Consolidare il presente e tracciare il futuro: è quello che sta facendo la Doc Garda, che ha voluto fare il punto sull’oggi, attraverso uno studio del Cirve di Padova, per immaginare il domani. Denominazione giovane e “di ricaduta”, la Doc Garda abbraccia un territorio, molto ampio, vocato e rinomato per altri vini che hanno visibilità più o meno elevata. È stata riconosciuta nel 1996 per valorizzare i vini varietali prodotti nell’areale del Lago di Garda, attorno al quale, tra Lombardia e Veneto, insistono 10 denominazioni storiche: Riviera del Garda Classico-Valtènesi, San Martino della Battaglia, Lugana, Colli Mantovani, Custoza, Bardolino, Valpolicella, Valdadige, Lessini-Durello e Soave. Negli ultimi anni i vini di questa Doc hanno avuto una progressione decisa e il Consorzio di tutela ha voluto esplorarne punti di forza e di debolezza, minacce e opportunità, affidando una ricerca al team di Eugenio Pomarici del Centro per la Ricerca in Viticoltura ed Enologia degli Studi di Padova da cui è scaturita una proposta di elementi strategici per l’evoluzione dell’offerta dei vini della denominazione. Il quadro - presentato presso la Dogana Veneta di Lazise nei giorni scorsi in seno all’incoming di giornalisti italiani e stranieri “Garda Wine Stories” - è stato completato con un’analisi approfondita sull’interesse verso i vini della denominazione nel web, affidata ad Angelo Zago del Dipartimento Scienze Economiche dell’Università di Verona.
“La Doc Garda ha grandi potenzialità - ha sottolineato Paolo Fiorini, presidente Consorzio Garda Doc - e per svilupparle e andare avanti non possiamo che capire quali sono i nostri punti critici per poterli superare attraverso gli studi che abbiamo commissionato. Questa “operazione di trasparenza” sulla Doc, al terzo anno del mio mandato, segue gli approfondimenti presentati nelle due edizioni precedenti di “Garda Wine Stories” (circa l’inquadramento climatico e l’indagine pedologica della denominazione, ndr). Le indagini hanno confermato la popolarità nazionale e internazionale dei vini Garda Doc e offerto fondamentali spunti per le future strategie di marketing e promozione, per valorizzare in modo crescente e sinergico il legame tra il territorio del Garda e i suoi vini”.
Alla notevole crescita quantitativa (+46% dal 2017 per 410.000 quintali di uva nel 2023, da un numero di viticoltori aumentato nello stesso periodo del +20% e con un incremento di bottiglie prodotte da 6,1 a 18,6 milioni in sei anni) si sono affiancate un’importante capacità di innovazione, la diversificazione della gamma, elemento di forza a fronte delle mutevoli esigenze dei consumatori di oggi, e una crescita qualitativa. Infatti dopo il debutto, che ha investito soprattutto la grande distribuzione organizzata, i vini Garda Doc sono entrati a ragione anche nel canale tradizionale con etichette di maggiore prezzo offerte da una vasta compagine di imprese piccole e medie a filiera integrata, fortemente legate al loro territorio e focalizzate su prodotti di pregio. La Doc Garda, inoltre, presenta una notevole complessità con un’offerta articolata in 13 diverse specificazioni varietali, oltre alla possibilità di produrre vini spumanti sia bianchi che rosé. Il bianco fermo rappresenta oggi il 76% (71% varietale e bi-varietale e 5% bianco senza specificazione varietale), con una crescita significativa negli ultimi anni (+135% sul 2017), in linea con le attuali tendenze di mercato. Ne fanno le spese i rossi fermi nel 2023 al 7,1% del totale (-78% sul 2017) e al palo rimangono le tipologie frizzante (prevalentemente bianco) al 13,5% e spumante al 3,3%. Tuttavia in questo quadro si legge la prevalenza produttiva di quattro tipologie: Garda Chardonnay (29% del totale), Garda Garganega Pinot Grigio (22% del totale), Garda Pinot Grigio (16% del totale) e Garda Bianco Frizzante (14% del totale) e un posizionamento di prezzo multiplo sul mercato, con vini che si collocano su fasce di prezzo molto differenti, dalle private label in gdo nella fascia entry level (sotto i 3 euro/bottiglia) a vini premium (6-9 euro) e super premium (oltre i 9 euro), quindi allo stesso prezzo di vini di altre denominazioni storiche, passando da vini popular premium (tra i 3 e i 6 euro) che spuntano prezzi leggermente inferiori a quelli di Doc storiche. Diversi i punti di forza e le opportunità evidenziati con l’analisi Swot (Strengths, Weaknesses, Opportunities, Threats) dal team di Pomarici che ha coinvolto 20 testimoni privilegiati, scelti tra produttori di Garda Doc e attori della distribuzione intermedia e finale, nazionale e internazionale, nonché dalle informazioni ricevute tramite questionario da altri 7 produttori della Doc.
“L’analisi complessiva della posizione competitiva della Doc Garda rivela una situazione che, pur nella complessità dello scenario del mercato del vino, si caratterizza per la presenza di ampie possibilità di crescita qualitativa e quantitativa - ha illustrato Eugenio Pomarici, del Centro per la Ricerca in Viticoltura ed Enologia degli Studi di Padova. Il nome “Garda” è facile da memorizzare perché breve e, soprattutto, evocativo della bellezza e delle caratteristiche uniche del Lago di Garda, contribuendo così a una percezione positiva dei suoi Garda Doc, soprattutto in Europa centrale, che è anche la provenienza prevalente dei 27 milioni di turisti all’anno ospitati in media dall’area. La posizione competitiva dei vini Garda Doc è rafforzata dalla presenza di vini da vitigni internazionali a bacca bianca ricercati soprattutto all’estero e da un livello qualitativo in media molto buono con un ottimo rapporto qualità prezzo. Ultimo punto di forza, ma molto importante, è la percezione molto positiva dell’operato del Consorzio che, oltre a tutelare la denominazione, svolge attività di promozione, comunicazione e valorizzazione in maniera attiva ed efficace. Una situazione non così diffusa che contribuisce alla crescita e allo sviluppo della Doc in Italia e all’estero e alla coesione tra i produttori”. Dall’analisi emerge, però, la mancanza di una “specifica identità” della Doc che deriva sia da un non preciso posizionamento di prezzo dei vini che da un’offerta molto variegata, motivo per cui la percezione è che i consumatori acquistino Garda Doc non per la denominazione in sé, ma per la varietà o il brand aziendale o il prezzo conveniente. Lo sviluppo di strategie produttive e commerciali è ostacolato da una non adeguata conoscenza del sistema di offerta della Doc e delle sue potenzialità da parte di tutti gli stakeholder. “Per superare queste criticità - ha spiegato l’economista - a prescindere da modifiche del disciplinare in senso restrittivo che richiedono procedure e mediazioni complesse, la strada da percorrere è quella della focalizzazione su poche tipologie di prodotto, che la maggior parte degli stakeholder coinvolti individua nelle varietà Chardonnay e Pinot Grigio, da attuarsi con azioni di comunicazione mirate, progetti di ricerca, per evidenziare la vocazionalità dei territori della Doc per i vitigni e le loro espressioni, e di formazione e informazione dei produttori per consentire una più consapevole discussione sulle possibilità di sviluppo dell’offerta e quindi la formulazione di adeguate strategie nelle singole imprese. A questo si deve aggiungere l’introduzione nel disciplinare di menzioni valorizzanti (Superiore, Riserva) in modo da agevolare il posizionamento su fasce di prezzo più elevato anche da parte di aziende senza un marchio forte”. Diverse sono le opportunità, come la creazione di una rete collaborativa tra produttori dell’intera area, tour operator, strutture ricettive e ristoranti, promuovendo anche l’offerta enoturistica locale per sfruttare il grande flusso turistico che investe il Lago di Garda, creando così un’immagine unica del territorio “Garda” in un legame che dia visibilità e riconoscibilità internazionale della denominazione, peraltro facilitata dalla versatilità e qualità dei suoi vini che rispondono alle esigenze di un consumatore moderno alla ricerca di vini freschi e leggeri, bianchi e spumanti. “Quanto alle minacce - ha proseguito Pomarici - oltre a quelle che interessano il vino in generale (climate change, riduzione dei consumi e così via, ndr), la Doc Garda deve guardarsi da possibili operazioni speculative che possono portare al ribasso dei prezzi di fornitura alla gdo, rischio mitigabile con una forte azione di moral suasion nei confronti soprattutto degli operatori di questo canale che dovranno essere motivati a mantenere, prima di tutto nel loro interesse, l’integrità dell’offerta del Garda Doc.
Il notevole interesse circa il termine “Garda”, poi, è stato confermato dall’analisi sul Web dei dati di Google Trends, che ha esplorato come gli utenti di vari Paesi europei e di alcune regioni italiane ricercano termini legati ai vini veronesi, in particolare quelli della Doc Garda. “Il termine “Garda” - ha evidenziato Angelo Zago, del Dipartimento Scienze Economiche dell’Università di Verona - raccoglie notevole interesse in particolare in Germania, Austria e Olanda, oltre che nelle regioni italiane di Trentino Alto Adige e Lombardia. Per quanto riguarda le categorie specifiche delle “bevande alcoliche”, a mostrare l’interesse maggiore verso i vini Garda Doc sono Austria, Germania e Inghilterra e le Regioni italiane menzionate, in cui Garda supera altre denominazioni come Valpolicella e Lugana”.
Clementina Palese
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