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LA STORIA

Dalla Palestina un messaggio di pace e futuro con la terra al centro: la storia di “Tent of Nations”

Nella fattoria, sulle colline a Sud-Ovest di Betlemme, tra olivi e alberi, nonostante gli ostacoli, si costruisce “un ponte tra le persone e la terra”

“Ci rifiutiamo di essere nemici” perché il nemico non esiste. Un messaggio di pace e speranza che arriva da Betlemme attraverso un progetto che mette l’agricoltura al centro, tra olivi e alberi da frutto, simboli di vita, comprensione e fiducia per il futuro. E questo nonostante gli ostacoli che arrivano a più riprese dai “piani alti”. “Tent of Nations” (ToN), è una fattoria, sulle colline a Sud-Ovest di Betlemme, in Palestina, dove dopo mesi di bombardamenti e di conflitto con Israele, si cerca di immaginare il futuro. Che passa anche da progetti come quello di “Tent of Nations”, che si identifica storicamente nella famiglia Nassar. L’attuale proprietario, Daoud Nassar, cristiano palestinese, porta avanti qualcosa di veramente speciale, veicolando i valori della terra e del volontariato, della pace e della natura.
“Abbiamo fatto della nostra missione quella di costruire un ponte tra le persone e tra le persone e la terra. Riuniamo le persone per creare comprensione e rispetto per l’ambiente. Gestiamo progetti educativi”, si legge nel sito della ToN, un luogo dove “persone provenienti da molti Paesi si riuniscono per imparare, condividere e costruire ponti di comprensione e speranza”. Agricoltura, volontariato, un programma di emancipazione femminile, campi estivi per bambini, un “menù” ricco in un territorio non facile dove i conflitti sono pane quotidiano. “Diamo il benvenuto a singoli visitatori e gruppi che desiderano conoscere la nostra storia, sperimentare la nostra resistenza attiva e pacifica sul campo e saperne di più sulla situazione generale in Palestina. Vogliamo sviluppare un approccio positivo alla gestione dei conflitti. Di fronte ad una grande ingiustizia, sappiamo che non dovremmo odiare, disperare o fuggire. Ci rifiutiamo di essere nemici e cerchiamo di trasformare il nostro dolore e la nostra frustrazione in azioni positive che ci aiuteranno a creare un futuro migliore” spiegano dal “Tent of Nations”. Un ruolo fondamentale è dato dalla terra, perché “abbiamo bisogno che (i volontari, ndr) apprezzino questo meraviglioso dono che Dio ha dato all’umanità e che aiutano a proteggerlo per le generazioni a venire”.
La fattoria è stata acquistata più di 100 anni fa, in un periodo in cui i cristiani palestinesi stavano iniziando a emigrare. La proprietà è stata registrata (durante il mandato britannico) nel 1924 e nel 1925 a nome di Bishara Daher Nassar. Nel 2001 i figli di Bishara hanno trasformato la fattoria in un luogo di incontro internazionale, che da allora è stato chiamato “Tent of Nations Farm” (ToN). Nel 1991, si legge ancora nel sito della ToN, “le autorità israeliane hanno dichiarato la fattoria della famiglia Nassar e l’area circostante come “terreno statale”. La famiglia Nassar possiede tutte le registrazioni terriere originali sotto il nome di Bishara Nassar dal 1924 al 1925 e ha coltivato la terra durante il dominio ottomano, britannico, giordano e israeliano, il che dimostra chiaramente che il governo israeliano non ha il diritto di dichiararla come terreno statale”. Una battaglia per il riconoscimento che non ha ancora trovato la parola fine, ma, nel frattempo, la fattoria ha denunciato numerose perdite, parlando di aggressioni, alberi sradicati, di natura sfregiata. A Vatican News, Daoud Nassar (premiato più volte per il suo impegno per temi come pace e diritti civili), ha spiegato che “Dio ha creato il bene, il male lo ha creato l’uomo. Ciascuno è responsabile per le proprie azioni. Resistere è molto difficile e molte volte cadiamo, ci sentiamo soli. Eppure, di fronte a tutto questo io non voglio accettare di dire: è finita la storia. Noi siamo in grado di avere un futuro migliore, anche se non accadrà immediatamente”. La fattoria vive tutti i giorni, nonostante tutto, Daoud spiega che è in ballo “una questione di giustizia, noi viviamo una brutta situazione politica, siamo sotto occupazione, senza diritti sulla nostra terra” ed anche che “prima di raggiungere la pace è necessario sradicare l’ingiustizia, abbiamo bisogno di gente che lavori per questo”. Ma “io mi rifiuto di odiare, non voglio essere risucchiato in questa negatività, perché mi distrugge. Io voglio agire diversamente e non perché sono debole”. Gli obiettivi, spiegati da Tent of Nations Farm, sono d’altronde troppo nobili per gettare la spugna. “Sebbene abbiamo ancora molta strada da fare e molte sfide da affrontare, stiamo lavorando per essere autosufficienti in termini di cibo, acqua ed elettricità. Un giorno speriamo di poter coprire i costi dei nostri programmi e delle attività attraverso ciò che generiamo dalla fattoria. La nostra visione a lungo termine è quella di sviluppare un centro educativo ambientale nella fattoria dove bambini e ragazzi possano imparare la sostenibilità, l’energia alternativa, l’agricoltura biologica e la costruzione della comunità. Speriamo di preparare i giovani a dare un contributo positivo al loro futuro e alla loro cultura introducendo valori di tolleranza e comprensione. Vogliamo aiutare a creare una nuova generazione che possa assumersi la responsabilità e prendersi cura dell’ambiente”.

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