Un novembre nero, quello del 2024, che tarpa le speranze di un’inversione di tendenza tra gli investitori in fine wines, dopo i flebili segnali positivi registrati ad ottobre. Con un ulteriore ribasso intorno al -2%, mese su mese, per tutti gli indicatori principali, sono tutti in perdita in doppia cifra, o poco meno, da inizio anno, gli indici del Liv-Ex, punto di riferimento per il monitoraggio del mercato secondario dei grandi vini.
Il Liv-Ex 100, faro della piattaforma (di cui fanno parte, per l’Italia, il Barolo 2019 di Bartolo Mascarello, il Barolo Falletto Vigna le Rocche Riserva 2017 di Bruno Giacosa, il Barbaresco 2019 di Gaja, il Barolo Monfortino Riserva 2014 e 2015 di Giacomo Conterno, il Brunello di Montalcino Riserva 2016 di Biondi-Santi, il Masseto 2019 e 2020 e l’Ornellaia 2020 di Frescobaldi, il Sassicaia 2018, 2019 e 2020 della Tenuta San Guido, il Solaia 2019 ed il Tignanello 2019 e 2020 di Antinori, ed il Redigaffi 2020 di Tua Rita, ndr), fa -9,2% da inizio anno. Ancora peggio fa il Liv-Ex 1000, il più ampio, che segna -11,1%, trascinato in basso dal -14,4% del Burgundy 150 e dal -11,3% del Bordeaux 500, in assoluto gli indici con le performance peggiori, mentre registrano diminuzioni tra il -9,1% ed il -9,9% i vari Champagne 50, Rhone 100, Fine Wine Investables e così via. E da gennaio a novembre 2024 sono in netto calo, nonostante il segno positivo dell’ultimo mese, anche il California 50, ed il Rest of The World.
Meno peggio, ma decisamente male, anche l’Italy 100, composto dal Barolo di Bartolo Mascarello, con tutte le annate dalla 2010 alla 2019, dal Barolo Falletto Le Rocche del Falletto Riserva di Bruno Giacosa (2000, 2001, 2004, 2007, 2008, 2011, 2012, 2014, 2016 e 2017), dal Flaccianello della Pieve di Fontodi (annate dalla 2011 alla 2020), il Barbaresco di Gaja (dalla 2010 alla 2019), dal Barolo Monfortino Riserva di Giacomo Conterno (2001, 2002, 2004, 2005, 2006, 2008, 2010, 2013, 2014 e 2015), e ancora da tutte le annate dalla 2011 alla 2020 di Masseto, Ornellaia, Sassicaia, Solaia e Tignanello, ormai a -6% da inizio anno.
Un quadro difficilissimo, dunque, anche per il segmento dei grandi vini e del collezionismo, dopo un trend che, negli anni scorsi, sembrava promettere guadagni facili a chi investiva in grandi etichette, in una fascia di prodotti di alto livello che, a lungo ritenuta scollegata dalle dinamiche generali del consumo, si rivela, invece, non essere affatto immune dalle difficoltà economiche e dai cambiamenti che il mondo, nel suo complesso, sta affrontando in questi ultimi anni.
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