Il rapporto tra vino e salute, ed i risvolti legati alle malattie cardiovascolari, sono sempre più al centro delle politiche comunitarie, che hanno messo ormai da tempo l’alcol nel mirino, arrivando a proporre, come l’ormai famoso caso dell’Irlanda, di apporre un health warning in etichetta sui rischi per la salute legati al consumo di alcolici. Una questione di salute, su cui però, come abbiamo avuto modo di scrivere spesso, non esiste una verità assolute, ma centinaia di studi a supporto di tesi diverse. Di certo, il vino, nella sua lunghissima storia, ha attraversato e segnato intere civiltà, diventando oggi un forte elemento di caratterizzazione culturale, specie nei Paesi del Mediterraneo, ed assumendo una miriade di significati diversi, in ogni ambito della vita, dalla tavola … alla sessualità, come hanno raccontato, dal talk show su “Vino, salute ed eros”, che ha chiuso il “Porto Cervo Wine & Food Festival”, il sessuologo clinico Marcello Acciaro ed il cardiologo Giuseppe Sabino.
“Nel 1990 un professore di Bordeaux, Serge Renaud, confrontando la popolazione degli Usa con quella della Francia, si rese conto di come l’incidenza delle malattie vascolari tra i francesi fosse decisamente più bassa, nonostante uno stile di vita fatto di cibi ricchi di grassi saturi e vino. È il famoso paradosso di Bordeaux, che suggerisce come proprio il vino è la discrimine tra i due stili di vita, perché oltre all’etanolo continente i polifenoli, antiossidanti naturali, che possono avere la capacità di ridurre l’incidenza delle malattie cardiovascolari”, ricorda il professor Giuseppe Sabino. “Negli anni, la curiosità aumenta, così come gli studi sul tema, che hanno ormai dimostrato come limitate quantità di alcol riequilibrano le frazioni del colesterolo, riducendo quello cattivo e facendo crescere quello buono, con una riduzione del rischio di contrarre malattie cardiovascolari e aterosclerosi, uno dei maggiori problemi di sanità pubblica nei Paesi Occidentali. Aumenta anche la sensibilità dell’insulina, riducendo la concentrazione di glucosio nel sangue e riducendo il rischio di diabete”.
Un’altra svolta a suo modo storica arriva nel 2018, quando “su “Lancet” appare lo studio su alcol e rischio di malattie cardiovascolari sulla popolazione di bevitori, mostrando una peculiare curva a J, derivata dalla relazione tra i due parametri: assumendo 2-300 grammi a settimana di alcolici, infatti, si ha una riduzione degli eventi cardiovascolari rispetto a chi non assume alcol. Effetto che poi scompare quando le dosi aumentano, con una crescita importante della mortalità causata da malattie cardiovascolari. In questo senso, possiamo dire che l’assunzione di vino è un’arma a doppio taglio, perché piccole dosi sono protettive, ma dosi superiori molto pericolose”, continua il cardiologo. “Ci sono delle variabili da considerare, come il tipo di bevanda alcolica, perché ci sono studi sul vino che dicono che la sua assunzione ripristina il ritmo sonno/veglia del nostro cuore, ed è inoltre statisticamente accompagnato da uno stile di vita più corretto. Altra variabile è la modalità di assunzione: se bere una quantità moderata di alcol durante la settimana ha effetti benefici, la stessa quantità bevuta in una sera ha effetti tossici”.
Infine, “nel 2021 uno studio su stile di vita ed alimentazione dimostra come la Dieta Mediterranea, che prevede al suo interno il vino, porta ad una riduzione degli eventi cardiovascolari del 38% in pazienti già affetti da malattie cardiovascolari, come nessun tipo di farmaco riesce a fare. Di fatto, non ci sono evidenze per suggerire la completa astensione dall’assunzione di alcol, e questo vale anche per chi ha avuto un evento cardiaco, specie se associato ad un corretto stile di vita, ma di certo non è consigliato invitare gli alcolici a bere alcolici per prevenire l’insorgneza di malattie cardiovascolari”, conclude il professor Giuseppe Sabino.
Come detto, però, il vino è talmente compartecipe della nostra quotidianità, che anche la sessualità, e certo non da oggi, ma almeno dall’Antica Grecia, ha molto da spartire con Bacco, come spiega bene, nel suo intervento, il sessuologo clinico Marcello Acciaro. “Il concetto di salute non ha solo a che vedere con l’assenza della malattia, ma con il benessere psichico, fisico e sociale, compreso il benessere sessuale. In questo senso, il sesso scatena da sempre la repressione, come se non esistesse. Uno studio dei primi anni Duemila, su 900 donne di Francia e di Italia, di ogni età, ripreso dal libro di Willy Pasini “Il cibo e l’amore”, individua le relazioni tra cibo e sesso, mostrando aspetti interessanti: il 73% delle donne mangia senza avere fame e nel 28,8% dei casi, per combattere l’ansia. Allo stesso modo, il 53% delle donne fa sesso senza averne voglia, contro appena il 29% degli uomini”.
A questa distanza, nell’approccio alla tavola ed al sesso, tra uomini e donne, corrispondono innanzitutto gusti diversi in ambito culinario. “Tra gli uomini guidano vino, caffè, cacciagione, birra, formaggi stagionati, crostacei, spezie, mentre tra le donne i cibi preferiti comprendono dolci, frutta, Champagne, spremute di frutta, acqua minerale, pasta, yogurt”. Quel che è certo, però, è che “l’evoluzione dell’umanità, come di qualsiasi specie vivente, è stata sempre guidata dal rapporto tra riproduzione e alimentazione, per questo ci muoviamo sempre tra cibo e sesso, e per questo oggi una tavola ben apparecchiata aiuta sotto tutti i punti di vista, dà piacere. Anche per il sesso il setting è importante, con gli italiani che preferiscono il letto, senza osare molto”.
Il cibo, inoltre, ha un rapporto diretto con l’aspetto più bello della sessualità, l’orgasmo. “La curva orgasmica fu definita ma Masters e Johnson, nel secondo Dopoguerra, come una fase di eccitazione, seguita da una fase di plateau e poi dal picco orgasmico. Mancava, però, qualcosa: il desiderio, perché bisogna prima di tutto desiderare un rapporto, e seppure il cibo afrodisiaco non esiste, esistono cibi che agiscono sul desiderio. L’ostrica è uno di questi, più che altro per la gestualità che ne accompagna il consumo, ma anche i crostacei ed i tartufi”.
Passando al vino, che fa parte della storia dell’Umanità, “ha una valenza sociale che oscilla sempre tra valori positivi della società del bere e valori negativi legati agli eccessi.In questo senso, il vino ha molte funzioni: è consolatorio, perché assumiamo vino quando siamo depressi o malinconici, Saffo lo considerava il conforto supremo alla malinconia della vita; è riparatorio, perché dopo una partita persa, o persino una guerra, o banalmente dopo una giornata di lavoro, assume una connotazione positiva; aiuta la creatività delle persone; può essere edonistico, mette allegria, è gioviale; è conviviale, facilita la chiacchiera, aiuta i rapporti tra le persone, ma è anche rito iniziatico. Il vino, guardando al rapporto con l’eros, è disinibente, fa scattare la molla della disinibizione, ma il vero problema è definire il limite tra convivialità creativa e disinibizione malefica”, continua il sessuologo.
“Il vino è anche seduttivo, Ovidio lo consigliava come strumento di conquista. Possiamo dire che fa bene all’amore, a differenza del superalcolico, perché brucia tutto e subito, facendo perdere il piacere della disinibizione. La cosa interessante è che il consumo di vino è quasi sempre stato impedito alle donne, che oggi se ne stanno riappropriando: una donna che beve non è più disdicevole, come una volta. La storia del vino al femminile segue quasi sempre la stessa curva della repressione sessuale, solo le cortigiane, votate al piacere, potevano bere, ma oggi l’emancipazione femminile ha cambiato tutto, grazie alla rivoluzione della pillola come contraccettivo, appropriandosi della propria sessualità. Nell’uomo, invece, l’alcol è un solvente del “Super Io”: aumenta il desiderio, ma può far perdere l’erezione. L’amore, però, come il vino, va stappato, goduto”.
L’impatto di un consumo moderato o eccessivo di alcol sulla sessualità, conclude il professor Acciaro, “è ancora poco chiaro, ma abbiamo una certezza: il vino fa bene all’eccitazione sessuale della donna, sia in termini fisici e misurabili, che soggettivi. Un uso regolare e moderato del vino rosso è legato ad una migliore salute sessuale delle donne come dimostra lo studio “Regular Moderate Intake of Red Wine is Linked to a Better Women’s Sexual Health”, di Nicola Mondain ed altri, secondo cui, in generale, l’indice di salubrità sessuale della donna è più alto tra chi consuma moderate quantità di vino rosso”.
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