Obiettivo, ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marittime dell’Ue entro il 2030 e tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050. Il Consiglio Ue, oggi, ha adottato formalmente la legge sul “Ripristino Natura” (Nature Restoration Law), che stabilisce obiettivi e obblighi nei confronti degli ecosistemi, da quelli terrestri a quelli marini, d’acqua dolce e urbani, con la volontà di incidere sulla mitigazione del cambiamento climatico e sugli effetti dei disastri naturali.
Per Coldiretti la “legge sul Ripristino Natura resta un provvedimento ideologico anche se grazie al lavoro dell’organizzazione con gli europarlamentari sono state eliminate le misure che avrebbero tagliato la produzione agricola made in Italy, aumentando le importazioni di cibi da Paesi extra Ue coltivati con pesticidi che da noi sono vietati da decenni. Il tutto con effetti devastanti anche sull’assetto idrogeologico del territorio, più esposto al rischio dissesto”. Coldiretti ha ricordato “il voto negativo dell’Italia” e “la questione dell’Austria, il cui Governo ha nei fatti sconfessato il voto favorevole della sua Ministra verde Leonore Gewessler che ha però permesso di far approvare il provvedimento”. Per l’associazione “il testo varato rappresenta un compromesso al ribasso anche se senza dubbio migliorativo rispetto alla prima proposta della Commissione, grazie soprattutto al lavoro della Coldiretti insieme agli europarlamentari italiani che ha portato a far cadere i vincoli più illogici, come ad esempio l’abbandono del 10% delle superfici agricole e disincentivi alla manutenzione del territorio. Restano però alcune criticità, tra cui il tema della gestione dei piani nazionali di ripristino, compresi alcuni obiettivi relativi ai terreni agricoli, assieme al mantenimento degli obiettivi di riumificazione delle torbiere (seppure meno rigidi rispetto alla proposta iniziale). A livello generale la legge approvata dal Consiglio mantiene un’impostazione ideologica sbagliata che mette in contrapposizione la natura e l’agricoltore, vero custode del patrimonio ambientale. Non è allontanando gli agricoltori dalla terra - conclude la Coldiretti - che si preserva la natura, sono proprio le aziende agricole a garantire quella costante manutenzione senza la quale aumenta il rischio di dissesto e desertificazione”.
Anche Cia-Agricoltori Italiani con il presidente Cristiano Fini si è espressa sull’argomento, rammaricandosi per l’esito finale. “La legge sul Ripristino della Natura, approvata a maggioranza risicata dall’ultimo Consiglio Ue Ambiente, danneggia gli ecosistemi agricoli perché non risponde all’oggettiva necessità di assicurare l’equilibrio tra sostenibilità ambientale, economica e sociale, essenziale per l’attuazione del Green Deal Ue. Adesso serve davvero un Piano nazionale di buon senso nella definizione delle misure attuative, perché non è pensabile ripristinare almeno il 20% delle aree terresti e marittime Ue entro il 2030 e tutti gli ecosistemi degradati entro il 2050, senza tener conto di quanto gli agricoltori stiano, ulteriormente, affrontando per preservare biodiversità e paesaggio da cambiamenti climatici ed erosione, come l’impegno per garantire a tutti cibo sano e di qualità, nonostante la fase di profonda instabilità geopolitica ed economica”. Sul tavolo, ci sono requisiti e indicatori specifici riguardo lo stoccaggio di carbonio organico nei terreni minerali delle terre coltivate, la definizione della quota di terreni agricoli con caratteristiche paesaggistiche ad elevata diversità e il contributo alla piantumazione di almeno 3 miliardi di alberi aggiuntivi in 6 anni. “Queste e altre questioni - ha aggiunto Fini - andranno affrontate ascoltando gli agricoltori, uno sforzo importante per limitare le ripercussioni anche economiche e amministrative, almeno fino al 2033, quando la Commissione esaminerà gli impatti di questo regolamento”. Per l’associazione di categoria, tenere “il budget Pac fuori da tutto questo, è l’altro punto fisso di Cia che continua a trovare inadeguate anche le risorse a disposizione della Nature Restoration Law. Nel frattempo, dal Consiglio Ue Ambiente arriva l’ok all’orientamento generale della direttiva sul monitoraggio e la resilienza del suolo che aveva già accolto diverse delle richieste formulate da Cia e che attende ora il passaggio nei Triloghi, con il nuovo Parlamento Ue, per essere ulteriormente migliorato, soprattutto in relazione a norme più stringenti sul consumo. Uno spiraglio, nella Giornata Mondiale per la Lotta alla Desertificazione”.
Contraria anche Confagricoltura secondo cui “la proposta di regolamento europeo approvata oggi dal Consiglio Ambiente della Ue sul “Nature Restoration Law” suscita preoccupazione perché compromette di fatto il potenziale produttivo del settore primario. Confagricoltura aveva più volte segnalato che molte delle richieste e degli oneri previsti dalla proposta trovavano già attuazione in altre norme e che questa legge avrebbe solo aumentato le incombenze per gli agricoltori, compromettendo ancora una volta la produttività, quindi la sicurezza degli approvvigionamenti e prezzi equi per i consumatori. Nonostante i miglioramenti al testo rispetto alla prima stesura, in linea con quanto auspicato dalla confederazione, il testo rimane insoddisfacente poiché non tutela la superficie agricola e non prevedere fondi adeguati a raggiungere gli obiettivi fissati”. L’associazione ha ringraziato il Governo italiano “per aver evidenziato, in sede di Consiglio Ue, i limiti del regolamento che aumenta gli oneri amministrativi per il settore primario, e aver affermato la necessità di un’ulteriore riflessione su come limitare gli impatti negativi per l’agricoltura. Determinante oggi il voto dell’Austria, che ha cambiato posizione con il sì del Ministro dell’ambiente austriaco, Leonore Gewessler. A seguito di questo pronunciamento, il Governo austriaco ha annunciato di voler ricorrere presso la Corte di Giustizia europea per chiedere l’annullamento del voto, contrario alle indicazioni originali”.
Esulta, invece, Slow Food Italia con la presidente Barbara Nappini che parla di “una vittoria importante che comunque consideriamo solo il primo passo, contro le miopi spinte contrarie, perché la crisi climatica, la perdita di biodiversità e il degrado di ecosistemi naturali devono avere risposte lungimiranti e immediate. Molta strada verso quella transizione ecologica di cui si parla da anni è da percorrere e la società civile non può più attendere. La strategia che cerca di contrapporre agricoltura e ambiente è dannosa per tutti: pertanto siamo felici che la proposta del Ripristino della Natura sia diventata legge e consapevoli che devono essere intrapresi al più presto. Tra quelli già contenuti nel Green Deal e depennati, i più urgenti sono la cancellazione dell’uso dei pesticidi e l’obbligo della rotazione colturale e soprattutto del riposo dei terreni”. Slow Food Italia ha ricordato come 20 Nazioni che rappresentano oltre il 66% della popolazione europea hanno detto sì e la legge è vincolante in tutti gli Stati dell’Unione: “ci dispiace che il Governo italiano - aggiunge Nappini - non abbia compreso l’importanza di questo provvedimento. Slow Food Italia ringrazia tutti quelli, dagli scienziati alle associazioni, ai cittadini, ai politici, che in questi anni hanno sostenuto con la loro azione questa legge”.
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