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Il Sole 24 Ore

Vino, il Barolo non teme il crollo di prezzo dei big francesi… lunedì è stata presentata la quarta edizione di “Barolo en primeur”, l’asta solidale promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo in collaborazione con la Fondazione Donare Ets e il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani. Ad andare all’incanto in autunno saranno le barrique provenienti dalla vendemmia della Vigna Gustava, le cui bottiglie saranno pronte tra quattro anni come prevede il disciplinare del “Re dei rossi”. Nelle prime tre edizioni sono stati raccolti a scopo benefico quasi 2,4 milioni. Nonostante il nome in comune, niente a che fare quindi con le “en primeur” francesi, cioè le vendite dei vini “in anticipo” rispetto alla loro effettiva commercializzazione, che quest’anno hanno sorpreso con ribassi importanti, nell’ordine anche del 30% per pregiati Bordeaux. Un altro segnale del momento di crisi che stanno attraversando i vini rossi. I produttori di Barolo e Barbaresco devono temere il “contagio francese”? “Nessun allarmismo, non abbiamo motivi concreti di preoccupazione”, risponde Sergio Germano, neo presidente del Consorzio, a margine della presentazione di Barolo en Primeur. “A volte c’è un tam tam ingiustificato che rischia di fare solo danni anche se non ci sono fondamenti reali — aggiunge — dato che riusciamo a mantenere un'attenzione importante da parte dei mercati. Continuiamo sulla nostra strada, non ci sono “piani B” all'orizzonte”. Il trend di calo nei consumi dei rossi comunque è una realtà e anche l’imbottigliato di Barolo e Barbaresco è calato sensibilmente rispetto al picco del 2021. “Se si considerano però gli ultimi nove anni, il 2023 è in media, con circa 13,2 milioni di bottiglie di Barolo e circa 4,l milioni di Barbaresco. Negli anni 2021e 2022 è stato imbottigliato più vino rispetto quello prodotto, perché si è fatto ricorso anche a delle riserve di cantina che logicamente ora non ci sono più. Le cantine hanno imbottigliato interamente la loro produzione. Negli ultimi anni c’è stata una evoluzione importante nella capacità di assorbimento da parte del mercato e non ci sono più le bottiglie di barolo in vendita a dieci euro nei discount tedeschi”. Del resto Barolo e Barbaresco si possono considerare una nicchia, dato che il riferimento è il mercato mondiale, con quote di export attorno al 70% e un giro d’affari che si può stimare tra i 280 e 300 milioni. Ma il Consorzio non elabora dati ufficiali da questo punto di vista: “Nel corso del mio mandato uno degli obiettivi sarà quello di istituire un osservatorio di tipo economico — dice Germano —. È difficile fare stime perché ci sono fasce di prezzo molto diverse, ma è fondamentale capire come si muove il mercato, anche ad esempio sul fronte della ristorazione e dell’enoturismo, sempre più importante sia in termini di presenze sul territorio che di acquisti diretti in cantina. Nelle Langhe c’è stata una crescita notevole, ma siamo riusciti a mantenere una dimensione sostenibile, senza strutture da centinaia di camere e con una ristorazione che va dalla trattoria al fine dining”.

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