La fine dell’anno è il periodo in cui, classicamente, si stappano o si regalano i grandi vini, per un brindisi speciale, o per concedersi un “balocco enoico” da custodire in cantina, in attesa di berlo, o come investimento. E, in un quadro che resta complessivamente molto negativo, arrivano piccolissimi segnali positivi per il mercato dei fine wine monitorato da Liv-Ex, che vede segnare un piccolo incremento, mese su mese (+0,1%) per la prima volta, da marzo 2024, il suo indice principale, il Liv-Ex 100 (di cui fanno parte, per l’Italia, il Barolo 2019 di Bartolo Mascarello, il Barolo Falletto Vigna le Rocche Riserva 2017 di Bruno Giacosa, il Barbaresco 2019 di Gaja, il Barolo Monfortino Riserva 2014 e 2015 di Giacomo Conterno, il Brunello di Montalcino Riserva 2016 di Biondi-Santi, il Masseto 2019 e 2020 e l’Ornellaia 2020 di Frescobaldi, il Sassicaia 2018, 2019 e 2020 della Tenuta San Guido, il Solaia 2019 ed il Tignanello 2019 e 2020 di Antinori, ed il Redigaffi 2020 di Tua Rita, ndr).
Un piccolissimo segnale positivo, dunque, ma in un andamento complessivo negativissimo, visto che la performance dell’indice da inizio anno è del -7%, che “sale” al -9,2% nei 12 mesi, e al -20,6% in due anni. Qualcosa di simile, con un +0,2% a novembre ma -3,8% da inizio anno, fa l’Italy 100, composto dal Barolo di Bartolo Mascarello, con tutte le annate dalla 2010 alla 2019, dal Barolo Falletto Le Rocche del Falletto Riserva di Bruno Giacosa (2000, 2001, 2004, 2007, 2008, 2011, 2012, 2014, 2016 e 2017), dal Flaccianello della Pieve di Fontodi (annate dalla 2011 alla 2020), il Barbaresco di Gaja (dalla 2010 alla 2019), dal Barolo Monfortino Riserva di Giacomo Conterno (2001, 2002, 2004, 2005, 2006, 2008, 2010, 2013, 2014 e 2015).
Nel complesso, però, peggiorano tutti gli altri indici principali: da inizio 2024 il Liv-Ex 1000, il più ampio della piattaforma inglese, fa -9,6%, il Liv-Ex Fine Wine 50 -10%, il Bordeaux 500 -9,4%, il Burgundy 150 -12,6%, lo Champagne 50 -7,3%, solo per dirne alcuni. Segno inequivocabile che sono tempi complicati anche per i vini da investimento e di lusso, come del resto testimoniano anche i bilanci di grandi gruppi come Lvmh, che, nei primi 9 mesi 2024, vede proprio la sua divisione “wine & spirits” (che conta brand-icona che vanno da Moët & Chandon a Krug, da Cheval Blanc a Château d’Yquem, da Ruinart a Dom Pérignon, da Domaine des Lambrays a Veuve Clicquot, da Cloudy Bay a Bodega Numanthia, da Terrazza de Los Andes ad Ao Yun) archiviare il risultato peggiore, con un -11% di fatturato su un -2% complessivo del gruppo della famiglia Arnault.
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