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SGUARDO SUI CONSUMATORI

Vini bio, bassa gradazione e innovazione: le tendenze che il comparto deve tener d’occhio nel 2025

Le sfide dell’anno venturo secondo il consulente Ue, Neil McAndrew: come trasformare le attuali difficoltà del settore in nuove opportunità
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Le tendenze che il mondo del vino deve tener d’occhio nel 2025

Quali tendenze tener d’occhio nel 2025 per intercettare i consumatori di vino? Il comparto avrà senz’altro bisogno di individuarle vista la chiusura del mercato 2024 che non è esattamente brillante, se non grazie agli spumanti, anche se a ridosso delle festività ha l’opportunità di recuperare un po’ di terreno. Nella speranza di un anno nuovo che, come osservato da alcuni, potrebbe portare a una ripresa e nuove soddisfazioni. Il momento in ogni caso non è facile, anche a detta degli stessi addetti ai lavori e come osservato recentemente dalle stesse imprese del vino italiano in un sondaggio condotto da WineNews, complice anche lo scenario internazionale segnato da difficoltà economiche, crisi e guerre (soprattutto per chi fonda molto del suo fatturato sulle esportazioni), ma non solo: alla finestra c’è anche la crescente ondata salutista, le frequenti campagne anti-alcol, le difficoltà legate agli effetti del clima avverso e la concorrenza con altre bevande con le generazioni più giovani che appaiono sempre meno inclini al consumo di vino. Ma tutte le crisi generano nuove opportunità, si tratta solo di individuarle. Neil McAndrew, consulente nel settore vinicolo e della campagna di comunicazione dell’Unione Europea “More Than Only Food and Drink” - pensata per mostrare le qualità dei prodotti alimentari e delle bevande dell’Ue ai professionisti dell’industria alimentare del Regno Unito - ha selezionate alcune delle tendenze legate ai consumatori di vino che, secondo il suo parere, vale la pena osservare per l’anno venturo (pubblicate su “The Caterer”). Il mondo vinicolo si evolve a un ritmo frenetico e comprendere le mutevoli abitudini dei consumatori è secondo lui fondamentale per entusiasmare i fruitori, più che mai in questo momento storico desiderosi di imparare e scoprire qualcosa di nuovo.
E per essere audaci e avventurosi, e abbracciare il panorama in evoluzione, per McAndrew non si possono ignorare i vini biologici e biodinamici. Chi beve vino è infatti sempre più consapevole dell’impatto ambientale dei propri acquisti, e continuerà ad esserlo anche nel 2025: per questo le etichette provenienti da vigneti sostenibili stanno diventando sempre più la prima scelta per molti di loro. L’Unione Europea sotto questo punto di vista è all’avanguardia: nell’area si coltiva il 90% delle uve utilizzate per il vino biologico di tutto il mondo, con Francia, Italia e Spagna in prima linea nella produzione sostenibile e innovativa. Vengono così citati i vini dell’Alto Adige come esempio virtuoso, al pari degli Alentejo portoghesi.
Il salutismo viene visto, da alcuni, come un freno per il settore, ma questo non vieta di produrre vini ad una gradazione alcolica più bassa. La moderazione, secondo McAndrew, è anch’essa sempre più un fattore chiave per molti consumatori e viene osservata una maggiore tendenza a socializzare senza alcol o ad optare per bevande alternative senza o a basso contenuto alcolico. Una concorrenza che si combatterebbe con i vini spumanti, dei quali in realtà verrebbe evidenziato anche il miglioramento in qualità anche di quelli propriamente analcolici prodotti in Francia, Italia e Spagna. Ma in generale la curva della domanda parla chiaro (come sottolineato dai dati Istat analizzati da WineNews sull’export di vino italiano nel terzo trimestre 2024).
C’è poi un elemento chiave che vale sempre, per qualsiasi tipo di industria e in qualsiasi contesto: la qualità. Addirittura la tendenza per il mondo del vino, in ragione della ricerca della moderazione da parte delle persone, ma anche della compressione del reddito disponibile, porta alla volontà di consumare meno ma meglio, puntando su vini magari più particolari, ma per i quali si è disposti a spendere di più. I consumatori sarebbero particolarmente alla ricerca di marchi forti e “vini esperenziali”, tra cui i vini rosati Côtes de Provence Dop, gli spumanti di qualità e i vini “di culto”.
Tornando sui giovani viene evidenziata, per quelli che bevono, una marcata ricerca di vini nuovi e “diversi”. È l’occasione da sfruttare per tutte quelle realtà vitivinicole emergenti: vengono citate Grecia, Croazia, Bulgaria, Ungheria e Romania il cui futuro viene definito “luminoso”, poiché continueranno a riscoprire e perfezionare le loro varietà uniche, fondendo la tradizione con le moderne tecniche di vinificazione per offrire vini di qualità sempre più interessanti.
Infine, l’innovazione, l’ultima tendenza affrontata da McAndrew, che spiega come, sebbene il consumo complessivo di vino stia diminuendo c’è anche chi sta vivendo una crescita positiva. Come il Portogallo, capace di combinare eredità, varietà di stili, vinificazione moderna e soprattutto il rapporto qualità-prezzo, che fanno di questo Paese un “paradiso vinicolo” e una “storia di successo”. Così come altre regioni vinicole più classiche: è l’esempio della Rioja, in Spagna, che sta beneficiando di una nuova ondata di produttori che stanno sfidando l’approccio tradizionale. Anche l’Italia viene definito un Paese con tutte le carte in regola per sfruttare le innovazioni: in particolare il Piemonte e la Toscana, che continueranno ad attrarre nuovi estimatori, così come i vini dell’Etna in Sicilia. Ultima, ma non per importanza, la Borgogna in Francia, che dopo una serie di annate di scarso rilievo, tornerà ad essere eccezionale sul mercato.

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