Boschi di castagni, di robinia e di querce, vasti prati, zone di macchia mediterranea, distese di vigneti, tratti rocciosi con tipica vegetazione rupestre: da ieri, i Colli Euganei sono Riserva Mondiale della Biodiversità Unesco. Un traguardo importante per il Veneto e per l’Italia, al raggiungimento del quale ha contribuito in modo rilevante anche la viticoltura. Ma soprattutto un’opportunità straordinaria per il territorio, in cui da sempre l’attenzione per la biodiversità passa anche, grazie ai viticoltori, attraverso il rispetto dei vincoli paesaggistici e l’utilizzo di tecniche di coltivazione a basso impatto, che consentono di preservare le centinaia di forme di vita animali e vegetali. I Colli Euganei vanno così ad aggiungersi ad un network mondiale che ad oggi conta 759 Riserve, di cui 21 si trovano in Italia.
“L’inserimento dei Colli Euganei nella lista delle Riserve Mondiali della Biodiversità Unesco è un’opportunità straordinaria per il nostro territorio e per il nostro vino - afferma il presidente del Consorzio Tutela Colli Euganei, Gianluca Carraro - abbiamo sostenuto sin dall’inizio la candidatura, della quale ci sentiamo parte attiva. La nostra viticoltura è espressione di biodiversità, basti pensare che qui si coltivano oltre 30 vitigni diversi. I nostri vigneti coprono una superficie del Parco ragguardevole, oltre 3.000 ettari, e contribuiscono alla protezione e alla conservazione del territorio. Con il proprio lavoro quotidiano, i produttori si impegnano nella gestione delle acque, dei boschi e del suolo, un ruolo fondamentale alla luce dei cambiamenti climatici che, sempre più frequentemente, si manifestano in modo evidente” conclude Carraro. Oltre a rappresentare un motivo di orgoglio e ulteriore protezione, il riconoscimento contribuirà a fare conoscere nel mondo il territorio e il suo vino.
Il network mondiale delle Riserve della Biosfera comprende oggi 759 Riserve (incluse 25 transfrontaliere) in 136 Paesi, di cui 21 in Italia: Collemeluccio-Montedimezzo (Molise, dal 1977), Circeo (Lazio, dal 1977), Miramare (Friuli Venezia Giulia, dal 1979), Cilento e Vallo di Diano (Campania, dal 1997), Somma-Vesuvio e Miglio d’Oro (Campania, dal 1997), Ticino e Val Grande Verbano (Lombardia/Piemonte, dal 2002), Isole di Toscana (Toscana, dal 2003), Selve Costiere di Toscana (Toscana, dal 2004), Monviso (Italia-Francia, dal 2013), Sila (Calabria, dal 2014), Appennino Tosco-Emiliano (Toscana, Emilia, Liguria, dal 2015), Alpi Ledrensi e Judicaria (Trentino Alto Adige, dal 2015), Delta del Po (Emilia Romagna/Veneto, dal 2015), Collina Po (Piemonte, dal 2016), Tepilora, Rio Posada e Montalbo (Sardegna, dal 2017), Valle Comonica-Alto Sebino (Lombardia, dal 2018), Monte Peglia (Umbria, dal 2018), Po Grande (Lombardia/Emilia Romagna/Veneto, dal 2019), Monte Grappa (Veneto, dal 2021), Colli Euganei (Veneto, dal 2024), Alpi Giulie (Italia/Slovenia, dal 2024).
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