Un comparto, quello delle fiere made in Italy, che vale 22,5 miliardi di euro e che riparte con grande slancio, superando numeri e performance del pre-pandemia: secondo l’Aefi (Associazione Esposizioni Fiere Italiane), nel calendario 2023, si contano 267 manifestazioni internazionali (+14%) e 264 appuntamenti nazionali (+10%). A fare da traino, oltre al tessile (14%), c’è il comparto “food, bevande e ospitalità”, con l’11%, che annovera tra le sue fila appuntamenti famosi e consolidati del nostro Paese, da Vinitaly e Fieragricola a Verona, a Slow Wine Fair, Sana e Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti a Bologna, da Cibus a Parma al Sigep a Rimini, da TuttoFood alla Bit a Milano, passando per Taste a Firenze, per citarne solo alcune tra le più rilevanti.
La ripartenza dovrà essere trainata, secondo Aefi, dalla crescente internazionalizzazione della proposta fieristica italiana, volàno di un’industria capace di generare un impatto sui territori quantificabile in 22,5 miliardi di euro l’anno, per un valore aggiunto stimato in 10,6 miliardi di euro (pari allo 0,7% del Pil), al netto del business generato dalle imprese in occasione dei business to business fieristici. “Le fiere rappresentano un anello di congiunzione insostituibile tra l’economia globale e il nostro sistema produttivo - dichiara il presidente Aefi, Maurizio Danese - intercettare e presidiare i mercati chiave per il made in Italy è un asset sempre più imprescindibile per lo sviluppo del comparto. Si tratta di una scelta strategica che gli operatori hanno ormai intrapreso, internazionalizzando manifestazioni già esistenti e spingendo l’acceleratore sugli incoming e sulla promozione all’estero, assieme ai partner istituzionali. Oggi anche le piccole fiere si stanno muovendo in questa direzione, con ricadute ugualmente importanti sui territori dove attraggono turisti d’affari alto-spendenti”. Ne emerge il successo di formule in grado di valorizzare le eccellenze ma anche le tipicità produttive, un’attenzione che si registra nell’incremento delle iniziative collaterali sui territori in ambito turistico. Secondo lo studio realizzato da Prometeia per Aefi nel giugno 2022, le fiere operano con un moltiplicatore di 2,4: ogni euro di valore aggiunto generato direttamente dal sistema fieristico (da espositori, organizzatori e visitatori) ne produce ulteriori 1,4 nell’economia nazionale.
Protagonisti, sul fronte della rappresentatività tra le manifestazioni internazionali in programma, sono proprio i settori del prodotto tricolore con una più spiccata propensione all’export, a partire dal tessile (14% delle manifestazioni) e da “food, bevande e ospitalità” (11%), seguiti da “sport, hobby, intrattenimento e arte”, “tecnologia e meccanica” e “gioielli, orologi e accessori”. Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e Veneto sono le regioni che ospitano oltre il 70% degli appuntamenti internazionali, mentre si concentrano tra Lombardia, Piemonte, Campania, Emilia Romagna, Toscana, Veneto e Puglia la gran parte delle manifestazioni italiane nazionali. Queste puntano a valorizzare in particolare i settori “sport, hobby, intrattenimento e arte” (17%), “agricoltura, silvicoltura e zootecnia” (14%) e “food, bevande e ospitalità” (12%), ma anche “arredamento e design d’interni” (7%) e “tessile, abbigliamento e moda” (7%).
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