Il Parlamento Ue, dopo la proposta della Commissione Europea, ha dato il suo ok al regolamento che consente di usare le nuove tecniche genomiche in agricoltura. Una decisione che - e sarebbe successo lo stesso in caso contrario - ha riacceso il dibattito tra favorevoli e contrari in un momento in cui il settore agricolo ha gli occhi del mondo, e quindi dell’opinione pubblica, puntati addosso. Un parere europeo che non piace alle associazioni ambientaliste e dell'agricoltura biologica, e salutato con favore, invece, da Coldiretti a Confagricoltura. Greenpeace Italia, per esempio, ha parlato di “controversa proposta della Commissione Europea” che “elimina infatti la maggior parte dei controlli di sicurezza per piante e prodotti ottenuti con le cosiddette nuove tecniche genomiche (Ngt). Unica nota positiva, grazie ad alcuni emendamenti sono stati reintrodotti alcuni obblighi in merito a tracciabilità ed etichettatura”.
Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura di Greenpeace Italia, ha rincarato la dose: “con il voto odierno i membri del Parlamento europeo non hanno agito per la protezione della salute e dell’ambiente, né avendo a cuore il futuro dell’agricoltura europea. I nostri agricoltori pagheranno un prezzo ancora più elevato, diventando sempre più dipendenti da poche aziende sementiere e rischiando di essere citati in giudizio dalle multinazionali proprietarie di Ogm brevettati. Tutto ciò senza alcuna prova credibile che i nuovi Ogm saranno in grado di resistere agli impatti del cambiamento climatico. È un voto che non aiuta a uscire dalla crisi in corso che colpisce il comparto agricolo europeo”. La proposta della Commissione, dicono da Greenpeace Italia, “porterebbe infatti a un maggior numero di brevetti, estendendoli alla selezione convenzionale e a tratti specifici già presenti in natura. Di conseguenza, gli agricoltori potrebbero perdere l’autonomia e la libertà di coltivare ciò che vogliono”.
Ma c’è anche chi, come detto, accoglie con favore il voto di oggi del Parlamento Europeo “a favore delle nuove tecniche genomiche”: è il caso di Confagricoltura che però ha chiesto di “accelerare per arrivare all’intesa finale in questa legislatura”, sottolineando come “il via libera dell’Eurocamera alle Ngt è una conferma della validità delle posizioni da sempre sostenute a favore della scienza e della ricerca: il voto in plenaria riconosce l’importanza di fornire agli agricoltori gli strumenti necessari per garantire la capacità produttiva e conseguire gli obiettivi di sostenibilità”, ricordando anche che “l’Italia si è già portata avanti autorizzando formalmente la sperimentazione in campo delle tecniche di evoluzione assistita”. Le nuove tecniche genomiche, per Confagricoltura, “sono in grado di assicurare un fondamentale contributo per contrastare le conseguenze del cambiamento climatico: consentono di salvaguardare il potenziale produttivo, limitando allo stesso tempo la pressione sulle risorse naturali e il ricorso alla chimica”.
Anche Coldiretti si è dichiarata soddisfatta della novità, evidenziando, attraverso il presidente Ettore Prandini, che “il via libera alla nuova genetica green No Ogm permetterà di selezionare nuove varietà vegetali, con maggiore sostenibilità ambientale, minor utilizzo di input chimici, ma anche resilienza e adattamento dei cambiamenti climatici, nel rispetto della biodiversità e della distintività dell’agricoltura italiana ed europea”, sottolineando come il Parlamento Europeo ha approvato la relazione sulle Tecniche di Evoluzione Assistita (Tea o Ngt) con 307 a favore, 263 contro e 41 astenuti. “Un punto essenziale che vale rimarcare rispetto alle precedenti tecnologie è legato - precisa la Coldiretti - al sostegno che potrà essere assicurato dalla ricerca pubblica con l’abbandono della logica del brevetto delle multinazionali delle sementi”. Prandini ha aggiunto che “si tratta di un sostegno della competitività delle imprese agricole che hanno la necessità di innovare per crescere. La vera transizione ecologica passa da soluzioni pragmatiche, che aiutino concretamente gli agricoltori a ridurre input chimici e risorse naturali, ma anche ad adattarsi alle nuove patologie e ai nuovi insetti che sempre più si diffondono anche in Europa a causa dei cambiamenti climatici”.
Eppure quello che chiedono gli italiani è, invece, “di segno nettamente opposto”. Ad affermarlo è l’Associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione di prodotti biologici (Assobio) che comunica alcuni risultati del sondaggio “Prodotti Nbt&Ogm la percezione dei consumatori”, condotto a dicembre tramite l’Istituto Swg (indagine cawi, su 1.002 cittadini italiani tra i 18 e 74 anni). Per il 63% degli intervistati “la Commissione Europea non dovrebbe togliere l’obbligo di segnalare nell’etichettatura la presenza di prodotti Nbt o Ogm”. Circa due intervistati su tre, nel sondaggio Swg, commissionato da AssoBio, “esprimono preoccupazione per il rischio di aumento dell’utilizzo di pesticidi (69%) e per la contaminazione di tutti i raccolti, anche quelli che non utilizzano questi prodotti (67%)”. Nicoletta Maffini, presidente AssoBio, aveva dichiarato che “l’eventuale introduzione dei nuovi Ogm nel settore agroalimentare italiano metterebbe profondamente a rischio la qualità e la resilienza dell’intero comparto rafforzando un modello di agricoltura industriale che necessita di input esterni che impattano sia sulla salute umana che sull’ambiente, oltre a indebolire la resilienza dell’agricoltura, standardizzare i prodotti e appiattire l’agrobiodiversità. Quello che gli impegni internazionali e, soprattutto, i cittadini chiedono, è invece un’agricoltura realmente sostenibile e agroecologica, che tuteli la biodiversità e le risorse e fornisca cibo sano e di buona qualità. Non vogliamo trovarci di fronte alle pressioni dell’agroindustria, accettando una scienza che rinuncia al rigore e al metodo, saltando passaggi doverosi per aprire all’industria nuovi spazi di profitto”. Sul tema è intervenuta anche FederBio, attraverso la presidente Maria Grazia Mammuccini: “il sondaggio conferma che i cittadini, come per gli Ogm, chiedono trasparenza anche per le nuove tecniche genomiche. La loro deregolamentazione è pericolosa perché cancellerebbe di fatto l’obbligo di etichettatura e valutazione del rischio di questi nuovi Ogm, rendendo impossibile tracciarne la presenza lungo l’intera catena alimentare. Tutto ciò renderebbe di fatto impossibile mantenere e rafforzare la specificità del biologico che esclude le Ngt dal processo produttivo”.
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