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ECCELLENZE

L’Italia del vino è la regina della sostenibilità in Europa: 7 le cantine certificate B-Corp

Sono Perlage Winery, Feudi di San Gregorio, Avignonesi, Tasca d’Almerita, Cielo e Terra, Perrini e Marcel Zanolari. La Francia segue il Belpaese
AVIGNONESI, BCORP, CIELO E TERRA, FEUDI DI SAN GREGORIO, MARCEL ZANOLARI, PERLAGE WINERY, PERRINI, TASCA D'ALMERITA, vino, Italia
7 le cantine certificare B-Corp in Italia

Perlage Winery, Feudi di San Gregorio, Avignonesi, Tasca d’Almerita, Cielo e Terra, Perrini e Marcel Zanolari: 7 cantine per 7 esperienze diverse, griffe importanti e fari dei loro territori, piccole cantine o cooperative, ma comunque un esempio da seguire in ambito “green” e di sostenibilità anche sociale. Grazie a loro, infatti, secondo l’indagine di B-Lab Italia, il Belpaese si posiziona al primo posto in Europa per il numero di aziende del settore vinicolo certificate B-Corp, un modello tra i più restrittivi al mondo, che prende in considerazione il rapporto delle aziende con l’ambiente, ovviamente, ma anche con la società, i dipendenti, i fornitori ed il territorio in genere. Con un totale di 7 imprese, l’Italia raccoglie il 30% delle B-Corp del vino presenti in Europa (23 aziende in totale) e il 10% delle realtà presenti nel mondo (72 cantine), superando la Francia e la Danimarca che contano rispettivamente 6 e 3 B-Corp. Si tratta di un attestato che dimostra la loro virtuosità in fatto di sostenibilità; Perlage Winery, Feudi di San Gregorio, Avignonesi, Tasca d’Almerita, Cielo e Terra, Perrini e Marcel Zanolari, nel 2023 hanno generato un fatturato aggregato di oltre 125 milioni di euro e fanno parte di un movimento che, ad oggi, in Italia conta 309 B-Corp, in tutti i settori, che occupano oltre 29.000 persone, generando un fatturato che supera i 15,5 miliardi di euro. Le B-Corp nel settore vinicolo si distinguono non solo per la propria eccellenza produttiva, ma in particolar modo per l’impegno verso la sostenibilità e la responsabilità sociale, trovando nell’ambiente l’innovazione tecnologica da cui partire per promuovere un reale cambiamento positivo nella filiera. Tra gli esempi più virtuosi, viene citato quello di Perlage Winery che ha risparmiato oltre una tonnellata di materiale da imballaggio convenzionale, grazie alla creazione di materiale a fibre estensibili, ed evitato l’emissione di 214 tonnellate di Co2 attraverso la produzione di bottiglie più leggere. Feudi di San Gregorio, in Irpinia, guidata da Antonio Capaldo, si è distinta utilizzando il 100% di energia elettrica da fonti rinnovabili, mentre il 40% è autoprodotta da impianti fotovoltaici. Inoltre, l’azienda ha sviluppato l’implementazione di metodi di coltivazione a sempre minore impatto, l’adozione di componenti di packaging più sostenibili, fino a progetti nel sociale. Avignonesi, perla del Vino Nobile di Montepulciano, dal canto suo, ha piantato alberi e piante autoctone per proteggere le viti e la biodiversità locale e sta implementando soluzioni di economia circolare per i packaging volte ad aumentare la percentuale di materiali riciclati e riciclabili. E poi Tasca D’Almerita, tra in nomi storici del vino di Sicilia, guidata da Lucio Tasca, che ha potuto evitare l’emissione di 8,54 tonnellate di Co2 grazie alla riduzione del peso delle proprie bottiglie e aumentato del 13% la superficie destinata a zone naturali, incolte, laghi, torrenti e boschi. Ha anche dato impulso alla nascita di “SOStain”, il primo programma di sostenibilità per la viticoltura siciliana. Perrini, azienda agricola biologica in terra di Puglia, a Castellaneta, inoltre, alleva animali liberi al pascolo per fertilizzare in modo naturale, sostiene i fornitori e le comunità locali e aderisce al progetto Wine-Aut di solidarietà per ragazzi autistici. Marcel Zanolari, piccolo produttore della Valtellina con la omonima cantina da parte sua, sta abbandonando la monocoltura e introducendo specie vegetali sinergiche al terreno per rendere i vigneti più sani e i vini di maggiore qualità, oltre ad impiegare preparati biodinamici e naturali in alternativa a pesticidi e fertilizzanti. Tra i “magnifici 7” c’è anche Cielo e Terra, nome storico della cooperazione dei Colli Berici, in Veneto,che dal 2017 si alimenta esclusivamente con energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili certificate, dimostrando un impegno concreto verso la sostenibilità. Negli ultimi cinque anni, l’azienda ha recuperato oltre 45 mila metri cubi di acqua, l’equivalente del consumo annuale di circa 250 famiglie, ha ridotto del 10% la produzione di rifiuti rispetto al 2022, con un calo di circa 40 tonnellate di scarti. La totalità dei rifiuti aziendali è destinata ad operazioni di recupero e riciclaggio, sottolineando l’impegno per una gestione circolare dei materiali. Grazie a questi risultati, Cielo e Terra si conferma la cantina con il più alto fatturato ad essere Zerowaste e con la migliore Water Footprint (Wfp) tra le cantine certificate Viva. Dal 2025, l’azienda utilizzerà solo materiali certificati Fsc, rafforzando ulteriormente il suo approccio sostenibile e responsabile. L’ottenimento della Certificazione B-Corp si conferma un fenomeno in crescita nel settore vinicolo a livello globale: dal 2022 ad oggi, infatti, la filiera ha registrato un incremento del numero di certificazioni del 43% in Italia e del 60% in Europa e nel mondo. Nel nostro Paese, altre 16 aziende hanno deciso di approcciare il modello B-Corp e misurare le proprie performance attraverso il B-Impact Assessment (Bia). Inoltre, due aziende sono già nel percorso di Certificazione per il 2025. Unite alle 7 B-Corp, sono dunque 25 le aziende vinicole italiane che si misurano con gli standard Esg di B-Lab e, oltre all’impatto positivo sull’ambiente e sulla comunità, la Certificazione B-Corp porta con sé ricadute anche in termini economici. La crescita del fatturato risulta essere parte integrante del modello B-Corp, come dimostra una recente ricerca, realizzata dal Research Department di Intesa Sanpaolo in collaborazione con B Lab Italia, secondo cui, nel 2022, l’andamento del fatturato di queste imprese ha presentato una crescita pari al 32,4% in termini mediani rispetto al 2019, superiore rispetto al 19% registrato dalle imprese non B-Corp. “Il settore vinicolo - ha commentato Anna Puccio, Managing Director di B-Lab Italia - è un fiore all’occhiello dell’economia italiana e della nostra identità culturale. Le aziende B-Corp che operano in questa filiera sono l’incarnazione del savoir faire, e rappresentano modelli virtuosi, creando valore e generando impatti positivi per l’ecosistema naturale, l’ambiente, le comunità e le persone che ci lavorano. Queste realtà hanno scelto di fondere innovazione e sostenibilità, abbracciando la filosofia B-Corp, impegnandosi in varie azioni per una viticoltura sostenibile, come ad esempio riducendo l’uso di pesticidi, proteggendo e valorizzando il proprio territorio. Come B Lab Italia celebriamo e supportiamo queste imprese che si distinguono per la loro attenzione alle pratiche rigenerative, un aspetto che rappresenta l’essenza del made in Italy”.

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