Per difendere le campagne colpite dai cinghiali e tutelare la vita dei cittadini sempre più messa a rischio sulle strade, la Coldiretti scende in campo in tutte le Regioni con una serie di mobilitazioni per chiedere risposte certe e immediate. Si parte, domani, 18 giugno dalla Lombardia e dalla Calabria dove migliaia di agricoltori saranno in piazza davanti alle sedi regionali per chiedere un cambio di passo sulle politiche relative ai piani di contenimento degli ungulati, sino ad oggi, dimostratesi inefficaci. Ma sono tanti gli appuntamenti che toccheranno tutti i capoluoghi del Paese e che già a giugno passeranno anche da Sardegna e Abruzzo prima di arrivare in Puglia, nella Marche e via via in tutte le altre regioni.
L’obiettivo delle mobilitazioni è far applicare subito a livello regionale le misure previste dal Decreto interministeriale varato lo scorso anno per l’adozione di un Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica. Nei piani delle Regioni dovrà essere previsto il coinvolgimento attivo dei proprietari e conduttori dei fondi muniti di licenza per l’esercizio venatorio e la costituzione di un corpo di Guardie volontarie, a livello provinciale, per colmare il deficit di organico della polizia locale con la possibilità di agire anche nelle aree protette.
Fondamentale, secondo Coldiretti, è contenere quanto prima un’invasione che è diventata una vera e propria emergenza nazionale con 2,3 milioni di esemplari liberi di muoversi senza ostacoli sul territorio italiano, con un impatto devastante sulla produzione alimentare. Le situazioni più critiche si riscontrano in Calabria, Lazio, Puglia e Toscana, ma il problema interessa ormai tutte le regioni. Un allarme che riguarda campagna e città, agricoltori, ma anche cittadini che vogliono contenere un pericolo per i campi e per le strade dopo un 2023 che ha registrato 170 incidenti stradali con morti e feriti, secondo l’analisi Coldiretti su dati Asaps, in aumento dell’8% rispetto all’anno precedente.
I cinghiali nell’ultimo anno hanno causato danni all’agricoltura italiana per 200 milioni di euro, devastando campi di grano, orzo, mais, ortaggi e persino vigneti. I danni causati dagli animali selvatici non vengono rimborsati che in minima parte e spesso dopo molti anni, con una situazione che ha portato molti a rinunciare a denunciare gli attacchi subiti. Tra l’altro, i pochi indennizzi che arrivano non coprono mai il reale valore del prodotto distrutto o dell’animale ucciso. Per fare un esempio, un produttore di vino pregiato che ha avuto la vigna devastata da cinghiali si vedrà risarcire solo il semplice valore dell’uva.
Ai danni alle coltivazioni si è aggiunto l’allarme della peste suina africana, la malattia non trasmissibile all’uomo che i cinghiali oggi presenti sul territorio nazionale rischiano di diffondere nelle campagne, mettendo in pericolo gli allevamenti suinicoli sul territorio e, con essi, un settore che tra produzione e indotto vale 20 miliardi di euro e dà lavoro a 100.000 persone.
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