No all’accordo tra Ue e Mercosur, sì alle semplificazioni amministrative, alla difesa del reddito delle aziende e alla tutela per i viticoltori che continuano ad essere sul piede di guerra, nonostante i primi risultati ottenuti dal piano di estirpazione dei vigneti, un progetto che ha avuto però una risposta sottostimata. La Francia, spinta dal motto “i fuochi della rabbia”, torna a protestare in un inverno che si presume bollente. Intanto sono tornati i trattori per le strade, il simbolo delle mobilitazioni di un anno fa, e si accendano le proteste. Il risultato è che più di 80 manifestazioni, secondo quanto riporta il sito “Vitisphere”, sono state registrate in Francia, dalla Gironda alla Nuova Aquitania fino all’Herault, il 18 novembre, in occasione della giornata di mobilitazione promossa dalla Federazione Nazionale dei Sindacati degli Agricoltori (Fnsea) e dai Giovani Agricoltori (Ja).
La questione del Mercosur, avversata anche dall’Italia, sembra accomunare tutti con “l’accordo che aprirebbe la porta a 99.000 tonnellate di carne bovina, 180.000 tonnellate di carne di pollame, l’equivalente di 3,4 milioni di tonnellate di mais, 180.000 tonnellate di zucchero” in Francia, per dare qualche dato citato nella nota della Fnsea, che si è soffermata su una produzione “in condizioni inaccettabili: uso di antibiotici stimolatori della crescita, mancanza di tracciabilità, principi attivi fitosanitari vietati in Francia, alcuni dei quali da più di 20 anni, assenza di sostegno sociale diritti umani, deforestazione ...”. Il tutto lanciando un messaggio all’Europa, mentre al G20 di Rio de Janeiro, proprio la questione Mercosur, appare tra le più scottanti: “riprendendo i negoziati, la Commissione non tiene conto dell’opposizione degli agricoltori europei e ignora la salute dei consumatori. Ignora le aspettative della società civile riguardo alle questioni economiche, ambientali, climatiche e di benessere degli animali”.
Intanto il mondo del vino continua a rimanere particolarmente sensibile al tema della redditività. I manifestanti, nelle scorse ore, sono arrivati davanti alla Prefettura di Montpellier per far sentire la propria voce. “Il 70% delle strutture vitivinicole dell’Hérault ha perso denaro negli ultimi 5 anni”, ha affermato il segretario generale della Fdsea, Cédric Saur, aggiungendo come “il 50% dei viticoltori non percepisce nemmeno un salario minimo mensile, essendo il settore vinicolo il meno redditizio di tutti nel dipartimento”. Si fanno più insistenti le pressioni con le richieste di vendere le bottiglie di vino a 15 centesimi in più, cifra da mettere, però, nelle tasche dei viticoltori. Un appello che non ha trovato insensibile il prefetto dell’Hérault, François-Xavuier Lauch, che ha incontrato i produttori fuori dalla Prefettura. Il punto è che i viticoltori vogliono vivere del loro lavoro e non degli aiuti. Malumori che ovviamente coinvolgono anche Bordeaux con i falò che si sono accesi ed i trattori di nuovo in marcia. Una protesta non da grandi numeri, al momento, ma decisa sui temi. Prezzi troppo bassi, dubbi sull’efficacia dello sradicamento dei vigneti, futuro incerto per i giovani e la viticoltura che è sempre stata un punto di forza del territorio. Questioni che attendono risposte, insieme ad altre, dai piani alti delle istituzioni.
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