Della riscoperta del Ruchè di Castagnole Monferrato è stata il motore, e vuole continuare ad esserlo, guardando della crescita di questo storico vino-vitigno piemontese. Ma Montalbera, la cantina della famiglia Morando (al vertice anche di uno dei più importanti produttori di cibo per animali, ndr), vuole essere anche di più, “non solo Ruchè”. E, mentre sogna di mettere radici anche a Bolgheri, in Toscana, Franco Morando, che guida l’azienda, continua ad investire nel suo territorio d’origine, tra vigneti, cantine ed enoturismo, guardando alla proiezione internazionale sui mercati, e ad un accoglienza di qualità capace di far scoprire un territorio, il Monferrato, ancora in gran parte sconosciuto, per quanto ricco di bellezza, qualità enologica e storia. 7 milioni di euro di investimento ulteriore messi sul piatto in questi mesi, come conferma a WineNews lo stesso Morando, 2 ettari in vigneti, e gli altri che andranno per potenziare la cantina - tra le cui fila arriveranno anche oltre 20 dipendenti nel reparto amministrativo e commerciale direttamente della Morando - ed arrivare ad esprimere un potenziale di 3,5 milioni di bottiglie sulle 850.000 di oggi (di cui 550.000 sulla Docg Ruchè).
“Oggi Montalbera conta 135 ettari di vigna, con un corpo unico nel Monferrato, di cui 60 ettari a Ruchè, ma c’è di più. Abbiamo aggiunto di recente 15 ettari nuovi - dice Morando - e di questi solo 8 ettari saranno a Ruchè di Castagnole Monferrato, di cui produciamo più della metà del totale. 5 ettari saranno destinati a Barbera d’Asti Superiore, e 2 ettari a Grignolino, da cui vogliamo fare un vino da “super riserva”, perchè abbiamo studiato i terreni e secondo noi c’è la possibilità di farlo. E poi c’è il progetto Nebbiolo, che sarà un vino diverso dal Langhe Nebbiolo, perchè nascerà da terreni diversi rispetto a quelli delle Langhe, anche questi studiati a fondo, e sarà un vino con minor struttura di quello langarolo, ma con grandi profumi e con tannini dotati di una naturale armonia”. Produzioni che si affiancano a quella già esistente di Moscato d’Asti, a Castiglione Tinella, e poi, dice Morando, arriverà l’Alta Langa, da vigneti già piantati a Chardonnay.
Ha le idee chiare, l’imprenditore piemontese, che “en passant” ha annunciato che, dal 2023, Montalbera non farà più parte dell’Associazione Produttori del Ruchè: “sia chiaro che nessuno ce l’ha con nessuno, i produttori dell’associazione sono tutte brave persone e capaci di fare grande qualità. Ma la visione ormai è diversa, Montalbera crede in uno sviluppo più internazionale che locale del Ruchè, e quindi faremo un altro percorso. Sempre in seno al Consorzio dei Vini del Monferrato, che il presidente Filippo Mobrici, in due mandati, ha trasformato dando uno slancio ed una visibilità al territorio come mai prima”.
Un territorio, quello del Monferrato che è parte del comprensorio Unesco, insieme a Langhe ed a Roero, ma che ancora in tanti, troppi non conoscono. Ed è per questo che Montalbera sta investendo tanto anche in enoturismo, “con la creazione di cinque suites, ma guardando ad un enoturismo che non sia solo quello dell’enoappassionato che viene in cantina a degustare i vini. Attraverso percorsi diversi georeferenziati con Google, per esempio, vogliamo portare i visitatori dentro ed intorno ai nostri vigneti, i nostri boschi ed i nostri 32 ettari di noccioleti, ma anche oltre, in bicicletta, a cavallo, o in quad, per esempio, per far vedere loro la bellezza e l’unicità di questo grande territorio”.
Sperimentando e mettendo in campo progetti che, “come tutti quelli che nascono a Montalbera, nascono quasi per scherzo, come il Merlot 40, 2.000 bottiglie che nascono da mezzo ettaro che i miei enologi mi hanno voluto dedicare per i miei 40 anni, che non vendiamo ma che regalo agli amici, ma che - racconta Morando - hanno tutti basi scientifiche di ricerca, zonazione, studio dei suoli e investimenti in tecnologie, anche grazie alle possibilità aperte da Industria 4.0”.
Con un obiettivo, che è quello che si legge sul sito di Montalbera, nelle parole firmate dallo stesso Franco Morando, che rivendica con fierezza quello di essere stato con Montalbera, il primo produttore ad ottenere i “Tre Bicchieri” dalla storica guida “I Vini d’Italia” del Gambero Rosso, nel 2015: “il sogno di tutte le generazioni di uomini applicati al vino che ci hanno preceduto è ottenere dalla coltivazione il miglior frutto-uva possibile, trasformarlo in vino senza sciupare o alterare il patrimonio di gusto e di aroma sintetizzato dalla natura nel frutto, vinificare senza perdere un’oncia del valore nativo”.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024