlli puntuali dato il loro peso non trascurabile sul totale”. A proposito di export, “l’Ice Agenzia è pronta ad accelerare l’azione di sistema a supporto delle aziende che esportano - ha ribadito il presidente Carlo Ferro - il rafforzamento della collaborazione con Veronafiere e Vinitaly va in questa direzione. Così come vanno in questa direzione le venti nuove iniziative messe in campo da Ice Agenzia negli ultimissimi anni per affrontare anche le dinamiche geopolitiche del tutto inusuali che spingono a una rimodulazione verso i singoli mercati. Tra queste l’utilizzo della tecnologia blockchain con relativi servizi messi a disposizione gratuitamente da Ice: si tratta di nuove opportunità da seguire dal marketing alla formazione, altro elemento propedeutico ai mercati esteri”.
Il vino italiano non è solo un prodotto bandiera, ma un comparto sano che contribuisce in maniera determinante allo sviluppo economico e sociale del Belpaese: “affrontare con serietà e attenzione le dinamiche di un settore nelle sue fasi evolutive - ha raccontato Maurizio Danese, ad Veronafiere - è un servizio che Vinitaly vorrà sempre più perseguire. Da una parte per mettere questi studi al servizio delle imprese e degli stakeholder, dall’altra perché è dall’analisi dei bisogni e delle priorità che proseguirà con ancora maggior determinazione il nuovo corso di una manifestazione che vuol essere sempre più pragmatica e in sintonia con la realtà del settore”.

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