Il collezionismo di locandine cinematografiche è un trend in forte crescita negli ultimi anni e, tra gli amanti dei manifesti d’autore vintage - considerati vere e proprie opere d’arte grafica, oltre che originali oggetti di arredamento - sono in molti a specializzarsi su un determinato genere o periodo storico. Il food & wine è uno dei temi gettonati, chiave di lettura traversale e affascinante che lega tante grandi pellicole, italiane ed internazionali. Gli appassionati ricercano, con cura filologica e maniacale, pezzi unici ed originali nelle aste, sui siti specializzati, nelle gallerie d’arte e nei mercatini dell’antiquariato, andando a costruire raccolte preziose, ma soprattutto personalissime. Come quella di WineNews, composta da oltre 200 locandine d’autore acquistate negli anni e che, incorniciate e appese negli uffici Winenews, compongono una collezione unica di titoli che hanno fatto la storia del cinema italiano - come “Riso amaro” (1949), “Un americano a Roma” (1954), “Miseria e nobiltà” (1954), “La grande abbuffata” (1973) - ma anche classici del cinema di tutti i tempi - tra gli altri “Colazione da Tiffany” (1961), “Indovina che viene a cena?” (1967) e “2001 Odissea nello spazio” (1968) - ai grandi successi di pubblico e di critica degli anni più recenti - tra i tanti “Chocolat” (2000), “Ratatouille” (2007), “Sideways” (2004), “Un’ottima annata” (2006), “Il profumo del mosto selvatico” (1995) e “Pane e Tulipani” (2000). D’altra parte, i manifesti cinematografici sono un genere artistico a sé stante: nati nella seconda metà dell’Ottocento, grazie a nomi del calibro di Jules Chéret e Henri de Toulouse-Lautrec, come veri e propri dipinti che pubblicizzavano spettacoli teatrali ed eventi, si sono evoluti con l’arrivo del cinematografo, nei primi decenni del Novecento: basti pensare al manifesto realizzato nel 1914 per il lungometraggio “Cabiria” di Gabriele D’Annunzio. La stagione d’oro è arrivata, però, con il Dopoguerra e la nascita di Cinecittà, quando l’industria cinematografica italiana raggiunse il suo apice produttivo e creativo, e i cartelloni fuori dai cinema o lungo le strade erano l’unica forma di pubblicità esistente.
Negli ultimi decenni i manifesti dei film più noti hanno registrato un vero e proprio boom di rialzi, con un fiorente mercato di compravendite. Diversi i canali attraverso i quali si possono acquistare i movie poster: a partire dal web, dove si trovano, su Amazon e su eBay, possibilità interessanti. Poi ci sono le case d’aste più note, che propongono pezzi certificati: uno dei migliori player in Italia è Bolaffi, casa d’aste di Torino, che, dal 1996, ha aggiunto alle sue vendite storiche - francobolli, monete e gioielli - anche i poster cinematografici. C’è poi Postermania, sito specializzato in locandine e manifesti, originali e non, del cinema italiano ed internazionale. Un altro riferimento per chi desidera arricchire la propria collezione è Heritage Auction: spulciando la categoria Movie Poster ci si può imbattere in interessanti locandine di cinema americano.
La collezione di WineNews è composta da oltre 200 locandine di film: “una raccolta iniziata diversi anni fa - spiega Alessandro Regoli, direttore e fondatore, con Irene Chiari, dell’agenzia WineNews - e nata sulla spinta della passione, che rimane tuttora il motore del nostro lavoro. Nella collezione ci sono anche pezzi rari e importanti, ma la scelta delle singole locandine non è basata tanto sul valore economico, quanto sull’enorme importanza che hanno avuto i film nel comunicare, nei decenni, l’universo della convivialità, del vino e della buona tavola. Abbiamo sia poster di opere che nel titolo offrono suggestioni a tema (anche se magari il cibo non è essenziale allo sviluppo narrativo), sia pellicole in cui mangiare e/o bere rappresentano il perno intorno al quale ruota la storia. Nella prima tipologia rientrano, per esempio, “Colazione da Tiffany”, con protagonista la splendida Audrey Hepburn, mentre, nella seconda, troviamo, tra i tanti, “Sideways”, film in cui il viaggio intrapreso da due amici diventa il pretesto per esplorare i vigneti della California, tra cantine e degustazioni di vino, e di assaggiare una mitica annata del Sassicaia. Ma sono molti i titoli iconici “appesi” alle pareti degli uffici WineNews: da “Marcellino pane e vino” a “Miseria e nobiltà”, con l’indimenticabile Totò (peraltro grande amante della cucina ed ottimo cuoco), dal sensuale “Chocolat” al divertente “Ratatouille”, amatissimo da bambini e ormai diventato un cult anche per i grandi”, conclude Alessandro Regoli.
Del resto il filone “gastronomico” della cinematografia mondiale è un susseguirsi di straordinarie scene madri nelle quali il gesto culinario diventa metafora della vita e del senso profondo delle relazioni umane, dalle origini stesse del cinema ad oggi: da “Le repas de bébé” dei fratelli Lumière (1895) agli effetti dell’industrializzazione, anche nel rapporto con il cibo, in “Tempi moderni” con il grande Charlot (1936); dal mitico Alberto Sordi di “Un Americano a Roma” (1954), passando per “L’Ultima Cena” de “Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini (1964); dalle tante metafore attorno al cibo di Stanley Kubrick se solo si pensa a “2001 Odissea nello spazio” (1968), agli spaghetti “con meatballs” de “Il Padrino” (1972); dall’iconico “Il pranzo di Babette” (1987) alla scena esilarante della tavola calda di “Harry ti presento Sally” (1989); dal mitico Big Kahuna Burger di “Pulp Fiction” (1994), firmato da Quentin Tarantino, agli Spaghetti alla Mario Ruoppolo di Massimo Troisi ne “Il postino” (1994), da “La fabbrica di cioccolato” da Gene Wilder a Tim Burton (2005), a successi internazionali capaci di sdoganare la passione per il vino come “Un’ottima annata” (2006). Tutto nel cinema è un ribollire di pentole, incroci di sguardi, fame, sete, sensi e tavole di celluloide che ci hanno fatto innamorare anche del piacere.
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