Da un lato Petrus, il più grande vino di Pomerol, tra i simboli di Bordeaux e tra le eccellenze della Francia enoica nel mondo, dall’altro “Petrus Lambertini”, un’etichetta commerciale lanciata nel 2010 dai wine merchant Jérôme e Stéphane Coureau, che arriva sugli scaffali a 15 euro a bottiglia, ma che ricorda troppo, nel nome, il più famoso omologo. In mezzo, una battaglia legale lunga più di un decennio, ingaggiata dalla famiglia Moueix, proprietaria di Petrus, alla fine del 2011, che aveva sporto denuncia contro ignoti per contraffazione, pubblicità ingannevole e raggiro. Il processo penale aveva visto, nel 2016, la condanna in primo grado per pratiche commerciali scorrette, sentenza ribaltata dalla Corte d’Appello di Bordeaux due anni più tardi, che aveva derubricato la vicenda a “uso abile del marchio per attirare clienti”.
Nel 2020, Petrus si rivolge quindi, sulla scorta della sentenza del 2016, alla giustizia civile che, dopo tre anni, ha emesso il suo verdetto, condannando per contraffazione Jérôme e Stéphane Coureau, la loro CGM Vins trade ed il loro e-commerce Direct Chais, i commercianti dietro al marchio “Petrus Lambertini”, che dovranno quindi pagare un risarcimento di 1,2 milioni di euro: 500.000 euro di danno morale e a 680.000 euro per il profitto realizzato abusando dell’omonimia con Petrus.
Si tratta di una sentenza di primo grado, che gli avvocati di Jérôme e Stéphane Coureau sono già pronti a contestare in appello, ma è comunque ricca di significati. Petrus, da parte sua, ha dichiarato in un comunicato stampa di “accogliere con favore la decisione del tribunale di Bordeaux” e di “rimanere particolarmente impegnato nella protezione del proprio marchio in Francia e nel mondo. L’azienda vuole garantire ai consumatori l’origine commerciale dei prodotti identificati con il nome “Petrus” e perseguirà con determinazione qualsiasi azienda che utilizzi illecitamente il suo nome”.
La vicenda, però, resta piena di criticità. Quando, nel 2010, fu depositato il marchio “Coureau & Coureau Petrus Lambertini Major Burdegalensis 1208”, l’Institut national de la propriété industrielle (Inpi), non ebbe nulla da eccepire, nonostante il ricorso di Petrus. Petrus Lambertini, infatti, è stato il primo “sindaco” di Bordeaux, nel 1028, e le chiavi in etichetta, a differenza di quelle presenti sulla bottiglia di Petrus, non sono quelle di San Pietro, ma quelle della città, difesa proprio da Petrus Lambertini dall’assedio degli spagnoli. E poi, c’è da considerare la differenza tra due prodotti che guardano a target decisamente differenti. Difficile prevedere chi la spunterà, ma di certo la lunga diatriba giudiziaria non finisce qui.
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