Le regole per l’accesso al credito bancario, previste dagli accordi di Basilea, penalizzano gli agricoltori e devono essere modificate alla luce della specificità dell’attività agricola. È l’appello che arriva dal Forum sul credito in agricoltura - “Gli accordi di Basilea: l’urgenza di cambiare” - promosso e organizzato dal Consorzio del Chianti, in collaborazione con Alleanza delle Cooperative Italiane Agroalimentare, Cia, Coldiretti e Confagricoltura, di scena oggi a Roma (Sala del Cenacolo della Camera dei Deputati), con numerosi esponenti del mondo politico e del settore agricolo, per fare il punto sull’applicazione degli accordi di Basilea.
Secondo gli accordi di Basilea, le aziende agricole possono accedere al credito bancario secondo le stesse regole che valgono per tutti gli altri settori. Questo però le penalizza notevolmente, perché la loro attività, per sua natura, è molto diversa da tutte le altre. Il sistema agricolo, infatti, deve sottostare ai ritmi della natura, di conseguenza i cicli produttivi e di vendita sono molto più lenti di qualsiasi altra attività, ed oggi, con gli attuali accordi, gli agricoltori sono penalizzati quando vanno a chiedere credito alle banche. Una situazione lesiva non solo per l’agricoltore, ma anche per il sistema creditizio.
Per fare un esempio, se una banca presta 10.000 euro ad un produttore per fare un vigneto, chiedendo il rimborso dopo 3 anni, ecco che l’agricoltore va in difficoltà, perché la prima bottiglia di vino prodotta da quel vigneto la venderà tra almeno 5 anni. E questa situazione va a penalizzare non solo l’agricoltore, che non sa come rimborsare il credito, ma anche il sistema bancario che non avrà indietro i soldi nei tempi richiesti. I cicli produttivi, nel mondo del vino, sono molto lunghi e quindi le regole, che tutti vogliono rispettare, devono essere adeguate a questo contesto, specie perché la possibilità di avere accesso al credito è ora più che mai cruciale per le aziende vitivinicole. Nel post pandemia, con il rialzo dell’inflazione e l’aumento del costo delle materie prime, è diventato importantissimo avere regole chiare ed appropriate per accedere ai fondi e centrare la ripresa economica.
Per questo motivo, dal Forum sul credito in agricoltura, è emersa la richiesta che l’agricoltura abbia un sistema di regole bancarie completamente diverso dagli altri settori: non perché voglia essere privilegiata, ma perché il ciclo di vita delle piante è diverso da qualsiasi altra produzione: o cambiamo le regole per gli agricoltori - è la conclusione - o il settore resterà fuori dagli accordi di Basilea.
Dal fronte delle cooperative, è il presidente di Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Carlo Piccinini, a lanciare un appello: “gli istituti di credito italiani devono acquisire maggiore consapevolezza delle specificità delle imprese cooperative, affinché queste non risultino eccessivamente penalizzate nell’erogazione del credito. L’accesso al credito - ha spiegato Piccinini - costituisce tuttora per le cooperative, soprattutto di piccole dimensioni, una criticità importante. I bilanci di un’impresa cooperativa vengono infatti chiusi in pareggio, senza la realizzazione di utili, dal momento che non è lo scopo di lucro che contraddistingue le società cooperative. Eppure, quello degli utili è proprio il parametro adoperato dagli istituti di credito per la valutazione del merito creditizio. Anche il livello di capitalizzazione assume sempre maggiore importanza per gli istituti di credito, in termini di garanzia del rientro del credito erogato, ma le cooperative hanno modesti livelli di capitalizzazione, e le quote di capitale sociale sottoscritte e versate dai soci non raggiungono livelli comparabili con quelli delle società a scopo di lucro. Tutto questo si traduce in un’oggettiva difficoltà nell’interpretazione dei bilanci cooperativi”.
Dal momento che il metodo di analisi di bilancio adoperato dalle banche “non coglie la centralità della valorizzazione dello scambio mutualistico con i soci”, Piccinini ha auspicato la possibilità che si introducano modifiche normative per individuare all’interno del bilancio altre voci che garantiscano il valutatore della buona e corretta gestione della impresa cooperativa. È inoltre auspicabile - ha concluso Piccinini - che si lavori sui parametri ESG, oggi già vincolanti nei rapporti tra istituti di credito, che potrebbero rimediare agli ostacoli nell’accesso al credito da parte delle cooperative: l’impresa cooperativa, infatti, risponde per sua natura alla tassonomia ESG, poiché si connota per essere artefice dello sviluppo socio-economico dei territori e delle comunità in una prospettiva di benessere diffuso e sostenibile”.
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