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PREVISIONI TRA I FILARI

Buona qualità delle uve, e volumi intorno a quelli del 2023: le stime di vendemmia in Veneto

Focus sui territori della Regione leader, per giro d’affari, del vino italiano, il cui export vale quasi un terzo del totale del Belpaese
BARDOLINO, COLLI BERICI, COLLI EUGANEI, CREA, CUSTOZA, EXPORT, GARDA, LESSINI DURELLO, LUGANA, PINOT GRIGIO DELLE VENEZIE, PROSECCO, REGIONE VENETO, SOAVE, VALPOLICELLA, VENDEMMIA, VENETO, VENETO AGRICOLTURA, Italia
Le stime di vendemmia 2024 nei territori del Veneto

I vini della Valpolicella, quelli della “galassia Prosecco”, il Pinot Grigio delle Venezie, passando per il Soave, i Colli Berici, i territori del Lugana, del Lessini Durello, dei Colli Euganei, del Garda e del Bardolino, del Custoza e non solo: il Veneto, con le sue tante denominazioni di assoluto pregio e affermate nel mondo, e con quelle emergenti, è Regione leader del vino italiano, soprattutto sul fronte delle esportazioni, con 2,8 miliardi di euro nel 2023, su 7,7 del totale Italia, trend confermato nei primi tre mesi 2024, con le esportazioni venete a 663,3 milioni di euro, su 1,8 miliardi del Belpaese. Regione che, come tutte le altre, guarda alla vendemmia che in qualche territorio è già iniziata, e in altri sta per prendere il via, con un certo ottimismo sulla qualità delle uve, ed una produzione stimata tra i 13,3 ed i 14,2 milioni di quintali, una variazione compresa tra il -5% ed il +5% sul 2023, per il combinato disposto di qualche perdita di produzione legata a qualche, ad oggi contenuto, passaggio di grandine e a pochi problemi fitosanitari (più accentuati per chi fa biologico), “compensata” dall’entrata in produzione di nuovi impianti. Dato di sintesi, da prendere con le dovute cautele visto il periodo e la variabilità del meteo, e considerata anche la grande dimensione e varietà del “vigneto Veneto”, del focus di Regione Veneto e Veneto Agricoltura sulle previsioni vendemmiali in Veneto, nel Nord-Est, nelle principali regioni vitivinicole italiane, in Francia e Spagna.
“Sono davvero curioso di vedere come evolverà la situazione - ha detto Riccardo Velasco, direttore del Crea di Conegliano - vista la netta divisione meteorologica: da un lato, nel Centro-Nord abbiamo avuto un eccesso di piogge, che ha portato con sé il rischio di attacchi fungini, fortunatamente gestiti abbastanza bene grazie alla prevenzione. Tuttavia, il Sud Italia pagherà inevitabilmente il prezzo della forte siccità, con gravi perdite di produzione. Dal punto di vista qualitativo e quantitativo, ho la sensazione che la situazione sia migliorata rispetto allo scorso anno, ma siamo anche consapevoli del grande surplus presente in molte cantine, che potrebbe creare qualche problema per quanto riguarda i pagamenti delle uve, dato che i magazzini non si sono ancora svuotati del tutto. Guardando al 2024, mi aspetto una buona qualità delle uve, soprattutto nel Centro Italia, dove le piogge sono state abbondanti, ma non eccessive. Il Nord, come sempre, se la caverà bene, mentre mi dispiace molto per le regioni del Sud, dove la mancanza di infrastrutture irrigue ha aggravato la situazione”.
In particolare, guardando al Veneto, il semaforo verde per la vendemmia è già avvenuto a partire dalla scorsa settimana, con un anticipo di 3-5 giorni rispetto alle consuete date per le cultivar più precoci (Pinot e Chardonnay per basi spumante), i cui grappoli sono già caduti o stanno cadendo in questi giorni nei cesti. Seguirà la vendemmia di tutte le altre varietà: la Glera (Prosecco) dovrebbe partire dal 10 settembre, Merlot dal 12, Corvina dal 18, Garganega dal 25, solo per citare alcuni tra i principali vitigni veneti. Guardando più in dettaglio ai territori, nella provincia di Belluno la produzione viene prevista sostanzialmente in linea con quella dello scorso anno (+2/3%), salvo nelle zone colpite da grandinate. A Padova e Rovigo invece le previsioni sono più contrastanti a seconda della varietà: ci si attende una produzione superiore del +5/10% sul 2023 per Glera, Pinot e Chardonnay, un calo produttivo per Moscato e Raboso, mentre dovrebbe essere stabile il Merlot.
Nella provincia di Treviso ci si attende un incremento della produzione di Glera (+20%) per l’entrata in produzione dei nuovi impianti giovani e invece una riduzione dei quantitativi dei vitigni a bacca rossa (0/-5%), più elevati per le varietà non Doc/Docg, e soprattutto per altre varietà di vitigni a bacca bianca (-15%). A Venezia, condizioni climatiche più favorevoli sul 2023, e l’adozione di pratiche agronomiche migliorative fanno prevedere un aumento produttivo di circa il +3/5% per le principali varietà e in misura più accentuata per la varietà Glera (+10%) in virtù in particolare dell’entrata in produzione di nuovi vigneti; stabili, invece, i quantitativi di Chardonnay. Una maggior presenza di stress termici, eccessi idrici e stress funzionali porta a stimare riduzioni produttive nell’ordine del -10/15% per le principali varietà in provincia di Vicenza, sia per uve a bacca bianca (Glera, Garganega e Vespaiola) che nera (Merlot e Cabernet), mentre per le uve di Pinot Grigio è previsto un calo dei quantitativi più rilevante (-20/25%). Gli sbalzi termici di fine aprile hanno compromesso la produzione in molti vigneti di fondovalle e in diversi areali di pianura della provincia di Verona; le piogge primaverili e le problematiche fitosanitarie hanno inciso negativamente in misura maggiore per le varietà di uve a bacca bianca, per le quali si prevedono cali produttivi nell’ordine del -10/20%, mentre per le uve a bacca rossa le attese sono per una sostanziale stabilità delle rese di produzione.
Nel Nord-Est, nelle due provincie autonome di Trento e Bolzano, ci si attende una minor produzione di circa il -10/15%, da un lato per le condizioni meteorologiche più sfavorevoli sul 2023, una minor allegagione e un minor numero di acini e grappoli presenti, situazione solo in parte compensata dall’entrata in produzione di nuovi vigneti. Questi aspetti hanno invece inciso poco o per nulla sui risultati previsti nella Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, dove anzi, in virtù di minori eventi grandigeni sul 2023, la produzione è attesa in crescita del +10% in via cautelativa, nonostante la presenza di problematiche fitosanitarie (peronospora).

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