Se il mercato del vino, in questa prima metà abbondante del 2023, non ha brillato, nel complesso, non mancano realtà leader capaci di fare decisamente meglio della media. Come Schenk Italian Wineries, guidato da Daniele Simoni e colonna portante del Gruppo Schenk (fondato in Svizzera e capace di mettere insieme 3.500 ettari di vigneti tra Svizzera, Francia, Italia e Spagna ed una rete commerciale di proprietà in Germania, Belgio e Regno Unito), che non solo ha messo a segno una crescita a doppia cifra nei primo semestre 2023, con un fatturato aggregato al 30 giugno di 66,8 milioni di euro (+14% sullo stesso periodo 2022), ed un volume spedito di 21,9 milioni di litri che fa registrare un incremento dell’8,5% sul 2022, ma che ha anche messo in campo investimenti importanti, con l’acquisizione di 37 ettari di vigna a conduzione biologia nel Salento per Tenute Masso Antico, limitrofi ai 70 già acquisiti nel 2021 per la tenuta in Puglia, e di 6 ettari destinati a vigna, ancora da piantare, a Montepulciano, in Toscana, in terra di Vino Nobile, per Lunadoro, che si aggiungono ai 12 di vigna già in possesso della tenuta poliziana (di cui 10 ettari a Sangiovese e 2 ettari a Merlot e Cabernet, su un totale di 45 ettari di terreni) acquisita da Schenk del 2016.
“I dati economici confermano la bontà delle strategie messe in campo in questi anni, nonostante le difficoltà generate dalle contingenze nazionali e internazionali: la quota export si è mantenuta stabile al 69% sul totale, con Germania, Russia e Usa sul podio dei principali paesi di esportazione, rispettivamente al 25%, al 15% e all’11%. Se in questo primo semestre, il mercato italiano ha performato bene grazie alla forte e costante penetrazione nel mercato Horeca, sui mercati del nord Europa inizia leggermente a farsi sentire il peso dell’inflazione e la debolezza delle valute locali. Rimane delicata la previsione per l’andamento della seconda parte dell’anno che rappresenterà una sfida importante per il settore del vino italiano. Restiamo, comunque, moderatamente ottimisti e continuiamo a investire in termini di impianti e produzione, sempre nel segno della sostenibilità e della qualità”, commenta Daniele Simoni, ad Schenk Italian Wineries, fotografando la realtà del pirmo semestre 2023 dell’azienda di Ora, che, con una produzione di 55 milioni di bottiglie ed un fatturato aggregato del Gruppo stimato in 140 milioni di euro nel 2022, si conferma tra le realtà vitivinicole più significative e solide d’Italia. Numeri, peraltro, destinati a crescere, anche grazie agli investimenti in tema di sostenibilità e di potenziamento degli impianti produttivi, capisaldi della strategia aziendale del triennio passato e di quello futuro.
“Schenk Italia continua nella sua strategia di filiera integrata con l’acquisizione di 6 ettari dal valore pedoclimatico eccezionale a sud degli attuali terreni di Lunadoro a Montepulciano in Toscana, sui quali impianteremo nuove viti per la coltivazione di uve di grande pregio e la produzione di un vino Nobile di qualità superiore - annuncia l’ad Simoni - inoltre, di recente abbiamo acquisito ulteriori 37 ettari a conduzione biologica nel Salento, che si sommano ai 70 ettari già acquistati nel 2021 dalla nostra azienda pugliese Tenute Masso Antico. L’enorme successo commerciale del marchio Masso Antico a livello internazionale, che copre le più importanti denominazioni pugliesi e si concentra soprattutto sul Primitivo del Salento, ha convinto la multinazionale Svizzera di proprietà della Famiglia Schenk ad incrementare lo sviluppo agricolo dell’area per dare ulteriore forza e consistenza al marchio, continuando nella strada della qualità e della sostenibilità intrapresa nel 2017. La scelta di investire in terreni a conduzione biologica permette a Schenk Italian Wineries di aggiungere un ulteriore tassello al percorso green delle proprie aziende. Percorso che, alla fine del 2023, vedrà il completamento della conversione a biologico di tutti i vigneti dell’azienda Lunadoro di Montepulciano, e l’installazione di pannelli solari per la produzione di energia pulita sui tetti della cantina, che porterà ad un risparmio energetico pari al 40% del fabbisogno totale”, aggiunge Simoni.
L’azienda agricola Lunadoro, uno dei fiori all’occhiello del gruppo, con l’ad della Tenuta, Adriano Annovi, spiega poi che “con questa acquisizione stiamo alzando ulteriormente l’asticella. Non solo le proiezioni ci dicono che riusciremo ad incrementare la produzione di oltre 20.000 bottiglie, che per un’azienda delle nostre dimensioni costituirebbe già un ottimo risultato. Ma, grazie alla posizione del terreno dal valore pedoclimatico eccezionale sul quale impianteremo le nuove viti, potremo ottenere uve di grande pregio per un vino di qualità superiore. Ci vorrà ovviamente del tempo, ma, come si dice, il tempo è galantuomo e noi sappiamo aspettare”. La produzione di Lunadoro, verosimilmente, passerà dalle attuali 80.000 bottiglie annuali ad oltre 100.000. Ancora in fase di studio la varietà di vitigno che verrà impiantata sui nuovi terreni a partire dal 2024. “Sicuramente il Sangiovese - prosegue Annovi - ma la scelta potrebbe ricadere anche su vitigni autoctoni e/o internazionali. Non saranno necessari ulteriori significativi investimenti in cantina in quanto le recenti ristrutturazioni e il recente ampliamento della bottaia ci metteranno in condizione di gestire l’aumento produttivo senza ulteriori sforzi economici”. Il nuovo vigneto di Lunadoro sorgerà sulla sommità di una collina dove convivono la migliore ventilazione, sole e luce nelle quantità ottimali e condizioni atmosferiche perfette per la coltivazione della vite e la maturazione dell’uva. I nuovi terreni permetteranno anche di aumentare la fascia di rispetto attorno ai vigneti, che stanno ultimando la conversione a biologico, per evitare contaminazioni. L’acquisizione inoltre, faciliterà il percorso di sostenibilità intrapreso dall’azienda con la messa a dimora di siepi, un piccolo bosco e prati per il sostegno della biodiversità. “Quando nel 2019 abbiamo deciso di riconvertire i nostri terreni a biologico - continua Annovi - avevamo l’obiettivo i produrre vini di alta qualità che impattassero il meno possibile sull’ambiente perché siamo profondamente legati alla terra che ci ospita e vogliamo preservarne le caratteristiche naturali. È questa che ci consente di ottenere preziosi frutti per trasformarli in vini di qualità da esportare in tutto il mondo come uno dei migliori biglietti da visita dell’agroalimentare made in Italy. Essere sostenibili per noi non è solo un’azione commerciale da poter comunicare in etichetta, ma è un impegno concreto per prenderci cura di questo meraviglioso territorio”.
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