Misurare il tempo che passa con la lingua antica della Città Eterna, il Latino, sposando le bellezze uniche della Capitale ai vini che portano il suo nome, come quelli della Roma Doc: ecco la filosofia dietro alla realizzazione del peculiare calendario 2024, firmato dal Consorzio Roma Doc, guidato da Tullio Galassini, realizzato con il contributo di Arsial, che, in 12 scatti, inediti racchiude i vini del Consorzio, incastonati negli scorci più identitari della Capitale. Dal Pantheon e Piazza Navona, dall’Isola Tiberina a Castel Sant’Angelo, dal Colosseo a Trastevere, l’ultimo progetto a cura del Consorzio racconta la storicità della denominazione mediante il connubio tra i vini e i luoghi di Roma.
Un legame millenario indissolubile, ripercorso attraverso lo sguardo di sei giovani creator, Sara Vaiani, Chiara Giannotti, Lorenzo Maddalena, Gian Marco D’Eusebi, Letizia Porcini e Giuseppe Petronio, che spaziano dal settore enogastronomico, alla moda, al mondo dei viaggi. Un prodotto, il calendario firmato dal Consorzio, che oltre l’innegabile fascino costituito dalla bellezza delle immagini, può contare su un quid in più: quello di essere interamente in Latino, con i giorni scanditi da “idi” e “calende”.
“Una scelta tutt’altro che casuale, alla quale pensavamo già da tempo, e che è in linea con il nostro percorso sempre in bilico tra passato, presente e futuro - sottolinea Tullio Galassini, presidente Consorzio Roma Doc - il latino è alla base di moltissime delle lingue moderne, così come Roma è la culla della civiltà occidentale; diciamo che questa operazione in qualche modo evidenzia tutti questi elementi e lo fa con un prodotto di uso quotidiano che abbiamo affidato al talento di sei tra i volti più noti del web, che hanno immortalato in 12 foto, una per ogni mese dell’anno, questo binomio indissolubile di cui il Consorzio Roma Doc si sente in qualche modo custode”.
Il progetto, a conclusione dell’anno 2023, porta avanti il percorso di comunicazione intrapreso dal Consorzio che mira all’attenta promozione dei vini e nel contempo, a raccontare la tradizione enologica, il legame con il territorio e il bagaglio valoriale che costituiscono il pregio della Roma Doc. Una direzione condivisa già da tempo da tutte le cantine, che guarda al futuro della denominazione e al desiderio d’internazionalizzazione, insito già nel nome della Doc, mantenendo comunque salde le radici con il passato. Il calendario rappresenta così il punto d’incontro tra i vini di Roma e la città stessa, tra la storicità e la modernità, che costituiscono le due facce complementari della denominazione.
“È proprio il legame tra il vino e Roma il fulcro della denominazione - puntualizza Rossella Macchia, vicepresidente Consorzio Roma Doc - e da qui il nostro impegno per consolidare la liaison tra le aziende produttrici e il trade romano. Nei mesi scorsi abbiamo lavorato in questo senso, ribadendo quanto la Capitale rappresenti il naturale punto di riferimento dei vini Roma Doc. Contiamo quindi su un’azione sinergica tra aziende, istituzioni e associazioni di settore, per far sì che il nuovo calendario entri nei ristoranti, enoteche, alberghi della nostra città, ponendosi come importante biglietto da visita tanto per i romani quanto per i turisti”. E sull’importanza dei Vini Roma Doc come eccellenza della Capitale e sulla funzione del calendario come elemento di estrema rappresentatività si sono espressi anche l’Assessore di Roma Capitale ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda, Alessandro Onorato e Giancarlo Righini, Assessore al Bilancio, Programmazione economica, Agricoltura e sovranità alimentare, Caccia e Pesca, Parchi e Foreste della Regione Lazio, concordi nell’affermare che mai come in questo momento, Roma è al centro dell’attenzione mondiale e che asset come quello della produzione agroalimentare, della ristorazione e dell’hospitality necessitano di una comunicazione forte e di una solida connessione tra il tessuto sociale-produttivo romano e le istituzioni.
Una denominazione tutta da scoprire e da costruire la Roma Doc, ma che già muove quasi 2 milioni di bottiglie per un indotto di 15 milioni di euro, ancorata alle bellezze di Roma, che è anche il Comune agricolo più grande d’Italia, alle sue varietà autoctone, dalla Malvasia Puntinata al Montepulciano, al Cesanese, che WineNews, tra le bellezze diffuse della città ed unicità come il Casino dell’Aurora affrescato da Guido Reni, della famiglia Pallavicini, che produce vino dal 1600, racconterà in un video nei prossimi giorni. “Nunc vino pellite curas, cras ingens iterabimus aequor”, ovvero “Ora con il vino scacciate le preoccupazioni, domani solcheremo ancora il grande mare”, l’augurio riportato in apertura di calendario, citazione di Orazio. Un augurio che, dalla Roma Doc, arriva a tutto il vino italiano, che oggi naviga in acque agitate.
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